Caldo e solitudine: è allarme anziani
L'Ats di Brescia ha realizzato un piano per orientare la popolazione verso i servizi più adeguati. L'impegno dei sindacati e la cultura della prossimità
Quando fa molto caldo sono gli anziani e i bimbi a soffrire per primi. Proprie per questo, a ridosso dell’estate, nelle scorse ore l’Ats di Brescia, recependo le linee guida di Regione Lombardia, ha emanato il Decreto Piano caldo per il 2019. Per tutelare le persone più fragili, l’Ats di Brescia ha realizzato una pianificazione volta a prevenire gli effetti negativi delle ondate di calore. Dei 1.176.384 assistiti (dato del 2018), 63.182 rientrano nelle fasce di rischio alto e molto alto. Per orientare la popolazione verso i servizi più adeguati a risolvere problematiche legate all’emergenza caldo è stato attivato il numero verde 800.99.59.88, che risponde 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Informazioni. Un ruolo assolutamente non secondario, sul fronte del contrasto delle fragilità che coinvolgono gli anziani, lo svolgono i sindacati. Sono circa 30 i punti Cgil, Cisl e Uil presenti in città. Un esempio del costante impegno a favore delle marginalità è quanto viene svolto dall’associazione Anteas e da Fnp-Cisl, impegnati nel portare avanti le attività di un centro nel quartiere Primo Maggio. Qui, tutti i pomeriggi, si recano circa 40 anziani che vengono coinvolti in attività di socializzazione (per info www.cislbrescia.it). “In questo periodo in cui molti anziani si recano nei nostri uffici – ha sottolineato Giovanna Mantelli, componente della segreteria Fnp Cisl – per questioni legate ad Imu, Tasi, 730, esenzioni dei ticket, li teniamo informati su dove e come muoversi, quali numeri da chiamare in caso di emergenze, i luoghi dove possono ripararsi dal caldo, comprese tutte quelle Rsa che hanno dato la loro disponibilità all’accoglienza in caso di temperature elevate. Soprattutto segnaliamo i 5 punti in cui i servizi sociali sono presenti in città tutte quelle persone anziane sole, senza legami familiari”. Il problema degli anziani lasciato soli, soprattutto guardando ai numeri di Brescia, è una costante tutto l’anno, che va ben oltre il periodo estivo. Su questo tasto spinge Giovanna Mantelli che proprio per contrastare le fragilità auspica un cambiamento di paradigma. “Gli anziani soli in città sono tantissimi – continua –. I Servizi sociali, da soli, anche se con sforzi immani, sono attenti a tutte le situazioni, molte di queste prese in carico dalle istituzioni pubbliche e attraverso l’accreditamento delle cooperative. Ciò che va portato avanti è un cambio di passo culturale. Bisogna far capire alla città che l’anziano solo può comunque appoggiarsi alla comunità nella quale vive. L’obiettivo è tenere attiva questa rete solidale, non solo durante l’estate, ma nel corso di tutto l’anno. Deve essere attivato uno stile di vita diverso di vivere la comunità”. Molto è stato fatto grazie alle sinergie attivate grazie all’amministrazione comunale e con il progetto “Brescia città del noi” finanziato da Fondazione Cariplo, ma la situazione è ancora critica. È la ferma convinzione di Giovanna Mantelli che, proprio ricordando la recente presentazione dell’ultimo Bilancio sociale partecipato, denuncia come la situazione stia per esplodere. La popolazione anziana della città, partendo dai 65 anni arrivando agli ultracentenari, ammonta a 47.803: 28.402 le donne e 19.401 gli uomini. Su una popolazione di circa 200mila persone significa 1 anziano su 4. Un dato da non sottovalutare è il grado di non autosufficienza, il 51% (uomini e donne), l’autosufficienza parziale il 44%, l’autosufficienza totale solo il 5%. A tutto questo si aggiunge il dato reddituale: “Il 52% delle pensioni erogate a Brescia è sotto i 700 euro. La pensione di cittadinanza si sta rivelando una panzana”. Perché? “Con l’integrazione al minimo arrivano già a 600 euro. Molti di loro, con estremi sacrifici sono riusciti ad acquistare due stanze in cui vivere. Si ritrovano così a non poter ottenere i 150 euro della pensione di cittadinanza, erogati per il pagamento dell’affitto. I nostri anziani sono lasciati soli, quindi, non solo dal punto di vista affettivo, anche da quello economico. Sta diventando un dramma sociale”