Amministrative 2023: Castelletti vs Rolfi
È Laura Castelletti, attuale vicesindaco e assessore alla Cultura, la donna chiamata dal centrosinistra a sfidare, per la conquista dello scranno di primo cittadino in Loggia, Fabio Rolfi, espressione del centrodestra, già vicesindaco durante il mandato di Adriano Paroli ed ex assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi di Regione Lombardia. Ecco le loro proposte...
Castelletti, di cosa è più orgogliosa di questi anni?
Sono stati 10 anni molto entusiasmanti e, al contempo, impegnativi. Brescia è una città molto complessa, con esigenze forti. Posso dire di aver fatto un buon lavoro di squadra, con il sindaco, la giunta e quanti sono impegnati nell’amministrazione. È evidente che ho seguito in modo particolare i temi della cultura. Da questo punto di vista, la condivisione con la giunta dei temi fondamentali è sempre stata costante. In questo decennio siamo riusciti a trasformare la città, di questo sono veramente orgogliosa. Questa trasformazione penso sia sotto gli occhi tutti. Brescia è più viva, più vivace, un luogo dove le persone vivono meglio rispetto al passato. La solidarietà e il senso di comunità sono temi caratterizzanti la nostra realtà. I servizi funzionano e in tema ambientale è stato fatto un lavoro importante, così come riguardo alla mobilità sostenibile. La nostra azione è stata accompagnata dal lavoro sinergico con la città, attraversando, non dimentichiamolo, un periodo complesso come quello della pandemia, riuscendo a darci, nonostante il frangente, un orizzonte temporale a cui guardare.
Da più parti, nel centrosinistra, si parla dell’importanza della continuità circa quanto già realizzato. Il suo mandato sarà nel solco dei due precedenti governi della città?
Credo che si debba partire da tutto quanto di buono è stato realizzato in questi anni, anche e soprattutto per quanto concerne il metodo di lavoro. Sono tanti gli esempi in questo senso: pensiamo alla coprogettazione, all’attivazione di una molteplicità di osservatori e alla partecipazione dei quartieri. Dobbiamo mantenere la continuità del nostro metodo di procedere, sia per quanto attiene i progetti avviati sia per quanto riguarda quelli che, inseriti nel nostro programma, andremo a presentare. Guardiamo a una città che continua a protrarsi verso il futuro, senza per questo lasciare indietro nessuno: quella che prospettiamo è una città dall’ampio respiro nord europeo.
Quali saranno le vostre priorità?
Le priorità sono diverse, in primis ricordo il tema ambientale, da sempre, in questi anni, in testa all’azione di governo della città e così continuerà a essere anche nella nostra agenda. Le bonifiche realizzate in questi anni sono state molteplici e in tale direzione intendiamo procedere sino a raggiungere il completo risanamento del territorio. Vogliamo, inoltre, concludere l’“abbraccio verde” alla città. Stessa cosa dicasi per il trasporto pubblico; per migliorare l’ambiente è doveroso fare scelte importanti, come quella del tram, un nostro progetto che intendiamo portare a compimento, così come è stato per la metropolitana leggera. In tema di priorità non dobbiamo dimenticare le persone più fragili: in questi anni i servizi sono riusciti a fornire risposte molto mirate alle singole problematicità che si presentavano. Un altro tema è quello della demografia, anch’esso collegato al profilo che caratterizza le metropoli europee. Senza dubbio, Brescia, nell’ultimo decennio, è diventata maggiormente longeva, ciò significa persone più anziane e con necessità differenti. Per invertire la tendenza rispetto alla denatalità è necessario investire in servizi dedicati alle famiglie. Al contempo la città deve saper attrarre i tanti giovani bresciani oggi sparsi per l’Europa e nelle diverse metropoli italiane. Da tempo la popolazione cresce di 1000 unità all’anno, risulta quindi necessario accelerare questo processo.
Le parrocchie della città continuano a svolgere un importante ruolo sociale e culturale. Quale rapporto pensa di instaurare con queste realtà?
In questi anni la nostra amministrazione ha instaurato con le parrocchie un rapporto intenso perché rappresentano senza dubbio dei punti di riferimento per la cittadinanza, in particolare per i giovani. Talune di queste realtà vivono in contesti non facili, posso dire in trincea rispetto ad alcune complessità che si sono sviluppate nell’arco di questi anni. Il mio assessorato ha lavorato anche a progetti di welfare culturale con alcune parrocchie; il rapporto che si è instaurato in questi anni va senza dubbio rafforzato, del resto le parrocchie sono in grado di intercettare diversi bisogni, dal dialogo e dall’integrazione delle diverse etnie che vivono nei nostri quartieri sino ad arrivare ai problemi post pandemia, innanzitutto riguardo alla sfera psicologica dei nostri giovani. Siamo chiamati a fornire loro delle risposte e le parrocchie, nell’ambito delle agenzie educative presenti sul territorio, sono fra le realtà più significative insieme alla scuola e al mondo dell’associazionismo. Anche la povertà educativa è un segnale importante per intercettare le famiglie più fragili che altrimenti potrebbero sfuggire alla nostra attenzione.
Brescia e Bergamo Capitale della Cultura è senza dubbio un volano significativo in termini di attrattività. Il sistema sinergico messo a punto pensa che potrà protrarsi oltre il 2023?
La capitale della cultura ci ha permesso di mettere in comune sogni e progetti della città, facendo emergere sentimenti solidali molto forti. A monte c’è un lavoro di ricerca che ha visto coinvolte le associazioni, le parrocchie e il variegato mondo del Terzo Settore. In tutto questo si inseriscono le iniziative messe a punto per la coprogettazione con Bergamo, quella che definiamo la “legacy” della capitale, destinata a protrarsi nel tempo.
Con Italia Viva come sono i rapporti?
Attorno alla mia persona c’è una coalizione compatta che condivide i medesimi valori, è nostra intenzione continuare a fornire alla città un governo stabile, armonioso e innovativo. L’inclusività è una nostra prerogativa. Ci stiamo confrontando con altre realtà politiche che hanno intenzione di mettersi in gioco. Le nostre porte sono aperte con chi ha intenzione di lavorare con noi: se Italia Viva vorrà farlo, al momento, non posso saperlo. Ribadisco che noi siamo una coalizione inclusiva, abbiamo un progetto di città in testa che abbiamo portato avanti per lungo tempo. Chi siamo e cosa intendiamo realizzare non è un segreto. Dal nostro punto di vista le porte sono aperte a tutti coloro che condividono con noi valori e visioni. Siamo qui pronti a confrontarci, scevri da pregiudizi, questi, semmai, li hanno altri...
Rolfi, partiamo dallo slogan del Manifesto elettorale, “Brescia più di prima”. Cosa vuole trasmettere?
Viviamo in una città dove la cura dell’ordinario non è messa in discussione, anzi, c’è da sempre una buona amministrazione così come un’attenzione dei bresciani che definirei da “buon padre di famiglia”, anche e soprattutto nei comportamenti individuali. Crediamo altresì che la città, in questa fase storica particolare, debba puntare alla serie A, non solo calcisticamente parlando. È necessario un salto di qualità che porti ad affrontare i temi mai risolti: penso alla bonifica della Caffaro così come al traffico cittadino. Quest’ultimo deve essere guardato in chiave prospettica e sovracomunale attraverso la metro provinciale. Anche lo stadio ha una sua valenza, non solo sportiva, ma anche in termini di attrattività. Una delle maggiori criticità, e non possiamo dimenticarlo, è rappresentata dalle carceri. Non ultimo è il tema dei giovani e il sostegno, convinto, alla maternità. Brescia ha bisogno di un cambio di passo. Una coalizione aperta e inclusiva come la nostra, che punta a un cambio generazionale, è sicuramente più adatta a portare avanti determinate istanze.
In questi mesi ha fatto tappa in diversi quartieri. Quali sono le principali richieste che le arrivano dalla cittadinanza?
Presenza, contatto e risoluzione di problemi da tempo irrisolti sono i temi preminenti. Guardiamo alla viabilità, al presidio delle forze dell’ordine, alla cura delle aree verdi, già presente ma da implementare anche in termini di piantumazione. Il tema dei servizi, per l’età della popolazione in determinati quartieri, è fondamentale. La richiesta di una presenza più qualificante dei servizi è pervenuta di recente dal Villaggio Sereno. Il nostro vuole essere un governo che stia accanto alle persone, con un programma creato ad hoc per i 33 quartieri che compongono la città. Ogni realtà deve ottenere una risposta a un bisogno specifico che esprime.
Brescia è di fatto una città multietnica. Come pensa di coinvolgere e valorizzare le comunità straniere?
È necessario favorire l’integrazione, di per sé un processo naturale. Non dimentichiamo che Brescia si è da sempre contraddistinta per la sua cultura inclusiva che sottende un maggiore coinvolgimento delle comunità straniere alla vita della città. Le nuove comunità di bresciani sono chiamate alla conduzione della città. Per tale ragione apriremo loro le nostre liste. Durante le interlocuzioni con le diverse comunità, in questi mesi, abbiamo riscontrato un forte interesse per questa proposta che va di pari passo con la disillusione verso un centrosinistra che ha utilizzato queste persone come mero bacino elettorale. Larga parte delle richieste di queste comunità è rimasta inattuata. In tale ottica si inserisce la nostra volontà di creare la figura di un consigliere delegato all’immigrazione, attingendo all’interno delle diverse comunità. L’altro passaggio è la promozione di una consulta comunale delle realtà straniere presenti a Brescia, affinché le loro richieste possano essere oggetto di un confronto trasparente, ottenendo quella visibilità che meritano, nell’ambito delle scelte dell’amministrazione.
Sul fronte delle politiche giovanili cosa può fare un Comune? Cosa è mancato in questi anni?
In questi anni si è persa traccia delle politiche giovanili che non si configurano esclusivamente nel tempo dedito all’aperitivo, alle feste di piazza o a qualche momento ludico. Le politiche giovanili hanno una valenza innanzitutto educativa. Il Comune è chiamato a ridare il peso che merita a questo assessorato, non può essere l’ultima delega distribuita per completare il quadro. L’Amministrazione è chiamata a coordinare un nuovo patto che metta attorno al medesimo tavolo tutte le agenzie educative della città. Brescia è da sempre caratterizzata per la vivacità del mondo degli oratori che in questo tavolo è e deve essere l’interlocutore privilegiato, così da costruire percorsi di crescita, di concerto con tutte le altre agenzie educative: scuole, realtà culturali e associazioni sportive. Quello che vogliamo costruire non è solo un cammino di crescita. Pensiamo allo svago, certo, alla socializzazione, ma al contempo è necessario gettare le basi per la costruzione di una città nella quale credere, dalla quale avere le risposte necessarie. Siamo chiamati a dare un futuro a quelle circa 10mila persone, in larga parte ragazzi e ragazze, attratti dalla vicina metropoli milanese o dall’estero. Dobbiamo dare loro la possibilità di rimanere, di vivere in città, trovando gli stimoli e le risposte che sino ad oggi non hanno trovato.
Brescia negli ultimi tempi ha smesso di crescere per numero di abitanti. Come può essere più attrattiva per le giovani generazioni?
Punto all’obiettivo dei 250mila abitanti a Brescia nei prossimi 20/30 anni. Da una “decrescita felice” bisogna arrivare a una crescita armoniosa e sostenibile. Le città, in quanto tali, sono destinate a crescere, anche per avere una propria dimensione economica. D’altro canto è necessario declinare la politica urbanistica con la rigenerazione degli spazi dismessi. È anche in quest’ottica che dobbiamo puntare su politiche abitative all’altezza delle possibilità delle giovani coppie. Quindi bisogna mettere mano alle diverse tutele funzionali per chi ha intenzione di creare una famiglia, pensiamo alle risorse da destinare, di cui si è persa traccia, per stimolare l’acquisto della casa di proprietà. Il confronto fra la governance della città e gli istituti bancari permetterà la creazione di una città family friendly. Qualcosa è stato fatto, guardiamo ai posti negli asili nido, ma abbiamo ancora 200 persone in lista d’attesa. Dobbiamo lavorare di più in questa direzione, affinché la città torni a essere attrattiva per i giovani bresciani, non solo in termini residenziali, ma anche come destinazione della propria esistenza.