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Brescia
di LUCIANO ZANARDINI 27 ott 2016 08:47

Accoglienza vera

Presentato il Coordinamento provinciale degli Sprar. Ne parliamo con Laura Parenza, consigliere provinciale con delega ai servizi sociali e all’immigrazione. Il compito degli enti pubblici e degli enti attuatori

La premessa è che i cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono accolti nei centri per l’immigrazione dove ricevono assistenza, vengono identificati e trattenuti in vista dell’espulsione oppure, nel caso di richiedenti protezione internazionale, per le procedure di accertamento dei relativi requisiti. Il sistema di accoglienza prevede una Babele di centri non sempre di facile comprensione. Il sistema pubblico italiano di accoglienza dei richiedenti titolari di protezione internazionale e umanitaria è strutturato in diverse forme: i Centri di accoglienza (Cda dal 1995), i Cara (Centri di accoglienza dei richiedenti asilo); i Centri di primo soccorso e assistenza (dal 2006 ospitano gli stranieri al momento del loro arrivo in Italia: qui i migranti ricevono le prime cure mediche necessarie, vengono fotosegnalati e possono richiedere la protezione internazionale; successivamente, a seconda della loro condizione, vengono trasferiti nelle altre tipologie di centri); gli Hotspot dal 2015 (grossi centri nei quali vengono distribuiti i profughi); gli hub regionali; i Cas (Centri di accoglienza straordinaria delle Prefetture con un tavolo che riunisce soggetti pubblici, terzo settore e privati, dal 2014); gli Sprar (un sistema di protezione per i richiedenti asilo già passati dai Cas) operano dal 2002.

I progetti Sprar attivi. Nella nostra provincia sono attivi 11 progetti Sprar suddivisi in diversi Comuni: Breno, Brescia, Calvisano, Castegnato, Cellatica (capofila dei Comuni di Azzano Mella, Castelmella, Lumezzane, Paderno Franciacorta, Passirano, Roncadelle, Torbole Casaglia), Collebeato e Flero, Palazzolo, Passirano-Iseo, Comunità Montana di Valle Trompia e la Provincia di Brescia (con i Comuni di Brescia, Botticino, Castenedolo e Rezzato). Nella rete sono coinvolti 29 enti locali e complessivamente sono accolte 280 persone grazie agli enti attuatori, tra questi la cooperativa sociale K-Pax, l’associazione Adl Zavidovici, la cooperativa Tempo Libero, il Consorzio Concordia e il Consorzio Cascina Clarabella.

Come funziona. I richiedenti asilo vengono accolti in appartamenti o in comunità. C’è un percorso di acquisizione della lingua e di formazione (anche al lavoro). “Si costruisce - spiega Laura Parenza - un progetto di integrazione con il mondo delle associazioni e quello scolastico. Possono svolgere anche dei lavori socialmente utili. Rispetto ai lavori che facevano nelle loro città, si possono, questa è l’idea, specializzare e imparare un lavoro. Al termine del percorso Sprar, in alcuni casi sono stati anche inseriti nell’ambiente lavorativo, è il caso ad esempio dello Sprar di Breno”.

Il coordinamento provinciale. L’idea nasce dalla necessità da parte degli enti pubblici e da parte degli enti attuatori di trasmettere la massima trasparenza. “Abbiamo voluto costituire questo Coordinamento Sprar Provincia di Brescia – continua la Parenza – per lavorare in sinergia con la Prefettura e con l’Ast, perché c’è anche l’aspetto sanitario, con i Consigli di quartiere per il Comune di Brescia, con le parrocchie e con le realtà sportive che gravitano negli oratori”.

Le strategie. Il Coordinamento provinciale lavora per una condivisione delle strategia di intervento: dall’inserimento dei nuovi beneficiari al tema dei minori non accompagnati... L’obiettivo è quello di condividere e, se possibile, risolvere le criticità, migliorando così il sistema di accoglienza e di integrazione. Nel medio-lungo periodo c’è l’ipotesi di allargare la rete Sprar con l’accesso di nuovi enti locali e con l’apertura semestrale del decreto bando Sprar. Allo studio anche il consolidamento dei rapporti con la Prefettura e con la Questura oltre ai corsi di formazione per gli operatori dei progetti Sprar provinciali.

LUCIANO ZANARDINI 27 ott 2016 08:47