Giusy Versace: "In seguito all’incidente, il mio rapporto con Dio si è ulteriormente rafforzato"
Il quarto appuntamento della rassegna “IncontriAmo lo sport” ha visto protagonista l'atleta paralimpica Giusy Versace
La storia di Giusy è quella di una ragazza qualunque, con un carattere ribelle ma solare, disposta a svolgere molti lavori prima di trovare la sua strada e con la grande voglia di dimostrare di essere in grado di farcela da sola. Il suo notissimo cognome, infatti, avrebbe potuto aprirle molte strade: i Versace, celeberrimi stilisti, sono infatti cugini del padre ma è lei stessa ad affermare che “mai e poi mai affari e affetti vanno mischiati”.
Fino a qualche anno fa, Giusy non era un’atleta, pur amando tenersi in forma. Il 22 agosto 2005, però, la sua vita cambiò radicalmente: in seguito a un tremendo incidente automobilistico, la giovane, allora ventottenne, perse entrambe le gambe, al ginocchio. “Ciò che accadde quel giorno è ancora vivo nella mia mente: nel preciso istante dell’incidente mi passò davanti agli occhi tutta la mia vita e ciò che ancora volevo fare e forse fu la grande voglia di vivere che mi aiutò a non arrendermi”. I dispiaceri che affrontiamo nella vita mettono necessariamente alla prova i nostri affetti e così è stato anche per Giusy, che, in seguito all’incidente, ha lasciato lo storico fidanzato, salvo poi incontrare l’attuale compagno, che come lei ha vissuto l’esperienza dell’amputazione di una gamba. Dopo l’incidente Giusy Versace trova il coraggio di ricominciare; “ho pianto per il dolore, ho pianto per il dispiacere e per l’impossibilità di cambiare le cose ma mai mi sono pianta addosso. Purtroppo viviamo in una società dove si guarda spesso alla disabilità come a una malattia contagiosa e per coloro che si trovano nelle mie condizioni non è difficile affrontare lo sguardo della gente che non ti conosce, bensì quello della gente che già ti conosce. Tuttavia ho deciso che non mi sarei mai nascosta e, con molta determinazione, un anno e mezzo dopo l’incidente ho ripreso a camminare, grazie a delle protesi”.
Nel 2010 la Versace ha iniziato a correre con protesi di carbonio, qualificandosi per i campionati italiani di atletica leggera, e collezionando una serie di successi e titoli. “Sono sempre stata credente, anche se un po’ distratta, ma in seguito all’incidente, il mio rapporto con Dio si è ulteriormente rafforzato. Oggi non mi sento invincibile, ma piccola e umana. Vivo momenti di dolore e sconforto, offro il mio tempo libero per fare del bene e non mi considero invalida. Anzi, ho scoperto di avere testa forte e cuore grande: mi sento felice e viva più che mai e, se avessi una bacchetta magica e un solo desiderio da esprimere, una cosa è certa: non tornerei mai indietro”.
LAURA DI PALMA
04 feb 2015 00:00