19 marzo: è ancora la festa del papà
Passiamo dai lavoretti fatti nelle scuole all’attesa di riceverne uno, alla fine, da papà ci si accontenta solo di ricevere l’augurio specie quando si è cresciuti e i figli sono adulti; in quei momenti vorresti in segreto, dir loro: guarda che oggi è la mia festa, ma in cuor tuo sai che lo ricorderanno. La tradizione è pressoché identica in tutta Italia, da nord a sud forse cambia solo il nome, ma le “zeppole di San Giuseppe” non mancheranno sulle tavole di nessuno. Questa festività ricorda appunto Giuseppe, il papà di Gesù che, saputo della gravidanza della sua sposa (Maria), per il tempo avrebbe dovuta ripudiarla, ma ecco il momento dell’abbandono; durante il sonno, compare un angelo e gli annuncia: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Questo ci riporta l’evangelista Matteo.
Sul tema non è male farsi una ripassata ed ecco il racconto: “A Giuseppe è crollata la realtà addosso: un tradimento, una fidanzata che sembra molto diversa da come se l’era immaginata, un matrimonio che non ha più senso. Tanti sogni, tanti progetti: ripensare a quando nella nostra famiglia tutto ci è crollato, una malattia, una bocciatura, un licenziamento, una scomparsa improvvisa, tu cosa fai? Ci lotti contro, ti metti a inveire, te la prendi anche con Dio che a volte è la persona più facile con cui pigliarsela, ti dai all’alcool o a compensazioni di altro genere, poi mediti una strategia, poiché qualcosa bisogna fare, una exit strategy. Giuseppe è giusto ci segnala il testo, cioè, è in relazione con Dio che è l’unico giusto, che insegna la giustizia. Cosa può aver pensato in quei momenti, quale conversazione col suo Dio nell’intimo? Il giusto fa memoria, ricorda cosa è successo ai propri padri, all’insegnamento nella storia del proprio popolo: re Davide uomo giusto e peccatore, Salomone, i suoi figli, tutti hanno peccato, pure, Dio con loro ha usato misericordia, non ne ha tenuto conto. Ecco, allora così sceglie di agire Giuseppe.
“I sogni sono nella Bibbia il luogo dell’abbandono, in cui lasciata la vita cosciente mi lascio andare, mi arrendo. L’angelo appare nel sogno perché è quando finalmente Giuseppe si abbandona, si arrende alla situazione nuova che si è creata nella sua vita, c’è spazio perché il Signore possa entrare con una Buona Notizia. Finché ci lotta contro, di giorno, l’unica decisione cui riesce a giungere è quella di separarsi da Maria, ma nel sonno si arrende e in quella che sembra una situazione di ‘morte’, di divisione, una luce si accende. Allora c’è un percorso anche per Giuseppe, dalla rabbia all’abbandonare le proprie pretese sulla realtà e questo percorso passa attraverso il ricordare le storie dei propri avi, attraverso la memoria, che gli fa ricordare che dio si è sempre chinato con misericordia sul proprio popolo, non per condannarlo, ma per salvarlo. È la memoria dell’opera di Dio, che ha lasciato segni nella propria vita, che spinge Giuseppe alla fiducia. La Buona Notizia è che a volte ci sono eventi della nostra vita di coppia che noi leggiamo in modo negativo, che non capiamo o condanniamo, come la malattia, una bocciatura, un licenziamento, una separazione o una divisione, una sterilità, ne vediamo solo un aspetto, ci deprimiamo e tendiamo a rubricarle tra i conti in sospeso che abbiamo con nostro Signore, ci lottiamo contro con tutte le nostre forze.
La Buona Notizia è che il Signore è all’opera per aiutarci a leggere in modo nuovo queste realtà, che sono certamente dolorose, come Giuseppe che scopre la propria donna incinta “di un altro”, raggiunta dalla potenza fecondatrice di qualcuno che non è lui… Dentro le nostre sconfitte, dentro ciò che ci umilia, il crollo delle nostre illusioni contro cui sbattiamo come un treno in corsa, il Signore è all’opera. Insieme a Lui, stando in relazione con Lui questi crolli possono essere trasformati in una cosa nuova, in potenzialità di nuova vita, di intravedere luce e speranza là dove essa non c’era. Quell’umiliazione, quel crollo possono dare frutti di vita nuova. La Buona Notizia è che il Signore non obbliga, non costringe, ma si presenta come possibilità: “Non temere di prendere con Te”, “…viene dallo Spirito”. C’è un altro modo di leggere la realtà, se vuoi, per cui tutto torna a frutto, il bambino illegittimo è frutto di amore divino, la malattia o l’evento doloroso può contenere lo sprigionarsi di un tale amore che quel fallimento può trasformare in una persona nuova, far rinascere speranza, far sgorgare vita nuova. Noi abbiamo timore dei nostri fallimenti, come Giuseppe, ma il Signore è all’opera in essi per trasformarli in cosa nuova. Cosa fa Giuseppe? Destatosi, fa ciò che gli è stato chiesto. Sa collegare ciò che ha sentito interiormente con delle decisioni concrete, rapide, efficaci, sa convertire le parole in fatti concreti, mettersi all’opera per trasformare la realtà col proprio contributo”.
Possiamo meditare e, nel frattempo, godiamoci ancora una volta gli auguri e la festa del papà.
Foto: dipinto del Guareschi
(Fonte: https://www.pellegrinaggiointerrasanta.it/meditazioni/la-nascita-di-gesu-e-la-paternita-di-giuseppe/).