“Brescia città del noi” è realtà
Si avvia a conclusione il progetto triennale che ha trasformato l’impianto del welfare comunitario. Fenaroli: “Consolideremo le attività avviate”
Iniziato nel maggio 2016, il progetto “Brescia città del noi” – realizzato dal Comune di Brescia, Assessorato alle Politiche per la Famiglia, la Persona e la Sanità, in partenariato con Auser volontariato Brescia, Co. Librì soc. coop. onlus, Centro studi Socialis, Università degli studi di Brescia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia – il prossimo 17 giugno giungerà a conclusione. Lo scorso 10 maggio ha preso avvio la campagna di eventi di comunicazione degli esiti della progettualità che avrà il suo clou nella giornata di lunedì 10 giugno. Sono infatti diversi gli appuntamenti in programma a palazzo Loggia, finalizzati alla presentazione alla cittadinanza dei processi attivati nell’ambito del welfare comunitario.
Sistema. Finanziato con il contributo di Fondazione Cariplo, “Brescia città del noi” è un progetto di sistema che ha avuto come obiettivo generale la trasformazione dell’impianto dei servizi sociali della città, per (ri)costruire una reale capacità di risposta diffusa, equa e universalistica, grazie ad una visione e strategia comuni e ad un nuovo approccio responsabile, comunitario, solidale e organizzato. Si tratta di un progetto di offerta del welfare territoriale, certamente trasformata e coordinata. Nel Piano di zona 2019 - 2021 è previsto il consolidamento di diverse realtà: il ruolo del Consiglio di indirizzo del welfare della città, il rapporto con i nuovi Consigli di quartiere, le 5 zone territoriali dei servizi sociali, i Punti comunità nei quartieri, i tempi per le famiglie con le loro modalità pedagogiche inclusive, il nuovo sistema di accreditamento dei servizi domiciliari per anziani (Sad), il nuovo regolamento del Terzo settore, la rete dei soggetti per la produzione di welfare di comunità. Dopo un triennio cosa lascia questo progetto? Lo abbiamo chiesto a Marco Fenaroli, assessore con delega alle politiche per la Famiglia, la persona, la sanità e all’associazionismo. In primis, “non posso non sottolineare l’attivazione di servizi innovativi per un welfare maggiormente inclusivo, così come voluto dal mio predecessore, Felice Scalvini, e dal gruppo di lavoro guidato da Elisabetta Donati”.
Eredità. È una ricca eredità quella lasciata dal progetto e delineata da Fenaroli che ricorda alcune delle maggiori progettualità, a partire da “Vivi il quartiere”, un luogo di attività educative, di accoglienza, di socializzazione per crescere, per confrontarsi fra pari. Il progetto, attivo in diversi punti, tra cui 12 oratori, delle 5 zone in cui è suddivisa la città, è dedicato a bambini e ragazzi, di età compresa fra i 6 e i 14 anni, che in orario non scolastico hanno la possibilità di svolgere compiti e partecipare a laboratori tematici coadiuvati da adulti competenti, “per lo più volontari, tra i quali tanti studenti che operano nei circa 38 nuclei che si sono costituiti sul territorio”. Fra le eredità maggiormente significative, diretta filiazione del progetto “Brescia città del noi”, figura la “Bimborsina”, un dono augurale pensato e realizzato perché ogni nuovo nato si senta accolto nella comunità. “Con la cooperazione delle farmacie – ricorda Fenaroli – e di molte altre realtà si fornisce la possibilità di avere a disposizione diversi servizi. È un modo per mettersi in contatto con i nuovi nati e i loro genitori”. Fra gli appuntamenti previsti per il 10 giugno ricordiamo, a margine della presentazione delle attività svolte nel triennio, la consegna al sindaco Del Bono de “La Carta del Noi”. “Con questo gesto – sono ancora parole di Fenaroli – si vuole fare un gesto simbolico, un passaggio di testimone, incaricando l’amministrazione cittadina a dare continuità al percorso”. Un altro appuntamento da segnare in agenda è previsto il 17 giugno a palazzo Loggia. Nell’occasione, il sindaco Del Bono consegnerà il marchio “Fidelity Città del noi” alle organizzazioni del Terzo settore ospitanti le “100 leve” e i tirocini di inserimento lavorativo per persone diversamente abili. “Lasceremo – ha chiosato Fenaroli – alla città tutte quelle esperienze avviate nel triennio, consolidandole, dando loro continuità, in quanto inserite nel nostro lavoro quotidiano, anche adesso, così da non decadere con la conclusione del finanziamento di fondazione Cariplo. Non si tratta di attività una tantum. Questo mi sembra rappresenti uno dei meriti più importanti per chi ha lavorato al progetto”.