Quaresima. Le ceneri ci ricordano che non possiamo barare. Il peccato è dentro di noi
Alle 18.30 la celebrazione delle Ceneri in Cattedrale presieduta dal vescovo Monari. Il primo atto di chi vuol cambiare, ricentrare la propria vita, incomincia dall'ammettere che occorre prima cambiare se stessi. Il che ci domanda di dare tempo a noi stessi, di guidare la nostra giornata e non lasciarci bere la giornata da altro, da altri.
Ma pure in questo caso ci sorprende quel tempo straordinario per un cattolico che è la Quaresima. La stessa nostra infanzia ce l’ha consegnata piena di ricordi in un clima sociale che sembrava più favorevole o presunto tale. Ora abitiamo una cultura che ufficialmente è laica, che sembra non supportare una scelta religiosa. Tutto è più difficile dunque? Non è assolutamente detto. Quando non è la società, l’ambiente nel quale viviamo ad aiutarci a vivere da cristiani, si è spinti a cercare l’originalità della nostra fede.
Tutti parlano di cambiare il mondo. In questa crisi economica, che sembra infinita, in un Paese come il nostro si ritiene che a cambiare, ad essere più onesti, più disponibili, debbano essere sempre gli agli altri. La colpa di tutto è dei politici, della burocrazia, della scuola che non funziona. Maleducati ed egoisti sono i miei vicini di casa. Prepotente è la moglie, disinteressato è il marito assorbito dalla sua carriera, dal suo lavoro. Così non vi è più tempo per noi e per figli. Insomma il peccato è altrove. È di altri. È della suocera, della nuora, del marito, della moglie, dell’insegnante.
La nostra Quaresima inizia, invece, con una celebrazione, l’imposizione delle ceneri, che chiede a ciascuno di noi di convertirsi. Ci pone dinnanzi a Dio per cui non possiamo barare. Neppure auto-ingannarci. Il primo atto di chi vuol cambiare, ricentrare la propria vita, incomincia dall’ammettere che occorre prima cambiare se stessi. Il che ci domanda di dare tempo a noi stessi, di guidare la nostra giornata e non lasciarci bere la giornata da altro, da altri. Il rischio è di consumarsi dentro, di svuotarsi, di non avere più nulla da dare in famiglia e fuori di essa.
Torna, dunque, pressante l’invito a fermarsi a pregare, a sostare sulla Parola Dio. Pregare individualmente e pregare liturgicamente significa credere profondamente che è Dio prima di tutto che ci viene incontro. Partecipare alla liturgia è concedersi uno stacco, una cesura dal quotidiano. È come abitare in una zona franca. È un sospendere il tempo, il fluire degli impegni quotidiani per ridare un senso, una motivazione a ciò che si vive in fretta. La preghiera rigenera.
Riattiva anche la carità. Madre Teresa di Calcutta, per essere stata una donna di attività, d’impegno per i poveri incominciava la sua giornata con almeno due ore di preghiera. Perdita di tempo? Alle sorelle della famosa casa della morte di Calcutta, chiedeva nel pomeriggio almeno un’ora di adorazione. In fondo da che cosa nasce quel volontariato, quelle borse della spesa, quell’aiuto donato a chi è in difficoltà senza che la destra sappia ciò che fa la sinistra se non dalla certezza che non si può amare Dio che non si vede se si ama il prossimo che si vede.
Sorga la carità anche dalla capacità di evitare lo spreco, ecco il senso dell’astinenza. È vero che gli economisti ci invitano a consumare per far ripartire l’economia. Allora facciamo in modo che con la nostra carità consumi chi non può consumare neanche il necessario per vivere. E se è consentito facciamo in maniera che la nostra carità sia anche una protesta per le troppe ingiustizie della nostra società. Quaresima sia tempo di rigenerazione per ciascuno perché si rigeneri la società intera.
BRUNO CESCON
18 feb 2015 00:00