Un modello bresciano per il confronto sui migranti. Padre Toffari scrive a Fabio Rolfi
La lettera del direttore dell'Ufficio Migranti della Diocesi al rappresentante bresciano del Carroccio
mi rivolgo a te per un favore che potrebbe essere utile a molte persone. Non poche volte quando tu eri rappresentante delle istituzioni del comune di Brescia, (tra l’altro ho letto sulla stampa che intendi tornare) abbiamo avuto modo di confrontarci con chiarezza e senza reticenze. Seppur molto spesso su posizioni diverse, ci siamo sempre stimati e rispettati in un confronto schietto e utile e, in alcuni casi drammatici, abbiamo anche trovato il modo di collaborare a vantaggio degli uomini o delle donne, italiani o immigrati che fossero.
Credo che nelle vicende umane nessuno abbia il monopolio della verità, ma tutti possano avere la volontà del rispetto dell’altro e della libera ricerca della verità. Il favore che intendo chiederti è quello di proporre ai rappresentanti nazionali del tuo partito uno sforzo per trasferire questo, che chiamerei “Modello Brescia”, anche a livello nazionale.
Non lo faccio direttamente per evitare ulteriori polemiche e perché ritengo che i rappresentanti politici italiani ed europei, legittimamente eletti dal popolo, abbiano un compito molto più grande del mio nella responsabilità sociale e politica. Io sono solo un missionario del Vangelo che ha il dovere di renderlo accettabile anche a loro. Per quanto vissuto insieme a Brescia credo che tu sia un canale adeguato per questo.
È ovvio che lo stesso favore l’ho chiesto anche ai miei superiori, che, peraltro, a Brescia hanno sempre dimostrato un grande rispetto per ogni persona impegnata nelle istituzioni. Sforziamoci di recuperare un confronto saggio, nella ricerca della verità. Lo sproloquio di questi giorni non è utile a nessuno.
Ciò implica che ognuno di noi parta poi da dati concreti e certi in modo che “informazione e ricerca” siano il più precisi possibile. Eccone alcuni, che ti prego di controllare e contestare nel caso in cui le informazioni in mio possesso non fossero esatte.
1. Nel 2014 gli arrivi in Europa sono stati 660.000 In Italia, nel medesimo periodo, sono sbarcate 170.000 persone. Di queste solo 64.866 hanno fatto domanda d’asilo in Italia. Già questo primo dato dovrebbe farci riflettere: di fatto noi già siamo un corridoio umanitario. Sempre relativamente al 2014 Il rapporto Eurostat sfata diversi miti sulla presunta invasione di migranti in Italia: «Un terzo dei richiedenti asilo dell’Ue ha fatto la sua domanda in Germania (202.700 richiedenti, cioè il 32% dell’insieme dei richiedenti), seguita dalla Svezia (81.200, cioè il 13%), dall’Italia (64.600, cioè il 10%), dalla Francia (62.800, cioè il 10%) e dall’Ungheria (42.800, cioè il 7%)». E’ ovvio che le domande non sono state tutte accettate. Purtroppo in Italia c’è una lentezza preoccupante rispetto ad altri stati europei nell’esame delle domande. I dati in mio possesso si riferiscono a 36.330 domande vagliate nel 2014: di esse 13.327 sono state respinte (37%), 21.861 (60%) accolte; di queste ultime 3.649 hanno avuto il riconoscimento di status di rifugiato, 8.121 la protezione sussidiaria,10.091 la protezione umanitaria e 1.142 un altro esito.
2. I dati relativi al 2015 fanno intravvedere una lievitazione delle cifre: gli arrivi in Italia, ad oggi, sono stati quasi 103.000; non si riesce al momento a trovare i dati relativi a quanti hanno chiesto asilo in Italia a oggi. A luglio 2015 Eurostat ha pubblicato i dati sulle richieste di asilo presentate nei paesi UE nel primo trimestre del 2015. Il numero totale di domande è di circa 185 mila, in linea con quelle presentate nell’ultimo trimestre del 2014, ma in netta crescita rispetto invece al primo trimestre del 2014, quando erano centomila. La Germania è il paese che ha ricevuto più domande di asilo in questo trimestre, sia in termini assoluti (73 mila domande) che relativi (quasi il 40% di tutte le domande in Europa). Seguono l’Ungheria con 32 mila domande (il 18% del totale), l’Italia e la Francia (entrambe con circa 15 mila domande, l’8% del totale). L’Italia quindi, con le sue 15.245 nuove domande di asilo nel primo trimestre 2015, è al terzo posto in Europa, se si considera la cifra assoluta. Ma c’è una statistica più reale che considera il dato relativo al numero di abitanti. Questa speciale classifica è guidata nel primo trimestre 2015 dall’Ungheria con un rapporto di 3.322 richiedenti asilo ogni milione di abitanti, seguita da Svezia (1.184 richiedenti ogni milione di abitanti) e Austria (1.141). L’Italia è undicesima con 251 richiedenti asilo ogni milione di abitanti.
3. Il fenomeno migratorio in Germania costituisce e una ricchezza al punto che la Germania programma l’ingresso di circa 500.000 immigrati ogni anno cui assicura casa e lavoro in modo che favoriscano consumi, producano e soprattutto paghino contributi con i quali poter sostenere le pensioni degli anziani che diversamente non sarebbero sostenibili. Se vuoi sono in grado di offrirti copia del giornale di Hannover dove la città costruisce in una grande piazza dei moduli abitativi per chi sa che ogni mese dovrà ospitare 300 richiedenti asilo. Sempre in Germania le strutture di accoglienza sono pubbliche, condotte da incaricati assunti da associazioni ed il denaro per il mantenimento viene dato ad ogni richiedente asilo nell’ordine di circa 350€ pro capite al mese. É chiaro che a questo segue un serio lavoro di identificazione per stabilire chi ha requisiti e chi no. Come vedi in Germania, per esempio, i soldi europei per i migranti, non vanno ad appannaggio dei privati ma entrano nel circolo del vantaggio comunitario.
4. Riconosco che quanto viviamo costituisce un’emergenza e che l’emergenza deve finire. Il direttore della Caritas di Hannover ha sottolineato che un eccesso di domande di stranieri crea forte imbarazzo (previste quest’anno 670.000) rischia di creare disorientamento nell’opinione pubblica e anche reazioni non del tutto immotivate. Lo stesso pensiero è stato formulato ieri dal Ministro degli interni tedesco. Del resto ci sono già i respingimenti. In UE nel 2014 sono stati 400.000. La Francia di François Hollande è il Paese più severo di tutta l’Unione, e nel solo 2014 ha espulso 86.955 immigrati, di più che nel 2013 (erano 84.890). Al secondo posto la Grecia con 73.670 espulsioni, dato in forte crescita rispetto al 2013 quando ne espulse 43.150. Al terzo posto il Regno Unito con 65.365 espulsi, anche qui in crescita rispetto all’anno precedente (erano 57.195). Anche la Spagna ha aumentato le espulsioni: 42.150 nel 2014 rispetto alle 32.915 del 2013. Leggero incremento anche per l’Italia: 25.300 espulsi nel 2014, 23.945 nel 2013. Non sono disponibili i dati della Germania, che nel 2013 aveva espulso 25.380 persone (dati assunti dalla “Stampa"). Il problema è il come fare finire le emergenze: e qui c’è spazio per la ricerca seria e comune. A fronte della misericordia, che è richiesta al Vangelo che annuncio e professo e che mi spinge ad accogliere chi è nel bisogno, mi sto ponendo anch’io il problema di territori ricchissimi che vengono lasciati in mano di criminali violenti e sempre più aggressivi.
5. Francamente, infine, dobbiamo trovare una soluzione per i nostri pensionati italiani per quanti non hanno una casa, per gli sfrattati. Ma questo (lo dico per amore alla verità) deve avvenire a prescindere dei richiedenti asilo e per motivi ben precisi: - il contributo europeo per i richiedenti asilo non verrebbe girato ai pensionati o agli sfrattati, - qualsiasi persona in legittimo stato di bisogno ha il diritto ad essere aiutato dallo stato, a prescindere dagli aiuti dati ad altre categorie.
Vogliamo lavorare, ognuno nel proprio campo, per aumentare le pensioni e gli immobili per gli sfrattati? Questo è un dovere di ogni cittadino, a maggior ragione se cristiano. Per quanto mi riguarda, come cittadino italiano, sono pronto. Per costoro, pensionati e sfrattati, i soldi andavano reperiti prima dell’ondata migratoria, vanno reperiti durante e dopo la medesima, a prescindere dai richiedenti asilo. Le soluzioni che vorrei, nel mio piccolo, contribuire a trovare insieme a te è ovviamente una soluzione pacifica, paziente, ma anche efficace. Ti faccio un ultimo esempio: tra i vari tipi di permesso concessi dalla società tedesca, c’è anche quello dei geduld, che vuol dire pazienza, che riguarda persone dovranno abbandodare la Germania, ma per le quali si hanno dei periodi di pazienza se ci fossero pericoli imminenti nel caso di un loro immediato ritorno in patria. Naturalmente se si tratta di individui che sfruttano la situazione per un immigrazione selvaggia, l’espulsione non è certo un tabù.
Caro Fabio non ho né la pretesa né tantomeno l’illusione di cambiare l’Italia o il mondo. Vorrei solo fare quello che dice sempre il vescovo Monari: “Vivificare con l’Amore il piccolo frammento di mondo in cui sono chiamato a vivere ben sapendo che l’Amore può essere sorretto solo dalla verità”.
Ti ringrazio di cuore, nella speranza di trovare modi e tempi per un confronto sereno.
P. MARIO TOFFARI
24 ago 2015 00:00