Aria? Meglio, ma la prognosi è riservata
I dati del rapporto “Mal’aria di città 2020" di Legambiente parlano di leggeri miglioramenti, ma la situazione è ancora critica. Intervista all'assessore all'ambiente del Comune di Brescia Miriam Cominelli
Brescia migliora, ma la guarigione è ancora lontana. Il bollettino medico sulla qualità dell’aria in città è stato stilato da Legambiente che ha diffuso “Mal’aria di città 2020”, il suo rapporto annuale sugli indicatori relativi all’inquinamento atmosferico. Si nota qualche lieve miglioramento ma, per restare sempre in campo medico, quella di Brescia è ancora una prognosi riservata. Risale di poco la classifica, ma resta ancora una sorvegliata speciale, visto che nel decennio la città ha conosciuto complessivamente due anni di sforamento (730 giorni) di polveri sottili.
Sulla diagnosi e sul possibile percorso di guarigione è stata sentita l’assessore all’ambiente del Comune di Brescia Miriam Cominelli, che di certo, come ricorda in una intervista pubblicata sull’edizione cartacea di “Voce”, se di certo non consiglia ai concittadini di respirare a pieni polmoni nelle zone urbane, ricorda che le tre centraline dell’Arpa che calcolano i livelli di Pm10 in città (Broletto, Villaggio Sereno e Sarezzo), dal 2010 al 2019, hanno registrato un progressivo miglioramento.
Assessore, alla luce del report di Legambiente, qual è lo stato di salute dell’aria che respiriamo a Brescia?
Non posso che evidenziare quanto affermato dall’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo: nel corso degli ultimi anni ci sono stati dei miglioramenti. Dal punto di vista climatico e morfologico, il fatto di trovarci all’interno del bacino Padano influisce negativamente. Viviamo nella parte più critica del Paese. È uno dei temi maggiormente attenzionati. Sicuramente quella cittadina non è l’aria di una località montana. Alcuni hanno parlato di “aria tossica”. Non è così. Ad oggi, posso dire che quest’anno non è stato il peggiore, in riferimento alla stagione termica che va da ottobre 2019 a marzo 2020.
Da marzo in poi cosa avviene?
Le centraline sono sempre attive. Per una questione legata al meteo c’è una diversificazione dell’impatto degli ammorbanti. Si pensi all’ozono, un inquinante di secondo livello che d’inverno influisce di meno rispetto all’estate.
Se parliamo di Pm10 quali sono le prospettive?
Ci basiamo sulle segnalazioni dell’Arpa, a partire dalle limitazioni di 1° livello indicate dalla Regione. Il lunedì e il giovedì ci arrivano le segnalazioni in merito. Se per quattro giorni consecutivi è stata superata la soglia consentita scattano le limitazioni. Per quanto riguarda quest’anno non abbiamo ancora avuto la necessità di attuare le misure di contrasto come invece accaduto in altri Comuni. A Milano hanno dovuto applicare le misure di 2° livello. Questo a Brescia non si è ancora verificato, ma è pur vero che in alcune giornate ci sono picchi di concentrazioni di polveri sottili, senza però la continuità prodromica all’accensione delle misure di 1° livello.
Altre informazioni sulla situazione dell’aria a Brescia e su scelte politiche su azioni che possano aiutare a “sciogliere” la prognosi ancora riserva nel resto dell’intervista pubblicata sul numero 4 de “La Voce del Popolo”