“Ci vuole un di più di Europa”
Il card. Bagnasco, presidente, ha messo al centro della prolusione con cui ha aperto il Consiglio permanente della Cei l’Europa e l’Italia
“Oggi c’è bisogno di un di più di Europa”, perché nel
mondo globalizzato non è possibile “vivere allontanandosi gli uni dagli altri”.
È la rotta tracciata dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e
presidente della Cei, aprendo il Consiglio permanente dei vescovi italiani.
Nella prolusione, la cui parte centrale è dedicata alla situazione del nostro
Continente, un’attenta disamina di ciò che accade sui “tratturi veraci” del
nostro Paese, in un’Italia a rischio emigrazione a causa della mancanza di
lavoro. Sul referendum, l’invito a “informarsi personalmente”. Il suo primo pensiero
è stato rivolto, però, alle vittime del terremoto nel Lazio e nelle Marche.
La forza di un’idea. “I nazionalismi non si vincono né
con l’omologazione forzosa, che è una sottile espressione di violenza, né con
l’irenismo miope che è una forma sofisticata di deriva etica e di annullamento
identitario”. Lo precisa subito il Cardinale, spiegando che la sua idea di Europa
“non ha nulla a che vedere con qualche forma di internazionalismo che crea
confusione di popoli”, ma con l’essere popolo, che “significa avere una propria
missione presso la comunità più alta, in quanto si ha un patrimonio di storia e
di cultura da offrire. Solo così l’Europa sarà il luogo del superamento di ogni
forma di sciovinismo, che mira a primeggiare e a imporsi ai singoli membri”.
“Nessuno pensi che si voglia riproporre una visione eurocentrica del mondo”,
puntualizza ancora il presidente della Cei: “Se guardiamo la geografia del
pianeta, ogni continente ha qualcosa da portare a tutti, qualcosa di
peculiare”. L’Europa ha a che fare con “l’esodo di tanti disperati che bussano alle
porte del continente”: serve “lo stile dell’accoglienza e dell’integrazione”, che
“richiede generosità e intelligenza politica e sociale” ed è “uno stile che
coinvolge tutti, chi accoglie e chi è accolto”. L’Italia in questo “è in prima
linea”, ma è “ancora troppo sola”.
Il ruolo della religione. “Emarginare dalla sfera
pubblica il cristianesimo non è intelligente”, dice Bagnasco, e spiega: “La
volontà di omologare le visioni profonde della vita e dei comportamenti non è
il cammino rispettoso di un’Unione europea armonica e solidale, ma piuttosto un’arrogante
rifondazione continentale”. “La luce del Vangelo, non le inaffidabili e
interessate maggioranze, ha creato la civiltà europea e il suo umanesimo”.
Quanto agli “abomini” del terrorismo”, non bisogna cadere nella “trappola”
della “guerra di religione”. Nella parte della prolusione dedicata all’Italia, che
parte dai dati Istat sulla disoccupazione, la prima preoccupazione è che “il
patrimonio di capacità e di ingegno del nostro popolo sia costretto a emigrare,
impoverendo così il Paese”. “La Chiesa è vicina ai lavoratori e alle loro
famiglie, e lo sarà sempre in nome della dignità di ogni persona, consapevole
che lavoro e famiglia sono legati e costituiscono il tessuto connettivo della
società e dello Stato”. “Anche in queste situazioni, come pure in quella dei
migranti, la Chiesa non si limita a dar voce alla gente più esposta, a
richiamare l’attenzione collettiva, a incoraggiare perché non vinca la
sfiducia”, rivendica Bagnasco: “La Chiesa opera.