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Brescia
di R. GUATTA CALDINI 10 dic 2015 00:00

Corpus Hominis. La misericordia nutre l'anima

Corpus Hominis, il progetto di costruzione culturale, artistica, sociale e civile sostenuto da Fondazione Cariplo, si appresta a entrare nella seconda annualità ispirandosi alle opere di misericordia spirituale. Dal 22 al 29 maggio 2016 a Brescia torna il Festival della comunità. L'intervista a don Adriano Bianchi

Una città senza anima è una città senza storia e senza futuro. L’anima di Brescia campeggia su Palazzo Loggia incisa nel marmo: “Brixia fidelis fidei et justitiae”. Un motto che esprime l’anima del corpo cittadino; il richiamo alla sua origine; lo stile con cui affrontare i problemi di ogni tempo e l’orizzonte per non perdere i tratti della sua identità. Curare l’anima del corpo sociale e comunitario prevede azioni e ispirazioni precise. I “movimenti” che le opere di misericordia spirituale suggeriscono si concretizzano nell’educare il “cuore” della città a restare fermo nella sua fedeltà alla fede e alla giustizia. Movimenti, azioni, che sono parte integrante del percorso di costruzione culturale, artistica, sociale e civile di Corpus Hominis. In concomitanza con il Giubileo il progetto entra nel secondo anno e avrà il suo culmine nel Festival della comunità in programma dal 22 al 29 maggio 2016. La progettualità sarà declinata in base alle sette opere di misericordia spirituale, come spiega, nell’intervista che segue, don Adriano Bianchi, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Brescia.

Il tema di quest’anno è “L’anima della città”. Com’è cambiata nel tempo e di quali cure necessità?
Corpus Hominis ha come obiettivo fondamentale la riscoperta del senso di comunità. Tutta l’esperienza del “corpo della città” che noi l’anno scorso abbiamo indagato attraverso le opere di misericordia corporale era volta alla comprensione di come la comunità abbia una carne ben identificabile, con delle ferite. Ferite dalle quali, nel corso della storia, sono scaturite delle risposte da parte delle istituzioni, delle confraternite, da parte di varie realtà, con lo scopo di preservare il corpo della città. Anche oggi siamo consapevoli dell’importanza di “riempire lo stomaco”, ma non possiamo dimenticare i mali spirituali, quelli che toccano il cuore delle persone, le ragioni della loro vita. Dire che la città ha un’anima significa prendersi cura di ciò che sta a cuore a chi la abita. In questo senso la città e la sua anima – senza un progetto, senza una motivazione – faticano a camminare. Da questa mancanza si evidenzia l’attualità delle opere di misericordia spirituale. L’anno di Misericordia che il Papa ci offre in qualche maniera sottolinea, ancora una volta, la necessità di far fronte ai bisogni materiali come a quelli del cuore, uno in particolare: il bisogno di trovare una ragione di vita, senza la quale è difficile intravedere un qualsiasi futuro. Come vale per il singolo, tutto questo vale anche per la città.

Come verranno, quindi, declinate le opere di misericordia spirituale?
Le iniziative saranno tantissime. Il progetto prevede una serie di azioni che si muovono durante l’anno e coincide con il cosiddetto processo che noi vorremmo innestare nella città coinvolgendo enti e istituzioni, persone che attraverso Corpus Hominis, mettendosi in collegamento, costruiscono percorsi significativi. In particolare sarà durante il Festival che emergeranno maggiormente le declinazioni. Quest’anno daremo spazio ad alcuni incontri che l’Università Cattolica sta predisponendo con personaggi di rilievo. In questa fase al centro delle trattazioni troveremo i verbi: consolare, consigliare, insegnare, pregare, sopportare... Musica, teatro e altre tipologie di linguaggi declineranno le opere come già è accaduto nella prima edizione del Festival. Al centro della settimana del Festival figurano le celebrazioni del Corpus Domini: in questo caso il corpo di Cristo, un Corpo carnale, incarnato, ma anche modello della convivenza e dell’amore che tocca profondamente il cuore e le ragioni dello stare insieme. Corpo che è comunione e dal quale, in qualche modo, trae origine la profondità del legame umano e spirituale fra le persone nella comunità, nella città.
R. GUATTA CALDINI 10 dic 2015 00:00