L'ultimo invito del Papa a Cuba: la famiglia antidoto a individualismo e manipolazioni
Prima di lasciare l'isola per gli Stati Uniti, dove è stato accolto dal presidente Obama, intenso incontro di papa Francesco nella cattedrale di Santiago
Nell'ultimo appuntamento cubano, nella cattedrale di Santiago, Papa Francesco si è rivolto alle famiglie. "Se spariscono i momenti familiari, come “accade - ha ricordato - in molte culture al giorno d’oggi”, allora “tutto tende a separarsi, isolarsi”, prevalgono “divisione e massificazione”, che il Papa definisce “fenomeni attuali”. Papa Francesco ha avvertito: “le persone si trasformano in individui isolati, e dunque - spiega - facili da manipolare e governare”. In famiglia – ha spiegato – “non c’è posto per le maschere, siamo quello che siamo e siamo chiamati a cercare il meglio per gli altri”. “Quando viviamo bene in famiglia, gli egoismi diventano piccoli: esistono, perché tutti noi abbiamo qualcosa di egoistico… Però quando non si vive una vita di famiglia, si vanno ingrandendo queste personalità che possiamo chiamare cosi: “Io, me, con me, per me”. Totalmente centrati in se stessi, che non conoscono la solidarietà, la fraternità, il lavoro insieme, l’amore, la discussione”.
Non c'è futuro senza famiglie, dimenticando papa' e mamma
Il Papa dunque ha invitato tutti a considerare che, se si pensa al futuro, non si può che volere un mondo con le famiglie, "migliore eredità". “In una casa vuota non di persone ma vuota di relazioni, vuota di contatti umani – ha detto - non si sa aspettare, non si sa chiedere permesso, non si sa chiedere scusa, non si sa dire grazie”. Ha poi ripetuto e ribadito l’’invito ad “avere cura delle famiglie”, che definisce “vere scuole del domani”, “veri spazi di libertà”, veri centri di umanità”.Dunque, un avvertimento forte: attenzione a perdere certi termini e certe relazioni: “ci si dimentica di come si dice ‘papà’, ‘mamma’, ‘figlio’, ‘figlia’, ‘nonno’, ‘nonna’, e ci si comincia a dimenticare che queste relazioni sono il fondamento, il fondamento del nome che abbiamo”. “Si perdono le relazioni che ci costituiscono come persone, che ci insegnano ad essere persone”.
Dio si manifesta nella verità del quotidiano
Nelle “cose quotidiane” – ha continuato papa Francesco - si mostra l’amore di Dio e opera lo Spirito Santo, ricordando che Gesù ha scelto le nozze di Cana come primo avvenimento pubblico e ha poi tante volte scelto i pranzi, le cene, le visite in casa “per far conoscere il progetto di Dio”. Francesco sottolinea che in questo “Gesù non è selettivo, non gli importa se sono pubblicani o peccatori – ha detto - come Zaccheo”. Ed è “in casa che sperimentiamo il perdono”. Il Papa non nasconde difficoltà e dolori quando parla di “semina e raccolto, di sogni e ricerche, di sforzi e impegno, di lavori faticosi”. E anche fotografando il momento del ritrovarsi la sera, il Papa riconosce che tante volte si arriva stanchi e – parlando a braccio – “può capitare di assistere a qualche discussione, a qualche litigata tra il marito e la moglie”. “Non bisogna averne paura… - ha ribadito con verità Francesco che ha confidato: “Io ho più paura di alcuni matrimoni in cui mi dicono che mai, mai hanno avuto una discussione…”. E l’incoraggiamento è stato davvero forte quando Papa Francesco ricorda che Gesù ha scelto proprio i momenti e gli spazi in casa per manifestarsi. E questo – ha spiegato - per “aiutarci a scoprire lo Spirito vivo e operante” in quelle che, con semplicità ma anche massima chiarezza, Francesco fotografa come “le nostre cose quotidiane”. Francesco ricorda alle famiglie, e a tutti, quello che definisce “l’amore concreto e operante di Dio”.
FAUSTA SPERANZA (RADIO VATICANA)
23 set 2015 00:00