Rondinelle, è il vostro anno
Con il fratello Emanuele, Antonio Filippini è tra gli ex giocatori che hanno fatto la storia del Brescia. Ecco cosa ne pensa della stagione delle Rondinelle, ad un passo dal ritorno in serie A
Poco meno di 300 presenze con la maglia del Brescia Calcio e dieci indimenticabili stagioni. Oltre ad aver allenato per un anno le giovanili biancoazzurre. Antonio Filippini, in coppia con il fratello Emanuele, è tra i giocatori che hanno fatto la storia delle Rondinelle. L’ultima apparizione, prima di chiudere la carriera da calciatore, proprio nella stagione 2010-2011, quella della retrocessione. Dopo 8 anni di calvario, anche Antonio si gode il momento magico non più dal campo ma dalla tribuna o da commentatore televisivo.
È l’anno giusto per il ritorno in serie A?
Il successo allo scadere dello scontro con il Livorno ha dimostrato che, per vincere un campionato, c’è bisogno anche di una buona dose di fortuna. In più se vinci giocando male e segnando all’ultimo minuto, allora è il tuo anno. Mancano cinque giornate al termine, la promozione è veramente vicina.
Cosa bisogna fare in questi casi?
Sarà importante restare calmi e non farsi prendere dalla frenesia. In più il Brescia ha il fattore Rigamonti che è un arma a proprio vantaggio (solo il Cittadella è riuscito a vincere tra le mura amiche, ndr).
Quale giocatore ti ha colpito di più?
Ernesto Torregrossa. Sta disputando la migliore stagione in assoluto. Non era facile dopo l’infortunio che ha avuto ed un inizio di annata poco brillante. Si sta dimostrando di essere un giocatore completo e utile alla squadra.
Oltre al pubblico, che non è mai mancato nemmeno in trasferta, qual è l’ arma in più rispetto alle inseguitrici?
Qualità, soprattutto la’ davanti. Negli ultimi 20 metri sa far male e lo ha ampiamente dimostrato.
L’unico aspetto negativo, invece?
Aihmè lo stadio. Brescia lo merita. Se ne parla da quando ero bambino, ora che a luglio compirò 42 anni siamo allo stesso punto di allora. Avevo un sogno: chiudere la carriera a Brescia giocando nel nuovo stadio.
Cosa ti è rimasto dentro dell’esperienza con la casacca delle Rondinelle?
Quando giro l’Italia, tutti associano il Brescia a Hubner, Baggio, Pirlo e ai fratelli Filippini. Tutto ciò mi rende veramente orgoglioso e fiero di aver indossato questa maglia.