8 marzo: la cultura terra fertile per le anime
Non si può parlare di Francesca Nodari senza che venga alla mente la sua “creatura”, il Festival Filosofi lungo l’Oglio. Cosa significa essere la promotrice di una delle maggiori rassegne culturali del Bresciano e non? “Si tratta di onori e oneri – sottolinea –. Da un lato, la rassegna continua a crescere, anche per la costante perseveranza di questi anni. A monte c’è un lavoro significativo e anche tanta fede. D’altro canto, ci troviamo a dover gestire un Festival itinerante, con tutte le complicazioni del caso. Pensiamo solo alla prossima edizione che toccherà oltre 20 Comuni.
La rassegna ha fatto il giro di boa dei 18 anni nel 2023. Una delle maggiori soddisfazioni sono le richieste degli astanti che vivono le nostre serate, e lo dico senza alcuna modestia, come dei ‘sabati del villaggio’. In ogni occasione c’è sempre un’aspettativa molto alta rispetto ai relatori. È come trovarsi di fronte a un giorno di festa e se da una parte non manca mai l’interlocuzione, al contempo, non viene mai meno la componente riflessiva. Si tratta quasi di un ascolto religioso”. Che si tratti di un format di successo è innegabile, così com’è altrettanto inconfutabile che alla regia, ci sia una donna: “Quel di più che fa la differenza – sono ancora parole di Francesca Nodari – è il sentire questo Festival come se fosse una tua creatura: la vedi crescere, muovere i primi passi e ti senti di difenderla con le unghie e con i denti da tutto e da tutti, compresi gli ostacoli che si frappongono. È un amore materno, carico di sensibilità, dolcezza, fragilità e anche fermezza, senza far alcuni distinguo. Ben lungi da me fare confronti con molti uomini di cultura che trovo straordinari”. È vero però che le discriminazioni esistono anche in campo culturale.
Francesca Nodari le ha vissute sulla sua pelle. “Non è un problema ideologico, non si tratta di essere femministe o meno – sono ancora le sue parole –. Il nodo è culturale e per scioglierlo dobbiamo lavorarci tutti, scevri da paraocchi ideologici. La parità di genere non si raggiunge attraverso le leggi. Molto è stato fatto in questi anni, ma sussistono ancora prassi, approcci e retroterra culturali che devono essere superati. È oggettivo che, in ogni ambito lavorativo, una donna, per potersi affermare, sia costretta a fare sforzi di gran lunga maggiori rispetto a un uomo. E anche in questo caso, considerate le dinamiche che tutti conoscono, una donna con una certa fermezza è destinata a farsi tanti nemici, ma i successi, alla fine, ripagano tutto”. La cultura è donna? “Non sta a me dirlo. La cultura appartiene al genere umano. Mi piace ricordare una metafora di Cicerone utilizzata nelle ‘Tusculanae disputationes’: è in questo contesto che il filosofo paragona la cultura all’agricoltura, del resto hanno la stessa radice, il verbo ‘colere’. Fu lui il primo a parlare di ‘cultura animi’. Così come si devono preparare i campi affinché possano essere fecondi e dare i frutti, allo stesso modo si devono elevare gli animi di ognuno affinché possano spiccare”.