Accoglienza profughi: No, la Chiesa non fa orecchie da mercante
Dimenticare i problemi delle periferie del mondo, quelle in cui si muore per inedia e pandemie, dove si combattono guerre sanguinose in nome del "dio denaro" o imperversano regimi dittatoriali che tutelano, sempre e comunque, interessi faziosi, significa, davvero, essere fuori dal tempo e dalla Storia. L'intervento di padre Giulio Albanese per il Sir
La presa di posizione dei vescovi - è bene rammentarlo - è scaturita dall’esigenza di esprimere una riflessione “pacata” su un tema rispetto al quale, soprattutto come credenti, non è lecito fare orecchie da mercante. I principi evangelici sono chiari, e su questi saremo giudicati: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, nudo e mi avete vestito... straniero e mi avete accolto”. Purtroppo, spesso, duole doverlo scrivere, è la demagogia a prendere il sopravvento, manipolando le coscienze, col risultato che, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano, “passiamo oltre”. Dimenticare i problemi delle periferie del mondo, quelle in cui si muore per inedia e pandemie, dove si combattono guerre sanguinose in nome del “dio denaro” o imperversano regimi dittatoriali che tutelano, sempre e comunque, interessi faziosi, significa, davvero, essere fuori dal tempo e dalla Storia. Non solo, questo svuotamento di ideali è sintomatico del “pensiero debole” della cultura europea contemporanea (dunque anche italiana), quella che inibisce i neuroni dell’anima.
E meno male che c’è la Chiesa a ricordarci, attraverso questi due illuminati pastori del Triveneto, che è possibile contrastare responsabilmente, la mentalità corrente, coniugando giustizia e legalità con solidarietà e accoglienza, senza erigere nuovi muri che sanciscano l’esclusione sociale. Dispiace perciò leggere certi commenti, come quello del governatore della regione Veneto, Luca Zaia, che dice di rispettare i vescovi, anche se poi non è proprio così convincente: “In quanto cattolico, io li capisco perché il Vangelo predica la compassione, la solidarietà, l’aiutare chi è in difficoltà, ma i cittadini veneti hanno capito che molti di questi che noi aiutiamo come profughi non sono affatto in difficoltà”. Ma scusate, stiamo parlando di gente facoltosa che è venuta in Italia per fare le vacanze? Sono personaggi che hanno lasciato i loro rispettivi Paesi per un improvviso capriccio, essendo tutti figli di papà? E come se non bastasse, il governatore Zaia ha rincarato la dose affermando: “I veneti si chiedono: i vescovi hanno dato tutto quello che potevano dare? I seminari sono tutti pieni di immigrati e di profughi? Gli altri edifici a disposizione dei vescovi non sono più utilizzabili tanto sono pieni di profughi? Proprio non mi risulta”.
Peccato che sia poco informato. La Chiesa, caro governatore, è in prima linea nel servizio agli ultimi, a coloro che sono immigrati, alle famiglie colpite dalla recessione, a coloro che frequentano le stazioni ferroviarie, dove un caffelatte e un panino lo offrono le “ronde della carità”, cioè le associazioni cattoliche. Tra l’altro, a Verona il Cum (ex seminario per l’America Latina), in collaborazione con la Caritas diocesana, sta già ospitando alcuni profughi. E cosa dire dei missionari veneti in giro per il mondo a fianco dei poveri? Quelli non contano? Vittorio Bachelet, presidente dell’Azione Cattolica, ucciso dalle Brigate Rosse, diceva: “Non si vince l’egoismo mostruoso che stronca la vita se non con un supplemento di amore”.
GIULIO ALBANESE
04 ago 2015 00:00