Don Marco Cavazzoni. L'importanza della famiglia
Nato a Brescia il 4 aprile 1991, don Marco Cavazzoni ha sempre vissuto a Manerbio. È l’ultimo di tre fratelli, di cui uno sacerdote: don Mattia e Marcello. Ha ricevuto il battesimo il 12 maggio 1991 nella chiesa di Cignano. Nel settembre del 2005 ha fatto il suo ingresso in Seminario
Fondamentale nella tua scelta è stata la famiglia, ma ci sono delle figure spirituali che ti hanno influenzato? Sì, i preti che ho conosciuto nel corso del mio cammino, in primis mio fratello che ha già fatto questa scelta e mi ha fatto intravedere la possibilità di prendere questa strada. Poi ci sono i preti che mi hanno accompagnato in questi anni sia in parrocchia dove sono cresciuto sia in seminario, i preti che mi hanno formato, penso ai padri spirituali che ho avuto in questi anni. Sono state persone che con la loro vicinanza mi hanno sostenuto, aiutato e indirizzato nel leggere nella mia vita la Pasqua che il Signore voleva che io vivessi proprio perché poi io possa aiutare le persone a vivere la Pasqua nella loro vita: significa sentire Dio vicino a sé, sentire un Dio che è per me, un Dio che in tutto quello che io vivo garantisce la sua presenza e il suo aiuto proprio perché mi chiama a qualcosa di bello, qualcosa di grande. Queste figure sono state per me un aiuto per rileggere tutta la mia esperienza alla luce del Signore e mi piacerebbe tradurre tutto questo, essere io un segno, un aiuto anche per gli altri, affinché possano trovare nella loro vita la presenza di Dio.
Nel tuo anno di diaconato ci sono delle testimonianze, dei ricordi che vanno in questa direzione? Sebbene sia ancora inesperto, già solo l’accompagnare i ragazzi alla prima confessione, alla prima comunione e alla cresima, l’accostarsi al perdono di Dio, ad accostarsi al dono dello spirito, ad avvicinarsi a ricevere nelle proprie mani Dio stesso, vedere la straordinarietà di questa cosa e farla cogliere ai bambini e ai ragazzi è qualcosa di significativo, non scontato. Ed è bene che rimanga non scontato, bisogna far percepire a questi ragazzi che non è perché si fa il cammino di catechesi che c’è questa tappa: aiutarli a cogliere la straordinarietà di tutto questo per la loro vita è stata per me una delle occasioni in cui mi sono messo a servizio per far scoprire la vicinanza di Dio.
Cosa ti lascia il periodo in Seminario? Quanto ha influito nel tuo percorso?
Posso dire che prezioso come il Seminario per la mia formazione c’è stato ben poco, ha occupato gran parte dei miei anni, sia nel senso quantitativo che qualitativo: la mia adolescenza, la mia prima giovinezza le ho passate in Seminario. È stato un luogo, una comunità importante, decisiva, in cui ho scoperto davvero il Signore all’opera.
Ho scoperto che per me il Signore ha preparato grandi cose, ho scoperto la bellezza della comunione, la fatica della comunione, ma sento che la ricchezza datami da questo cammino di formazione – dal punto di vista umano – intellettuale e spirituale, è qualcosa di incommensurabile.
Il Seminario, nella misura in cui ti metti in gioco, entri in dialogo con i superiori, con gli educatori, con i compagni di classe, ti forma, ti restituisce attraverso modalità nuove, relazioni nuove, sempre in meglio.
R.GUATTA CALDINI
10 giu 2016 00:00