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Brescia
di R. GUATTA CALDINI 29 feb 2016 00:00

Il volto della misericordia nei lineamenti di Dio

Sabato 27 febbraio il vescovo Monari ha tenuto una Lectio biblica in occasione del ritiro "Per le persone impegnate nella politica, nell'impresa, nel mondo del lavoro e nel sociale"

La misericordia può e deve trovare una sua applicazione nella vita di ciascuno, come nell'ambito politico e in quello sociale. Lo ha sostenuto il vescovo Monari sabato 27 febbraio in occasione della Lectio biblica "Per le persone impegnate nella politica, nell'impresa, nel mondo del lavoro e nel sociale" tenuta al Centro Paolo VI.

La misericordia ha un volto, quello di Dio, da qui l'origine dell'amore con cui amiamo il prossimo, un amore che “non è pienamente nostro – ha sottolineato il vescovo Luciano –, certamente è legato alla nostra libertà e alla nostra responsabilità, ma ci viene da Dio, è dono di Dio”. Nessuno è un'isola, nessuno può realizzarsi da solo. La solidarietà è fondamentale, tanto più in un tempo in cui la crisi economica sembra non mollare la presa. Eppure chi ha più possibilità di altri, chi ha la possibilità di donare qualcosa, non deve farlo con un atteggiamento di superiorità nei confronti dell'altro, perché “la ricchezza gli deriva da Dio”, gli è stata data “per responsabilizzarsi, per mettersi in un atteggiamento di apertura, di fraternità e di comunione con gli altri”.

Il dinamismo dell'amore: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”(1Gv 3,18-24). E' citando la Prima lettera di San Giovanni che il Vescovo ha sottolineato la necessità, per i credenti, di far seguire alle parole fatti tangibili che trovano una loro collocazione nelle opere di misericordia corporale. Si tratta di un impegno verso il prossimo che, come indicato da San Giovanni, deve essere portato avanti “nella verità”, dove la verità è “la rivelazione dell'amore di Dio”. Quindi: “Amare nella verità vuol dire amare il prossimo con quella forza di amore che ci viene da Dio, che ha una sua origine in Gesù, nel dono gratuito che Gesù ha fatto donando se stesso”. Fede e carità devono andare di pari passo. “Il rapporto con Dio, la misura della vita umana, si gioca, in concreto, nel rapporto con gli altri”, fra uomo e uomo. “L'uomo davanti a Dio si verifica nel modo in cui si colloca davanti all'altro: se si sente responsabile dell'altro, se opera, a partire da questa responsabilità, nei confronti dell'altro”. Se è vero che “la misura” dell'operato umano, del credente, corrisponde al “numero di opere religiose” è altrettanto vero - ha sostenuto il vescovo Monari – che taluni opere “sono autentiche solo se trovano un atteggiamento concreto nei confronti dell'altro, se producono giustizia e amore”. Deve sussistere, quindi, “l'amore per il prossimo, anche quando questo dovesse non risultare gratificante, anche quando dovesse costare qualcosa dal punto di vista della carriera o della riuscita...”.

Gli atti religiosi fondano un rapporto di fraternità con gli altri. “Ogni gesto di amore, di fraternità, di pazienza, ha un valore immenso” così come, a fronte del Giudizio finale ( il riferimento è a Mt 25,31-46), “ogni rifiuto di un gesto di amore ha una parallela gravità”. Ogni uomo – è l'invito del Vescovo – deve dare un “grande peso ai comportamenti della vita quotidiana”. Dal brano di Matteo “vengono le opere di misericordia, aggiungendo il 'Seppellire i morti' troviamo l'elenco delle opere di misericordia corporale: dar da mangiare, dar da bere e vestire sono le esigenze più elementari, visitare chi è in una condizione di isolamento, malato o in carcere, aiutare chi è in una condizione di incertezza come il forestiero, chi è presente sul territorio ma non ha dei diritti riconosciuti in modo pieno”: questi atti di vicinanza si configurano come un patto di solidarietà che entra nell'alveo della Misericordia di Dio. “la tradizione cristiana ha aggiunto le 7 opere di misericordia spirituale, ma evidentemente sia quelle di misericordia corporale che quelle di misericordia spirituale sono esempi, non hanno la pretesa di esaurire tutte le possibili forme di amore nei confronti degli altri.

Sono opere che nascono dalla consapevolezza che “il bene umano, quello che fa bene all'uomo, è un bene complesso, che comporta dei beni materiali: cibo, vestiti, casa sono i meno nobili, certo, ma se vengono meno questi tutti gli altri decadono”. Ci sono poi i beni psicologici (conoscenza, affetto, relazioni), i beni personali (libertà, responsabilità, dignità, cultura, etica...), e i beni spirituali, “legati alla Grazia di Dio”: “Proprio perché sussistono questi livelli diversi di realizzazione del bene umano ci sono livelli diversi di opere di misericordia, senza, però, alcuna contrapposizione, al contrario, c'è un'integrazione”. Viene così evidenziato come la soddisfazione del livello elementare permetta la realizzazione di un livello psicologico sufficiente che a sua volta permette la realizzazione dei valori personali, questi permettono di vivere meglio il rapporto con Dio e viceversa: “I valori spirituali mi danno il senso della mia dignità, del mio essere figlio di Dio e quindi non posso svendere il mio valore umano per nessun motivo”. Sono tante le necessità degli uomini e “man mano che andiamo avanti la società si fa sempre più complessa, con opportunità nuove, con il moltiplicarsi dei bisogni”. Talvolta si tratta di bisogni futili, vedasi il consumismo, altresì ci sono bisogni che, quando vengono soddisfatti, permettono di vivere meglio. Nessuno, però, è autosufficiente, nessuno è in grado di soddisfare tutti i propri bisogni: “Il mio benessere – ha chiosato il vescovo Luciano – dipende da voi come io ho la responsabilità di contribuire al vostro benessere, nessuno può realizzarsi isolatamente. Siamo gli uni per gli altri motivo di ricchezza, di stimolo, di sostegno, di aiuto”.
R. GUATTA CALDINI 29 feb 2016 00:00