Bagnasco alla Cei: "Ricostruire la società alla luce della misericordia"
Nella prolusione al Consiglio permanente della Cei, il presidente Angelo Bagnasco confermata l'azione della Chiesa italiana a fianco di Francesco nell'accoglienza dei profughi. Un grande impegno per la seconda metà del decennio: "Se nella prima parte abbiamo voluto guardare in modo prevalente all'interno delle comunità cristiane, nella seconda intendiamo intensificare alleanze rispettose e collaborative con la società civile"
Una comunità che giudica ed esclude non ha futuro, ma si condanna alla divisione sociale che non giova ad alcuno”. È il monito del cardinale Bagnasco, che ha definito il Giubileo ormai imminente “un segno forte per tutta la società”, in un mondo che “rimane spesso avvinto dentro logiche individualistiche”. La “medicina prescritta” dal Papa, per il presidente della Cei, è chiara: “usare misericordia verso chi ha sbagliato e verso chi è in difficoltà”, per “incontrare tutti e annunciare a tutti - nessuno escluso - che Dio ci ama e ci accompagna, e per questo un mondo migliore è veramente possibile”. Di qui la necessità di “ricostruire la nostra società alla luce della misericordia, rivedendo le logiche che la reggono”, che significa “ri-progettare, ri-fondare e ri-costruire un tessuto più umano, fondato sulla fiducia e sulla comprensione”. È il tema di Firenze: le parole del Papa “non solo confermano, ma illuminano la nostra riflessione e incoraggiano la strada del decennio sul tema educativo”.
Per migranti “intervenire” su “tre fronti”. “L’oggi, il domani e i Paesi di provenienza”: sono i tre fronti su cui agire per rispondere alla sfida dei migranti. “A chi ha fame bisogna, innanzitutto, dar da mangiare”, ha spiegato Bagnasco: “Le comunità cristiane lo sanno e operano con trasparenza, lontane da qualunque basso interesse, da ben prima dell’onda migratoria”. Il secondo fronte è dare “un futuro di dignità, poiché non si può vivere perennemente da assistiti”. Infine, “la comunità internazionale deve concretamente intervenire favorendo lo sviluppo dei Paesi di provenienza”. Tra i migranti, c’è anche chi fugge da “sanguinarie persecuzioni di ordine religioso o etnico”, la maggior parte delle quali “colpiscono i cristiani”: “la mattanza continua, programmata e feroce sia in Terra Santa che in altri Paesi del Medio Oriente e del Continente africano”. Bisogna fermarla, smascherando “i grandi burattinai”.
No a “cultura degli eufemismi” sulla famiglia. “Le parole più sacre della vita e della storia umana - come persona e libertà, amore e famiglia, vita e morte, sessualità e generazione - sono sottoposte da decenni a forti pressioni culturali. Così che ciò che fino a ieri era impensabile oggi diventa plausibile e addirittura oggetto di legislazione”. Bagnasco è tornato è tornato a stigmatizzare la “teoria del gender”, che tenta di “colonizzare” l’Europa, e ha ricordato che “in diversi Paesi europei perfino certe aberrazioni come la pedofilia, l’incesto, l’infanticidio, il suicidio assistito sono motivo di discussioni e di interrogativi non astratti”. È la “cultura degli eufemismi”, che “consiste nel chiamare le cose peggiori con nomi meno brutali e respingenti per la sensibilità generale”.
“Esame di coscienza” di fronte al “popolo degli onesti”. “Un serio esame di coscienza a partire da una verità molto semplice: si raccoglie ciò che si semina”. Lo “spettacolo” dei “molti fatti tristi di cronaca che ogni giorno invadono le nostre case” non deve farci dimenticare “il popolo degli onesti, popolo grande, maggioritario, che porta avanti non solo la propria esistenza con dignità, ma anche le proprie famiglie e la vita della nazione. Senza questo popolo, nessuna legge o programmazione potrebbe avere risultati”.
“La gente chiede lavoro per tutti, a cominciare dai giovani”. L’Italia non è né una provincia di qualche impero, né un protettorato, né un laboratorio”. c’è “un altro indicatore che, almeno nei Paesi occidentali, rivela lo stato di salute di una società: i figli”: “singoli, famiglie, istituzioni civili e religiose devono remare con lealtà e forza” per favorire la natalità.
M.MICHELA NICOLAIS (AGENSIR)
01 ott 2015 00:00