La Cei per il Primo maggio: “Educare al lavoro”, sia di nuovo “luogo umanizzante”
Il lavoro “in Italia manca”, osservano i vescovi, e questa scarsità “porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano”
Di qui il richiamo del Papa alla “responsabilità degli imprenditori” formulato nell’Evangelii gaudium e ripreso nel Messaggio al Forum economico mondiale di Davos; tuttavia, affermano i vescovi, “anche i lavoratori hanno una responsabilità”: il lavoro, che ci sia o meno, “tracima e invade le vite delle persone, appiattisce il senso dell’esistenza, così che chi non aderisce a questa logica viene scartato, rifiutato, espulso”. La responsabilità “che tutti ci troviamo a condividere” è “l’incapacità di fermarci e tendere la mano a chi è rimasto indietro”. Il lavoro – si legge ancora nel testo – deve essere sempre e comunque espressione della dignità dell’uomo, dono di Dio a ciascuno”. Di qui, ricordando anche il monito di Francesco nel discorso per il ventennale del Progetto Policoro, l’importanza di “percorsi educativi per le giovani generazioni da parte delle comunità cristiane”. L’esperienza universitaria “non può soggiacere unicamente” alla logica di mercato; la formazione culturale e l’elaborazione di “esperienze spirituali e morali che plasmino l’identità della persona e aprano ai valori della giustizia, della solidarietà e della cura per il creato costituiscono le condizioni di base per una corretta e completa educazione al lavoro stesso”.
AGENSIR
21 apr 2016 00:00