Pasqua. Una vita secondo lo Spirito
"È festa, la Pasqua; è celebrazione di quello che Dio ha fatto; e dove Dio opera lì bisogna lodare, ringraziare, celebrare, fare festa". L'editoriale del n° 13 di Voce è del vescovo Luciano Monari
Questa “vita in Dio” non è solo oggetto di una speranza futura. Della speranza futura abbiamo una caparra e quindi un anticipo reale nella “vita secondo lo Spirito”, cioè in una vita che, pur continuando a muoversi all’interno del mondo, non ha però le sue motivazioni ultime nei meccanismi del mondo, ma nell’amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori.
San Giacomo, nella sua lettera, parla di una sapienza che viene dall’alto e cioè da Dio, dal Signore Gesù risorto. Questa sapienza produce una forma di vita che Giacomo descrive così: “Pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera” (Gcm 3,17).
Non siamo quindi davanti a immagini fantastiche, ma a una conversione concreta nei modi di pensare e di agire.
È festa, la Pasqua; è celebrazione di quello che Dio ha fatto; e dove Dio opera lì bisogna lodare, ringraziare, celebrare, fare festa. Anzi, la Pasqua è l’unica celebrazione piena perché è l’unico evento definitivo, che non sarà cancellato mai. Festeggiamo una guarigione, una vittoria, la realizzazione di un progetto, l’esperienza di un’amicizia: ebbene, di tutte queste cose e di altre ancora la Pasqua è il compimento trascendente. La guarigione da una malattia diventa guarigione dalla condizione di mortalità; la gioia di una vittoria diventa gioia per la vittoria definitiva sulla morte; il progetto realizzato diventa raggiungimento di una gioia piena e duratura; l’amicizia supera i limiti del tempo e diventa esperienza dell’amore di Dio rivolto alla creazione e all’umanità intera.
Insomma, la Pasqua porta a pienezza le nostre speranze, dà solidità all’amore umano, rende l’esistenza nel mondo gravida di vita eterna. Ma proprio per questo la Pasqua impegna alla conversione.
Scrive San Paolo: “Celebriamo la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azimi di sincerità e di verità” (1 Cor 5,8). La forma vecchia di esistenza, impastata di male e di ambiguità, deve lasciar posto all’obbedienza alla verità e alla sincerità d’animo. Questo è anche l’augurio migliore che ci possiamo scambiare:
Il Signore è risorto! Buona Pasqua!
+LUCIANO MONARI
04 apr 2015 00:00