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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 09 feb 2021 13:06

Caffaro? Un carcinoma da estirpare

“Caffaro Brescia è un carcinoma al centro della città che va estirpato”. A dirlo è stato il procuratore capo di Brescia Francesco Prete, a seguito dell'ordinanza del Gip Alessandra Sabatucci, che ha disposto il sequestro preventivo di un reparto di Caffaro Brescia, con l’emissione di tre misure interdittive. Il provvedimento è stato eseguito questa mattina dai carabinieri Forestali. Sempre il Giudice per le indagini preliminari, oltre a ravvisare il reato di inquinamento ambientale, il deposito incontrollato di rifiuti e di sversamento di acque inquinate, ha identificato, nei fatti esposti, il reato di disastro ambientale: “Pensiamo  - continua - ai fenomeni della Terra dei fuochi o all’Ilva di Taranto. Considerato sussistente nel fatto di specie credo che faccia capire l’entità del fenomeno e la gravità della vicenda”.

L’inquinamento riguarda il suolo, il sottosuolo e le falde in particolare. Durante l’ultima analisi effettuata a gennaio, il superamento dei limiti tabellari è stato significativo, tanto da destare la preoccupazione su cosa sta accadendo e cosa accadrà. Diverse e di varia natura sono le sostanze inquinanti. In particolare, nel reparto coinvolto nel sequestro si registra lo sversamento di cromo esavalente superiore 10/15 volte ai limiti di legge e le cui tracce sono visibili all’interno del sito. Le indagini condotte dall’Arpa, inoltre, hanno riscontato un cattivo funzionamento di una barriera idraulica.

“La scena che si è presentata  - sono parole di Prete - è stata particolarmente inquietante. Gli effetti sono stati monitorati nel corso degli anni dall’Arpa con risultati preoccupanti. Il nostro obiettivo non è certo quello di spaventare la comunità. Vogliamo invece coinvolgere tutti quegli enti affinché si adoperino per mettere mano all’attuale situazione in modo da risolvere il problema in tempi rapidi. Lo smantellamento di tutti questi impianti vetusti ci pare il primo passo ineludibile per avviare a soluzione il problema”.

L’inquinamento perdura ed è inesorabile: “Ci sono sostanze – chiosa Prete - che percolano dai serbatoi e dalle tubature. La pavimentazione non è adeguata a trattenere le sostanze nocive. A questo si aggiunge il sistema Mise, ossia la barriera idraulica che non funziona come dovrebbe e finisce per scaricare nelle acque superficiali e nella falda sostanze liquide che dovrebbero essere depurate”.

Lo sforzo investigativo, iniziato nel 2019 a seguito di una segnalazione dell’Arpa, non è stato indifferente. Il Procuratore aggiunto di Brescia Silvio Bonfigli ci tiene a specificare: “L’indagine più vasta riguarda l’inquinamento da mercurio, in particolare nel reparto cloro/soda. Questo filone andrà concluso ma va sgombrato il campo da possibili equivoci. Questa indagine parla al presente. Si tratta di un inquinamento in atto, non di quello storico che noi tutti conosciamo. L’indagine del 2019 si occupa di attuali sorgenti di contaminazione. Abbiamo visto il mercurio galleggiare sul suolo. Bisogna intervenire immediatamente per mettere in sicurezza la falda anche ricalibrando il pompaggio dei pozzi. Poi discuteremo della bonifica”.

ROMANO GUATTA CALDINI 09 feb 2021 13:06