A chi daremo le chiavi del Quirinale?
A poche ore dall'avvio delle votazioni, Intervista a Paolo Corsini, già sindaco di Brescia visitata da sette presidenti della Repubblica, sull’elezione del successore di Sergio Mattarella
Mancano pochissime ore all’avvio delle votazioni per la scelta del successore di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. La partita sembra essere ancora lontana dall’essere chiusa. La strada per l’elezione alla presidenza della Repubblica, infatti, è tradizionalmente segnata da sorprese. Candidati che già si immaginavano sulla soglia del Quirinale si sono visti affossati dai franchi tiratori e superati da altri sul filo di lana. Il voto per il nuovo Capo dello Stato, comunque, appassiona, complice anche il settennato di Sergio Mattarella che ha creato un legame intenso tra il Quirinale e la gente comune. Paolo Corsini, già sindaco di Brescia e parlamentare, era senatore della Repubblica nel 2013 quando, per la prima volta nella storia italiana, venne riconfermato Giorgio Napolitano. Attento osservatore della politica, conosce bene i meccanismi e le liturgie che sottostanno alle votazioni ormai prossime al via.
In tanti si chiedono: sarà facile trovare un successore di Mattarella?
Sì, sono convinto che sia nell’ambito politico-parlamentare che nella società civile nazionale, dato che non sta scritto nella Costituzione che il presidente debba necessariamente essere membro di uno dei due rami del parlamento, ci siano figure dalla levatura come quella del presidente Mattarella. Occorre solo allargare lo sguardo alle straordinarie personalità di cui il Paese dispone e alle quali affidare con fiducia le chiavi del Quirinale.
Per giorni si è parlato della possibile candidatura di Silvio Berlusconi, ritirata nelle scorse ore dal diretto interessato
Sì, il nome dell’ex presidente del consiglio era frutto di un’iniziativa promossa dal centro destra, ma che da solo non detiene i numeri necessari per eleggere il Presidente della Repubblica. Una corretta impostazione swl peoblema, invece, dovrebbe reggere sulla ricerca di una candidatura la più largamente condivisa in quanto il presidente è l’espressione dell’unità nazionale, il presidente di tutti gli italiani e quindi non può essere una personalità divisiva. Questa, ovviamente, non vale solo per Berlusconi, ma per tutte le altre forze politiche impegnate nella ricerca di un candidato. Ci si dovrebbe concentrare su personalità con biografie personali significative per rettitudine e moralità, come è stato per Sergio Mattarella.
A suo dire la politica, tutta la politica, ha oggi questa attenzione?
Non credo. Proprio per questo, con alcuni amici, abbiamo pensato l’appello “Il/la presidente che vorremmo”, sottoscritto dalle più importanti fondazioni italiane che fanno riferimento alle culture politiche dei padri fondatori della repubblica, in cui vengono richiamati oltre al tema dell’unità nazionale,quello del ruolo di garanzia e la necessità di individuare personalità che nella loro biografia rendano il senso di una moralità, di un costume severo, di una credibilità e affidabilità. È un contributo che abbiamo voluto offrire alla politica perché in questo momento tenga la barra dritta.
Lei ha partecipato nel 2013 alla seconda elezione di Giorgio Napolitano. Visto da dentro com’è questo alto momento istituzionale?
Quella del 2013 fu un’elezione del presidente della Repubblica del tutto particolare. Su Napolitano venne trovato un consenso larghissimo anche perché la proroga del suo mandato era il frutto di una sollecitazione che veniva dalla stragrande maggioranza del parlamento, e quindi fu vissuto come un momento di coesione e forte unità nazionale per fare fronte a una situazione di stallo in cui la politica stava versando. Basti pensare al discorso con il quale Napolitano si rivolse al parlamento mettendo in luce la deriva e la crisi di credibilità dei partiti. Una situazione di crisi che fece prendere atto a tutti della necessità di affidarsi alle istituzioni come fattore di legittimazione della politica. Questo fu il collante di quel voto condiviso.
Anche quella attuale è una stagione di crisi: potrebbe portare a un Mattarella bis?
L’idea che un Presidente della Repubblica possa essere prorogato a termine, come qualcuno sembra ipotizzare, è assolutamente inaccettabile perché significherebbe una limitazione del suo ruolo. Personalmente, così come scritto nell’appello già ricordato, credo di poter escludere questa ipotesi, così come lo stesso Mattarella ha più volte sostenuto.
La sua “frequentazione” con i Presidenti della Repubblica va oltre l’esperienza di grande elettore. Negli anni da sindaco ha accolto a Brescia due Capi dello Stato…
Sì, nella mia esperienza di sindaco ho avuto l’onore di accogliere a Brescia due Presidenti. La prima volta fu il 28 maggio 1994, nell’occasione del ventennale della strage di piazza Loggia, con la visita di Oscar luigi Scalfaro, che nello stesso giorno fece un gesto straordinario recandosi a Castenedolo ad incontrare i 41 bambini ruandesi che erano stati portati in salvo da Enrica Lombardi. Il presidente Scalfaro era venuto a tenere un discorso sul ruolo della memoria, in modo particolare in riferimento alla memoria della strage. Da poco aveva giurato al Quirinale il primo governo Berlusconi, e una parte assolutamente minoritaria della piazza lo contestò con l’accusa di aver legittimato quel governo e addirittura di essere il garante dei fascisti. Ricordo che Scalfaro non si lasciò affatto intimidire, sostenuto dalla stragrande maggioranza della piazza che lo accolse con fragorosi applausi, e tenne un discorso straordinario in difesa della verità e della libertà e di ferma condanna del fascismo, come fece anche in seguito nell’incontro con Manlio Milani e con Franco Castrezzati che mostrarono apprezzamento per il suo coraggio e che furono assolutamente solidali con lui.
Un’altra volta piazza Loggia aveva pesantemente contestato un presidente della Repubblica. Giovanni Leone, presente il 31 maggio 1974 ai funerali delle vittime della strage di piazza Loggia venne accolto in termini molto ostili…
All’epoca avevo già 27 anni ed ero agli esordi del mio impegno politico e insegnavo. Quella contestazione esprimeva tutta l’indignazione di una città che sostanzialmente vedeva in Leone una sorta di identificazione con quelle istituzioni imputate di aver avuto responsabilità sia nel non vigilare sia nell’operare attivamente per inquinare la vita pubblica del paese, la vicenda della strategia della tensione e così via. Il clima era ben diverso. Al di fuori di questo caso, in cui la contestazione fu di massa e fu corale, la città ha sempre accolto con grande affetto i Presidenti della Repubblica perché si riconosce in quella che è la massima istituzione nazionale. La riprova arriva anche dalla visita del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, nel novembre del 2000, e in tempi più recenti quelle di Sergio Mattarella.
Anche nel 2000, in qualità di sindaco toccò a lei fare gli onori di casa al Presidente e alla signora Franca…
Quell’incontro avvenne il 16 novembre, in una mattina piovosa. Carlo Azeglio Ciampi era arrivato a Brescia con la moglie, di cui tra l’altro conservo ancora il ricordo di una donna dalla grande simpatia. Li ricevemmo in Santa giulia, perché avevano manifestato il desiderio di visitare la mostra sul “Futuro dei Longobardi”. Poi ci fu l’incontro ufficiale in San Barnaba nel corso del quale Ciampi, con il suo intervento, toccò tre temi di grande importanza come quelli della sicurezza, del federalismo e dell’unità d’Italia. Già in quell’occasione toccò questioni ancora oggi di grande attualità come competitività, infrastrutture, ricerca, innovazione, formazione, istruzione, internalizzazione delle imprese e semplificazione. La cosa che mi aveva molto stupito era stata la sua capacità di declinare in chiave bresciana questi temi, esaltando la necessità di una collaborazione, di una sinergia tra l’amministrazione pubblica, il mondo delle piccole e medie imprese dell’Università.
Torniamo al voto che prenderà il via alle 15 di oggi. In base alla sua esperienza e alla conoscenza delle dinamiche poltico-parlamentari ritiene che andremo incontro a una elezione rapida?
Ventuta meno la candidatura di Berlusconi, credo che il voto potrebbe essere molto veloce che l'iidcazione di un nome condiviso da tutte le forze politiche.