Galantino: "Nessun politico dovrebbe mai cercare voti sulla pelle degli altri"
Dopo le polemiche politiche della scorsa settimana, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, non ha pronunciato la “Lectio degasperiana”. Il testo preparato dal segretario della Cei è stato comunque letto. Non mancano spunti interessanti di analisi della figura di Alcide De Gasperi alla luce del momento storico che stiamo vivendo
“De Gasperi non è solo un esempio, ma è un modello che merita di essere studiato come elemento centrale di una storia collettiva esemplare. L’esperienza degasperiana della ricostruzione italiana - annota Galantino - è un’esperienza popolare che va oltre le vicende politiche nazionali: è una forma alta di partecipazione e insieme una dimostrazione di ciò che si può realizzare quando la si assume davvero come una missione di servizio”. Galantino ricorda la “benevolenza popolare” di cui la Chiesa godeva nel dopoguerra - “una fiducia antica che come Chiesa dobbiamo sempre nuovamente meritare” - grazie alla quale “ha potuto chiamare alla politica un’intera generazione di giovani, la generazione di Moro e di Fanfani, e tenere unito il mondo cattolico”. Una “nuova leva di deputati e senatori” e un’“unità politica che abbracciava sindacati, associazionismo, organizzazioni religiose, e che qualcuno nella Chiesa pensava di poter manovrare a piacimento”, che “non avrebbero avuto il loro successo” senza De Gasperi. Così nel 1954, “con la fine politica di De Gasperi si chiuse davvero un’epoca che ritorna attuale oggi”, allorquando “siamo in pieno nel passaggio verso una nuova intelligenza civile”.
“Una politica senza memoria, che pretenda di ricominciare da zero, non ha futuro e rischia, nel migliore dei casi, di essere velleitaria. La politica, come le Istituzioni che ne sono il fondamento, ha bisogno di tempi e di spazi di manovra, soprattutto in democrazia, dove l’equilibrio tra i poteri non può ridursi al rispetto formale di regole”.
“Rispetto delle Istituzioni e, in particolare, del Parlamento” è stato il “primo cardine” della “ricostruzione degasperiana”, annota il segretario generale della Cei. “Mai De Gasperi - ricorda Galantino - ha ceduto alla tentazione di coartare il Parlamento, che era la sede in cui egli pretendeva il rispetto e in cui poteva riconoscere alle opposizioni il ruolo che meritavano”. Questo “era la sede della legittimazione della volontà popolare”, tanto che, quando propose la nuova legge elettorale maggioritaria, “il suo premio di maggioranza sarebbe comunque scattato solo se la coalizione avesse raggiunto la maggioranza dei voti, il 50%”.
Oggi “siamo di fronte alla necessità non solo di una nuova forma di convivenza fra i popoli, ma anche di un nuovo modello macro-economico, di una nuova politica industriale, di una politica dei diritti sociali più completa. Chi pensa, chi adotta, chi realizza queste riforme? Esse richiedono una democrazia costruita con un di più di ascolto, un di più di precisione e di attenzione ai dettagli, per adattare i grandi principi dell’uguaglianza e della solidarietà a regole sempre nuove di giustizia, che non può rimanere una questione confinata nelle aule dei tribunali”.
“Siamo più vicini di quanto crediamo alle sfide che De Gasperi dovette affrontare, anche se esse a molti non appaiono oggi così drammatiche”. “De Gasperi - ha rimarcato - aveva ben chiaro che una crisi come quella del secondo dopoguerra non poteva essere vinta con la leva dei soli strumenti economici: era necessario che una rigorosa politica di bilancio fosse inserita in una visione politica internazionale ed europea e venisse sostenuta - vorrei dire incarnata - da una ferrea tempra morale”.
Guardando alla situazione attuale, Galantino ha aggiunto: “La politica non è forse quella che siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi. La politica è ben altro, ma per comprenderlo è inutile prodursi in interminabili analisi sociologiche o in lamentazioni, quando è possibile guardare a esempi come quello degasperiano. I veri politici segnano la storia ed è con la storia che vanno giudicati, perché solo da quella prospettiva che non è mai comoda, si possono percepire grandezze e miserie dell’umanità”.
E ancora: “Pensiamo spesso che il buon cattolico sia un uomo a metà, una via di mezzo tra gli ambiziosi e i disperati e non è vero. Pensiamo che un cattolico sia un uomo con il freno a mano, che non possa godere del successo della scienza o dei frutti della ricchezza, ma sono bestemmie perché non c’è nessun motivo che ci spinga a rinunciare ad offrire al Signore il meglio dell’intelligenza e dello sviluppo economico e tecnologico. Il cristiano è solamente colui che, anche in questi campi, mette tutto se stesso al servizio degli altri e nelle mani del Signore”.
“Nessun politico dovrebbe mai cercare voti sulla pelle degli altri e nessun problema sociale di mancanza di lavoro e di paura per il futuro può far venir meno la pietà, la carità e la pazienza”.
“La politica come ordine supremo della carità: questa io credo dovrebbe essere la grande avventura per chi ne sente la missione”, rimarca Galantino nel testo, ribadendo che “è questo che mi ha spinto a essere fin troppo chiaro (qualcuno ha scritto ‘rude’) negli interventi di questi ultimi giorni - almeno quelli non inventati - sui drammi dei profughi e dei rifugiati”.
Poi uno sguardo all’Europa. “L’Europa che De Gasperi ha contribuito a fondare era più generosa di quella di oggi e i suoi capi politici farebbero bene a ricordarsi da dove gli europei sono venuti e dopo quali terribili prove. L’Europa non può diventare una maledizione; è un progetto politico indispensabile per il mondo, a cui la Chiesa guarda con trepidazione, come un esempio, un dono del Signore".
AGENSIR
20 ago 2015 00:00