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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 09 mag 2016 00:00

Due mine vaganti

Emanuele Bersini, atleta ipovedente, e il suo “angelo custode” Riccardo Panizza stanno per spiccare il volo alle Paralimpiadi di Rio dal 7 al 18 settembre

È una passione nata per caso, a 16 anni, con le prime pedalate, quella di Emenuele Bersini, classe 1979. Dalla passione all’agonismo il passaggio è stato breve, con relative vittorie e soddisfazioni. Fin qui potrebbe sembrare il classico iter percorso da un qualsiasi ciclista approdato al professionismo, ma non è così. Emanuele, infatti, è ipovedente dalla nascita, ma la forza d’animo e l’accuratezza, fin nei minimi dettagli, con cui affronta ogni corsa gli hanno permesso di raggiungere risultati inaspettati, prima alla Brixia, poi, dal 2003 a oggi, con la Polisportiva disabili Valcamonica. A precederlo sul tandem c’è l’amico Riccardo Panizza. L’intesa fra i due, iniziata nel 2011, li ha portati a inanellare diversi successi internazionali. L’ultima conquista è stato l’argento ai Campionati Mondiali di Ciclismo Paralimpico a Nottwil in Svizzera nel 2015, il pass che ha assicurato ai due, salvo imprevisti, il biglietto aereo per le Paralimpiadi 2016 in programma a Rio de Janeiro dal 7 al 18 settembre.

L’argento. Nessuno, fra gli azzurri, si aspettava quell’argento: “Siamo la mina vagante del gruppo – ha evidenziato Riccardo – , anche l’anno scorso io stesso non avrei mai pensato di conquistare una medaglia a cronometro”. “Certo siamo stati fortunati – ha aggiunto Emanuele – ma è anche vero che il nostro lavoro è stato ripagato”. Bersini si allena quotidianamente, grazie a un team di amici pronto a supportarlo in ogni impresa. Oltre alle difficoltà che incontra un atleta come lui, si aggiunge la distanza che lo separa dal suo “angelo custode, Riccardo Panizza, che abita a Lecco. “Emanuele – ha sottolineato Riccardo – si allena tutti i giorni, io riesco ad allenarmi da solo e nelle fasi più calde della stagione ci incontriamo anche due/tre volte a setttimana”. Durante l’inverno i due corrono nel circuito del velodromo di Montichiari, il resto del tempo, grazie al padre di Riccardo che con il furgone del team li aiuta negli spostamenti, si cimentano sulle curve di Mandello del Lario, dove abita Riccardo. Far parte degli azzurri, dei dieci tandem che si giocheranno il tutto per tutto a Rio, è sicuramente un onore , ma comporta dei costi: “È il problema principale – sottolinea Emanuele – la mia società ci aiuta, ma i costi sono tanti, a partire dai 2 tandem realizzati per l’occasione per un ammontare di 15mila euro, e gli sponsor non sono facili da trovare...”.

Più si avvicina settembre più si intensificano gli allenamenti. “Il lavoro duro – continua Emanuele – inizierà a giugno, con i vari ritiri, in altura, con il ‘nocciolo’ della nazionale che andrà alle Olimpiadi”. Da giugno in poi Emanuele e Riccardo staccheranno dalle rispettive attività per impegnarsi negli allenamenti, grazie anche ai datori di lavoro che per quanto possono cercano di aiutarli. Quando Emanuele non sfreccia per le strade bresciane e lariane risponde al telefono, lavora come centralinista, Riccardo, invece, fa l’operaio. Le Olimpiadi, quindi, sono anche un investimento: “Era un obbiettivo che ci eravamo posti – ha concluso Emanuele - a cui tenevamo, e adesso vogliamo concretizzarlo portandolo a termine nella maniera migliore”.
ROMANO GUATTA CALDINI 09 mag 2016 00:00