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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 14 nov 2016 09:48

Brescia crocevia referendario

Deborah Serracchiani, Maria Stella Gelmini, Maria Elena Boschi e Luigi di Maio sono solo alcuni dei nomi dei big della politica italiana che hanno fatto tappa a Brescia per sostenere le proprie tesi. Oggi è la volta del premier Renzi atteso alle 18 all’auditorium Balestrieri. Il commento del segretario provinciale del Pd Orlando

Nelle ultime settimane Brescia è stata il crocevia della campagna referendaria in vista del voto del 4 dicembre. Deborah Serracchiani, Maria Stella Gelmini, Maria Elena Boschi e Luigi di Maio sono solo alcuni dei nomi dei big della politica italiana che hanno fatto tappa a Brescia per sostenere le proprie tesi. Oggi è la volta del premier Renzi atteso alle 18 all’auditorium Balestrieri. Ne parliamo con Michele Orlando, segretario provinciale del Partito democratico.

Dalla mobilitazione dei personaggi di primo piano della politica a sostegno dei due fronti, sembra che ci sia in gioco qualcosa in più rispetto all’approvazione della riforma…

In realtà la riforma in sé è qualcosa di importante per l’Italia, noi veniamo da circa 20 anni di discussioni, elaborazioni, bicamerali: è stato elaborato di tutto e spesso si è arrivati a un passo dall’essere approvate definitivamente e poi, per un motivo o per l’altro, queste riforme sono crollate. Il paese ha bisogno di una riforma costituzionale come il pane perché renderà – se approvata dal voto di dicembre – le istituzioni più efficienti, in grado di produrre leggi più efficaci e, quindi, a loro volta, in grado di rispondere più efficacemente ai problemi dei cittadini o per rispondere in modo più rapido, tempestivo, alle varie richieste che giorno dopo giorno vengono dalle varie articolazioni della società italiana.

Da segretario provinciale, cosa si gioca il suo partito?

Ci giochiamo molto. Non c’è dubbio. La personalizzazione iniziale di Renzi è stato un errore, l’ha riconosciuto anche lui, ma se la guardiamo dall’altra parte, da un’altra prospettiva, vediamo che è un’assunzione di responsabilità. Tutti noi ci ricordiamo come è nata questa legislatura, con una vittoria troppo risicata del Pd e della coalizione del centrosinistra: una maggioranza parlamentare inesistente, la difficoltà di fare il governo, la figuraccia che il parlamento ha fatto sull’elezione del presidente della Repubblica, Napolitano implorato di accettare un secondo mandato, l’impegno del parlamento di trasformare questa legislatura in una legislatura costituente. E’ chiaro che attraverso il risultato del referendum il governo si giochi il consenso dei cittadini. E’ un passaggio fondamentale, per il governo, per gli assetti attuali. Credo che il referendum debba essere approvato. Nessuno è andato in giro a dire che la riforma è il non plus ultra, come tutte le cose umane questa riforma presenta degli aspetti che potevano essere affrontati in modo migliore, ma è certamente un passo avanti perché mette nero su bianco quelle proposte che pera anni abbiamo messo nero su bianco e adesso siamo a un passo dal realizzarle.

ROMANO GUATTA CALDINI 14 nov 2016 09:48