Pietro Pivotto: il futuro dell'atletica bresciana
Uno strappo al bicipite femorale ha impedito all’atleta bresciano di partecipare ai Mondiali Juniores. Il velocista dell'Atletica Rodengo Saiano si racconta
In vetrina, per il proprio palmares personale 2 campionati nazionali, diversi campionati regionali e provinciali; per ora è anche il detentore del record provinciale sui 300 metri. A ispirarlo due miti: Pietro Mennea e Michael Phelps. “Quest’ultimo non solo per le 8 medaglie in una edizione di giochi olimpici, ma soprattutto per la capacità di lasciare la vita atletica separata da quella personale”. Tra i suoi preferiti anche il tennista Novak Djokovic per la sua umiltà.
La passione per l’atletica della promessa bresciana nasce molto tempo fa. Il primo approccio con lo sport avviene con il nuoto ma “dopo sei anni non ero ancora capace di nuotare. Ho deciso di cambiare. Vedevo mio fratello fare atletica e allora mi sono ispirato a lui e – racconta sorridente Pietro ricordando quei momenti – ho trovato degli amici; adesso sono 7 anni che mi alleno a Rodengo”.
Accantonata la delusione, ora si deve pensare al futuro. Pietro è sicuro che non vuole smettere di correre. Ancora da decifrare le scelte di studio o di lavoro, magari in qualche corpo dell’esercito o qualcosa che gli permetta liberamente di mantenersi e continuare ad allenarsi. Lui è convinto che ci siano molti ragazzi nell’atletica, e in altri sport, che potrebbero dare di più, giovani con potenzialità elevate che non emergono proprio perché non trovano sulla propria strada qualcuno disposto ad aiutarli veramente e poi precisa: “Io mi ritengo fortunato perché sia in casa, che a scuola che ad allenamento ho sempre trovato persone apertissime e molto disponibili”. C’è rammarico nelle sue parole anche per la poca attenzione mediatica riservata all’atletica leggera “dovuta alla mancanza di un personaggio di culto e dall’altro dalla dipendenza che l’Italia ha dal calcio. Basti pensare che per rivedere l’atletica in prima pagina è dovuto morire Pietro Mennea”. Idee chiare e traguardo negli occhi. Resta da decidere se sarà quello delle olimpiadi: 2016 a Rio o 2020 a Tokyo. O perché no, entrambe le edizioni dei giochi a cinque cerchi?
M. TONINELLI
07 mag 2015 00:00