Metamorfosi da calciatore ad arbitro
Dario Butturini racconta di quando, da calciatore a Colombaro, dopo un diverbio con un arbitro, decise di fare il corso per direttori di gara con il Csi Brescia. E la prospettiva cambia
Calciatore prima, arbitro poi. La metamorfosi di Dario Butturini avvenne in un momento preciso. “Facevo il portiere a Colombaro. L’arbitro mi fischiò un rigore contro. Gli dissi che si era sbagliato e ci fu il classico battibecco. A fine gara mi sfidò dicendo che non avrei mai avuto il coraggio di fare il corso per direttori di gara. Pochi mesi dopo avevo già il fischietto al collo”.
Il passaggio da un ruolo all’altro ha cambiato la prospettiva di Butturini: “Se ti metti dall’altra parte ti accorgi che il loro lavoro non è affatto semplice. Hai frazioni di secondo per decidere e quando hai fischiato non puoi più tornare indietro”. In campo non è sempre facile per gli arbitri, ma l’esperienza di Butturini è ricca di episodi di fairplay. “È successo parecchie volte che una squadra avvantaggiata da una mia decisione mi chiedesse con grande sincerità di tornare sui miei passi. In quei casi l’arbitro deve dire solo grazie”. Un grazie che Butturini estende a tutto il Csi. “Questa associazione è una famiglia vera, non tutti riescono a capire cosa sia davvero il Csi. Anni fa mi capitò di essere sospeso sei mesi. Allenavo una squadra femminile e a un torneo non si presentò l’arbitro, così mi resi disponibile, anche se il regolamento Csi lo vietava. Un osservatore mi vide e fui sanzionato. Fu una leggerezza, ma al mio rientro non mi sono mai sentito giudicato, anzi”.