In sala il cartoon Oceania 2
Al cinema l’atteso ritorno di un cartoon Disney che negli ultimi anni ha conquistato un’ampia platea: “Oceania 2” con protagonista la giovane Vaiana. In sala c’è anche il dramma “Piccole cose come queste” di Tim Mielants, dal romanzo di Claire Keegan.Infine, su Sky e Now il thriller poliziesco “La coda del diavolo” di Domenico De Feudis
Il coraggio che spinge a rompere gli steccati. È la linea tematica che unisce i titoli in uscita della settimana. Al cinema l’atteso ritorno di un cartoon Disney che negli ultimi anni ha conquistato un’ampia platea: “Oceania 2” con protagonista la giovane Vaiana, che si spinge con la sua barca in acque ignote in cerca di altri popoli per dare futuro alla propria comunità nel Pacifico. Un’animazione colorata e brillante che esplora il protagonismo femminile, l’ecologia e la solidarietà. Tra i doppiatori italiani la cantante Giorgia e Angela Finocchiaro. Un titolo perfetto per le famiglie. In sala c’è anche il dramma “Piccole cose come queste” di Tim Mielants, dal romanzo di Claire Keegan. Interpretato con raffinatezza dal Premio Oscar Cillian Murphy, il film si confronta con la difficile pagina degli scandali nelle Case Magdalene in Irlanda. Un’opera composta e dolente. Infine, su Sky e Now il thriller poliziesco “La coda del diavolo” di Domenico De Feudis con Luca Argentero e Cristiana Dell’Anna. Una caccia all’uomo in una Sardegna invernale e livida, giocata tra verità e menzogne, tomenti dell’anima e sguardi di fiducia.
“Oceania 2” (Cinema, dal 27 novembre)
A otto anni dal primo titolo, “Oceania” (2016), la Walt Disney Animation Studios torna a raccontare le avventure dei popoli polinesiani con i suoi trascinanti protagonisti, la giovane eroina Vaiana e il semidio Maui. Inizialmente il progetto doveva attestarsi nella formula della serie Tv, poi la “Casa di Topolino” ha preferito scommettere su un sequel per il grande schermo (e forse più di uno…). Così è nato il cartoon “Oceania 2” (“Moana 2”), 63° classico della Disney diretto da David Derrick Jr., Jason Hand e Dana Ledoux Miller. La vicenda si svolge a tre anni dagli avvenimenti del primo film, con Vaiana divenuta una giovane donna in cerca di risposte sul proprio futuro e per la sua comunità; una leader che si prodiga valorosamente per costruire ponti di dialogo tra popoli del Pacifico.
Le voci italiane sono di Giorgia, Emanuela Ionica, Chiara Grispo, Fabrizio Vidale e Angela Finocchiaro.
La storia. Nell’isola Motunui, Vaiana è desiderosa di mettersi alla ricerca di altri popoli per edificare una società più forte e condivisa. Dopo un sogno premonitore, dove un antenato le indica la rotta da prendere, Vaiana riunisce un gruppo di compagni che la seguano nella nuova impresa. Tra incontri inaspettati, tempeste e isole misteriose, la giovane si ritroverà ancora una volta fianco a fianco del semidio Maui…
“Pensando a come potesse proseguire la storia di Vaiana – ha raccontato la regista Dana Ledoux Miller – ho riflettuto molto su cosa significhi essere un abitante delle Isole del Pacifico. Le nostre vite sono costruite intorno alla comunità e all’unione. C’è una frase che viene spesso utilizzata: ‘L’oceano non è ciò che ci separa, ma ciò che ci unisce’”.
Ecologia, spirito comunitario, custodia delle tradizioni e protagonismo femminile sono gli ingredienti del cartoon “Oceania 2”.
La Disney mette in piedi un sequel acuto e intrigante, direzionato soprattutto a piccoli fino alla soglia della preadolescenza e in generale alle famiglie. La protagonista è l’espressione di un’eroina animata da speranza, da un grande sogno, che la porta a confrontarsi con l’ignoto, il mare aperto, pur di garantire una vita migliore al suo popolo. Vaiana è piena di coraggio e altruista, valorosa e senza paura, capace di ispirare anche chi le è accanto, come il piccolo equipaggio a bordo della sua barca.
Oltre a rafforzare l’immagine femminile, sottolinea il rapporto rispettoso con la natura e il bisogno di tessere legami, di aprirsi al Noi, per abitare con fiducia il domani. Un’opera che con una sventagliata di colori e atmosfere avventurose regala una bella storia dai riverberi ispirazionali, educativi. Consigliabile, semplice-poetico, per dibattiti.
“Piccole cose come queste” (Cinema, dal 28 novembre)
In cartellone alla Berlinale e alla Festa del Cinema di Roma, “Piccole cose come queste” (“Small Things Like These”) di Tim Mielants è un titolo che ci riporta a confrontarci con una pagina difficile e sofferta della Chiesa irlandese:
lo scandalo delle violenze ai danni di giovani donne nelle Case Magdalene,
già sullo schermo con “Magdalene” (2002) e “Philomena” (2013). Tratto dal romanzo di Claire Keegan (Einaudi) e su copione di Enda Walsh, “Piccole cose da nulla” procede su tale linea storico-tematica scegliendo però uno stile narrativo sobrio, in sottrazione. Protagonista il Premio Oscar Cillian Murphy (“Oppenheimer”, 2023), anche produttore del film insieme a Matt Damon e Ben Affleck.
La storia. Irlanda, 1985. A pochi giorni dal Natale Bill Furlong, che ha una ditta di carbone, scopre che nel convento locale alcune ragazze si trovano in condizioni di sofferenza, private della libertà. Bill, padre di cinque figlie, non riesce a distogliere lo sguardo come molti gli consigliano…
Cillian Murphy as Bill Furlong in Small Things Like These. Photo Credit: Enda Bowe
Mielants ricostruisce il dramma delle Case Magdalene attraverso una storia circoscritta, quella del quarantenne Bill, padre di famiglia premuroso, segnato da un’infanzia di solitudine. Quando l’uomo si imbatte in una giovane donna rinchiusa nel vicino convento, non riesce a restare indifferente. E anche quando tutti intorno a lui lo esortano a pensare alla propria vita, Bill non può fare a meno di aiutare la giovane in difficoltà, accogliendola in casa la notte di Natale. In quella giovane vede le difficoltà patite dalla madre, ma anche similitudini con le figlie.
Punto di forza di “Piccole cose come queste” è senza dubbio l’interpretazione di Murphy, che lavora con sguardi e silenzi marcati da intensità;
esprime tutto il tormento interiore del personaggio, che però alla fine si smarca dall’“ignavia”, aprendo alla solidarietà e alla compassione. La regia di Mielants è sobria e composta, attenta a evitare toni urlati o enfatici. Al di là della valida veste formale, quello che manca nel film è uno sguardo più attento sulla vicenda; il racconto, infatti, indugia in superficie, senza adeguato approfondimento. Complesso, problematico, per dibattiti.
“La coda del diavolo” (Sky-Now, dal 25 novembre)
Luca Argentero si è allontanato dalla solarità di Andrea Fanti di “Doc. Nelle tue mani” e, in generale, dai suoi consueti personaggi edificanti, mettendosi in gioco in un racconto a tinte fosche, che esplora le fragilità dell’umano. È “La coda del diavolo” diretto da Domenico De Feudis, un thriller poliziesco con Cristiana Dell’Anna e Francesco Acquaroli.
La storia. Sardegna, oggi. Sante Moras, ex poliziotto divenuto guardia carceraria, conduce una vita solitaria. Un giorno gli viene chiesto di sorvegliare un detenuto accusato della segregazione e omicidio di una giovane ragazza; l’uomo viene però ucciso in cella durante il turno di Sante, che diventa così il principale indiziato. Sotto pressione, Sante scappa e prova a fare chiarezza da solo sugli avvenimenti. Ad aiutarlo la giornalista di cronaca Fabiana Lai…
Alla base c’è il romanzo omonimo di Maurizio Maggi (Longanesi), sceneggiato da Nicola Ravera Rafele e Gabriele Scarfone,
“La coda del diavolo” si muove tra noir e poliziesco, con un protagonista che ricorda molto il personaggio di Harrison Ford nel film “Il fuggitivo” (1993).
Sante Moras è una guardia carceraria ferita dalla vita, chiuso in un dolore bruciante; messo all’angolo da accuse pesanti, fa di tutto per salvarsi e trovare la verità. La sua è una corsa puntellata da battute d’arresto, cadute, ma anche inaspettate aperture di fiducia, in primis della giornalista Fabiana Lai, ossessionata dalla verità. “La coda del diavolo” è un buon film di genere, che convince per atmosfera – suggestivo il ritratto della Sardegna d’inverno –, dinamica di racconto e caratterizzazione dei personaggi. Il ritmo c’è, l’enigma è ben sostenuto, senza regalare però troppi sussulti di sorpresa. Complesso, problematico, per dibattiti.
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