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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 05 lug 2018 08:14

Caritas: prendersi cura dei volti feriti

Presentato il rapporto “Un anno con Caritas”. La costante capillarità nelle parrocchie, la riscoperta di una comunità che metta al centro i poveri, l’attenzione ai giovani e alle loro fragilità nelle parole del direttore Giorgio Cotelli

Di fronte alle tante e nuove vulnerabilità, accentuate dalla crisi economica, la Caritas Diocesana di Brescia, consolidando le risposte tradizionali alla povertà e sperimentando forme creative di carità, offre un sostegno, porge una “mano fraterna”. Una “mano fraterna” che si fa azione concreta attraverso la compartecipazione fattiva di una pluralità di attori sociali e istituzionali nonché attraverso il contributo di centinaia di volontari, che nelle parrocchie sono impegnati quotidianamente a generare e alimentare situazioni di reciprocità. Questo, al di la dei numeri, è il significato più profondo che esce dal rapporto "Un anno con Caritas", presentato ieri.

Nel documento,come sottolineato dal vice direttore di Caritas diocesana Marco Danesi, si "racconta" di quanto compiuto dalle cinque “dita”, con i dati che fanno riferimento all’arco temporale 2009-217: “Microcredito”, accompagnamento al credito responsabile e al recupero dell’autosufficienza economica: 909 beneficiari ( il 59% delle richieste è riconducibile all’incapacità di far fronte alle spese relative alla casa); “Ottavo Giorno”, piattaforma logistica per la raccolta, lo stoccaggio e la distribuzione di generi alimentari: 5.700 famiglie sostenute in media all’anno; “Mensa Menni”: 1.555 persone in media all’anno; “Sostegno all’occupazione”: 260 persone inserite nel mercato del lavoro, 191 persone inserite con voucher; “Fondo Briciole lucenti” rivolto a persone in sofferenza economica: 6.069 sostegni alle famiglie, di cui il 69%, anche in questo caso, destinato alle spese per la casa. È una vicinanza costante, quella messa in campo, resa possibile grazie alla rete di prossimità venutasi a creare per dare risposte concrete alle richieste dei singoli e delle famiglie in difficoltà.

“L’ascolto – ha sottolineato Danesi – l’accompagnamento, la relazione, l’incontro, il ‘volto riconosciuto’ è il valore aggiunto, il capitale umano, sociale che rende meno sole le persone, al di là dell’aiuto concreto fornito”. È, infatti, “una mobilitazione di risorse, non solo economica, che si costruisce dentro e fuori le parrocchie”.

“La prossimità è uno degli elementi essenziali dell’annuncio evangelico. Il povero non è semplicemente il destinatario di un’azione caritativa da parte della Chiesa cattolica, ma è colui che diventa esso stesso soggetto di evangelizzazione”. Sono parole significative quelle pronunciate da don Carlo Tartari, Vicario per la pastorale e per i laici, nel corso della presentazione del rapporto 2017 di “Un anno con Caritas”. Parole che riecheggiano nella memoria riportando la lancetta del tempo al 23 agosto 1968, quando, durante il viaggio apostolico a Bogotà, Paolo VI, rivolgendosi ai “campesinos”, affermò: “Il sacramento dell’Eucarestia ci offre la sua presenza nascosta, viva, reale ma voi (poveri) pure siete un sacramento, cioè un’immagine santa del Signore a questo mondo”.

Non a caso è con questa frase che si apre il documento che fotografa quanto fatto nella passata annualità dalla Cariitas diocesana. Quello trascorso “è stato un anno di sostegno e vicinanza ai poveri delle parrocchie con le quali, negli anni, abbiamo sviluppato un grande rapporto”, ha evidenziato il diacono Giorgio Cotelli, direttore di Caritas diocesana.

“Continuiamo – sono ancora parole del Direttore – a supportare la capillarità: al di là dei proclami, la povertà non diminuisce, soprattutto fra gli italiani. Gli ultimi dati Istat parlano chiaro”. Significativo del 2017 è il nuovo corso di animazione alla carità: “Siamo partiti da otto storie di comunità e ne abbiamo tratto un libro, ‘Le storie nutrono’. Sono state raccolte le esperienze presenti nel territorio, anche dove non è protagonista la Caritas, ma tante altre piccole ‘briciole di solidarietà’. Riuscire a inanellare queste risorse significa scoprire i volti, le storie e le ferite che nutrono la comunità”. Per Cotelli è “un modo nuovo di affrontare le fatiche dei nostri fratelli”. In tal senso, spiega, “mi viene in mente il Padre Nostro’. Il pane di cui abbiamo bisogno “oggi è rappresentato dal volto di chi è ferito. La sua storia diventa la tua storia”. Quando “ci si guarda negli occhi inizia una relazione, un modo nuovo di vedere la vita. Si esce in tal modo dalla delega che potrebbe esserci stata nei confronti di Caritas affinché questa rimanga sul fronte della carità. Non è una delega, è un riprendersi lo spazio di animazione alla carità”.

Quelle raccolte sono storie importanti: “Hanno portato il sorriso sul volto dei nostri volontari, inconsapevoli di una ricchezza che esiste nelle loro comunità, a volte sommersa: si tratta di piccoli gesti che messi insieme diventano una valida risposta, mettendo al centro le persone ‘ferite’. Pensiamo alle parole di Paolo VI che aprono il rapporto. I ‘feriti’ spronano la comunità a convertirsi, a tornare sui passi del Vangelo, a farsi pellegrina”.

I giovani, con le loro vulnerabilità, saranno al centro dell’attenzione, nell’immediato futuro, di Caritas, attraverso quattro progettualità: “Stiamo mettendo a tema l’attenzione ai giovani. Attraverso il Servizio civile, con l’Avs (Anno di volontariato sociale) circa 300 ragazzi sono stati impegnati, a vario titolo, nei nostri progetti. L’attenzione nei loro confronti non è mai venuta meno ma ci siamo accorti di come anche i giovani siano ‘feriti’, in difficoltà. Sono spesso vulnerabili, vivono situazioni di difficoltà socioeconomica. A volte ci chiedono un aiuto per le famiglie di appartenenza. C’è poi una difficoltà relazionale”. Talvolta giungono alle porte della Caritas dopo essersi presi una pausa dagli studi: “Hanno così l’opportunità di fare discernimento rispetto alle loro scelte. Come possiamo accompagnarli? Li metteremo in contatto con i poveri e con operatori che si occuperanno della loro formazione. Caritas diventerà, per loro, uno spazio per fare un’esperienza dedicata agli altri e a stessi. Dopo un anno saranno dotati di nuove risorse e capacità, senza dimenticare l’accrescimento dell’autostima. Avranno le competenze per stare accanto ai poveri come per mettere in atto delle scelte consapevoli per sé stessi”.

L’attenzione alla carità, da parte delle Caritas parrocchiali, durante questi anni caratterizzati dalla crisi economica, non è mai venuta meno, anzi: “La difficile congiuntura le ha spronate ad affrontare il problema del non essere ‘onnipotenti’ di fronte al crescente numero delle richieste, dando così maggiore spazio alle relazioni, inanellando risorse sconosciute. Posso affermare che gli aiuti che diamo loro vengono poi moltiplicati”.

ROMANO GUATTA CALDINI 05 lug 2018 08:14