Campi nomadi? La soluzione non è eliminarli
“La situazione dei campi Rom è in sofferenza, però sarebbe come se di fronte a un ammalato dicessimo che la soluzione migliore è ucciderlo". Don Osvaldo Resconi, parroco di Fiumicello e delegato diocesano per la pastorale dei migranti, commenta così le dichiarazioni di Salvini ("Raderei al suolo i campi Rom")
Don Osvaldo, può fare una fotografia della situazione bresciana?
Difficile fare una mappatura. Parliamo di qualche centinaia di persone. Ci sono dei campi fissati istituzionalmente dal Comune, penso a quello di via Orzinuovi, di via San Zeno o a Buffalora, poi ci sono innumerevoli campi: soprattutto i Sinti ma anche i Rom amano acquistare un pezzo di terreno sul quale stabilire la loro dimora, il loro piccolo clan. Bisogna anche considerare il continuo movimento di persone che arrivano, si fermano e ripartono alla ricerca di sistemazioni migliori. Attualmente Sinti e Rom non sono più da considerare nomadi: lo sono come origine, ma ormai sono stanziali, nel senso che risiedono in un posto e cercano una sistemazione definitiva.
Che cosa dovrebbe fare, secondo lei, il mondo politico?
La prima cosa, indispensabile, è che la politica incontri le persone dei campi Rom, non che conosca semplicemente il problema. Incontrarsi significa chiacchierare, confrontarsi e mettersi in ascolto. Molto spesso queste persone hanno bisogno di un orientamento nella scelta della loro vita. La nostra diocesi ha compiuto una decisione importante, quasi profetica: ha incaricato alcune persone per stare con questa gente, per cercare di capirla e per cercare di aiutarla. Sinti e Rom non hanno bisogno soltanto di una casa, di cibo o di vestiti, hanno bisogno anche di una compagnia, hanno bisogno di sentirsi persone tra le persone. È questo l’impegno sul quale la diocesi ha scommesso, è questo l’impegno che, penso, darà frutti.
E ai nomadi cosa suggerisce?
Ai Sinti e ai Rom chiedo di non guardare con sospetto e diffidenza i “gagi”, cioè noi. È vero che c’è qualcuno che non li sopporta, ma c’è anche tanta gente che li guarda con tanta compassione e con tanto affetto.
L. ZANARDINI
09 apr 2015 00:00