Chiese dismesse? Gli italiani hanno buona memoria
Più numerose le "riconversioni" nei Paesi del nord Europa. In Italia si contano 65mila chiese di proprietà ecclesiastica con un forte legame al popolo e al territorio. Stefano Russo, direttore dell’ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Cei, sottolinea il "forte carattere identitario degli edifici di culto" e "il legame, secolare, che si viene a generare con le persone che li vivono"
Edifici “preziosi” agli occhi dei fedeli. “Per fortuna, in Italia la situazione rimane sotto controllo, con un numero ristretto di casi di chiese che sono state alienate - spiega mons. Russo - e ciò si deve al forte carattere identitario degli edifici di culto e al legame, secolare, che si viene a generare con le persone che li vivono. Dobbiamo tenere presente che, all’interno delle 224 diocesi che coprono il territorio con oltre 25.500 parrocchie, in Italia si contano oltre 65.000 chiese di proprietà ecclesiastica. È un numero decisamente rilevante che testimonia il forte radicamento di fede ad ogni latitudine. Il problema è che molte di queste chiese si trovano in zone ormai scarsamente abitate, in centri delle Alpi o degli Appennini dove magari troviamo parrocchie con 500 o 1000 abitanti che hanno dieci o venti chiese e cappelle. È chiaro che il loro uso negli ultimi decenni è diminuito, ma per lo più non sono state abbandonate”. “Anzi - sottolinea il direttore - diverse di loro sono state restaurate grazie all’affezione dei parrocchiani, magari da tempo trasferiti in altri centri, ma che hanno voluto contribuire con le proprie offerte, nel ricordo e nell’affetto verso la comunità dove sono nati e cresciuti e dove hanno ricevuto i primi sacramenti”. “Il senso di una chiesa - spiega ancora - supera la comprensione che di essa possiamo avere quale monumento e il culto che vi si celebra costituisce il contesto vitale che la giustifica e rende preziosa agli occhi dei fedeli. Da qui il carattere identitario che fa delle chiese, al di là del fascino storico-artistico, non tanto dei ‘musei’ del sacro, ma qualcosa di più significativo e profondo, che attiene alle corde spirituali della popolazione”.
In rete un poderoso lavoro di archiviazione. Per cogliere la vastità e preziosità di questo patrimonio artistico-religioso basta visitare il sito internet dell’Ufficio nazionale diretto da mons. Russo (www.chiesacattolica.it/beniculturali/). Al suo interno c’è, tra le altre, la sezione dal titolo “Le chiese delle diocesi italiane”, dove è già possibile trovare il censimento di 12.000 delle 65.000 chiese del nostro Paese. Dire “censimento” significa che di ciascuna di quelle catalogate si riportano schede molto esaustive sia sotto l’aspetto storico-liturgico, sia artistico. “È un archivio in divenire, nel quale - dice mons. Russo - nel volgere di pochi anni si dovrebbe arrivare al completamento del quadro complessivo, con una catalogazione e un inventario dettagliato di tutti i beni contenuti”. Nello stesso sito dei “beni culturali” c’è poi la sezione “BeWeb” (www.chiesacattolica.it/beweb/UI/) che contiene un archivio altrettanto ricco: si tratta infatti di 3,5 milioni di oggetti liturgici, opere d’arte, statue, biblioteche, documenti d’archivio, incunaboli, e ogni altra componente dell’apparato cultuale stratificato in secoli di amore popolare verso la propria chiesa o chiesetta. I singoli “oggetti” possono essere ricercati per tipo, per categoria, per autore (se si tratta di libri, codici, opere d’arte, ecc.) e, dove già schedati, se ne possono trarre preziose informazioni utili sia a livello culturale, sia sotto il profilo della storia religiosa e spirituale di zone e territori. La Cei, afferma mons. Russo, sta allestendo anche una “scrivania virtuale” che viene implementata man mano dai diversi uffici diocesani, “con una minuziosa opera di catalogazione di tutto quanto, chiesa dopo chiesa e parrocchia dopo parrocchia, costituisce l’enorme lascito di fede e devozione del popolo cattolico del nostro Paese”.
LUIGI CRIMELLA
09 gen 2015 00:00