Dario Bonetti, lo stopper d'altri tempi
In carriera ha vinto molto: quattro Coppe Italia, una Coppa Uefa e una Supercoppa italiana. Come allenatore vanta: una Coppa e una Supercoppa con la Dinamo di Bucarest oltre alla vittoria con lo Zambia nel girone di qualificazione alla Coppa d’Africa
Dario, che ricordi hai dei tuoi inizi all’oratorio?
Bellissimi: con tutti i miei amici ci passavo pomeriggi interi.
È stato più emozionante esordire a 19 anni in seria A con la Roma o con la nazionale maggiore dopo la trafila con l’under 21?
È stato bellissimo giocare in nazionale maggiore, ma esordire in serie A in quel Roma-Udinese è stato, se devo essere sincero, più emozionante.
Se ti dico una data (30/05/1984)…
Come posso dimenticare la finale di Coppa dei Campioni Roma-Liverpool giocata a Roma? Ricordo non solo la formazione ma ogni momento della gara. La formazione era questa: Tancredi, Nappi, Bonetti, Righetti, Falcao, Nela, Conti, Cerezo, Pruzzo, Di Bartolomei, Graziani.
Il 30/05/1994 a 10 anni esatti dalla sfortunata finale di Coppa dei Campioni, giocata contro il Liverpool, Agostino Di Bartolomei tuo compagno in quella Roma e poi nel Milan, si toglie la vita…
È stato un grande dolore per me, perché Ago era un ragazzo buono e altruista, probabilmente si è sentito abbandonato da tutti.
I tuoi amici raccontano che anche durante le vacanze estive eri solito ritirarti presto. Arrigo Sacchi invece racconta un’altra storia. Nella sua biografia cita questo aneddoto: arrivai al Milan e dissi al dott. Berlusconi di vendere Di Bartolomei e Dario Bonetti. Dario aveva scambiato il giorno con la notte… C’è qualcosa che non quadra…
Non è cosi. Decisi io di lasciare il Milan, anche se Sacchi, durante il Mundialito, cercò di convincermi a restare…
Hai avuto presidenti di grande personalità e carisma: Viola alla Roma, Agnelli alla Juventus e Berlusconi al Milan…
Viola era come un padre per me, Agnelli era un’istituzione vicina e distante, Berlusconi invece un grande tifoso.
Hai giocato in squadre blasonate e marcato giocatori strepitosi come Zico, Maradona e Van Basten, posso chiederti chi era il più difficile da tenere a bada?
Tutti grandissimi, ma il più grande di tutti era senza dubbio Diego Armando Maradona.
La scorsa stagione spesso eri al Rigamonti ad osservare il Brescia e il tuo nome veniva affiancato ai possibili allenatori del Brescia calcio. Perché la chiamata non è arrivata?
Non c’è nessun profeta in patria. Poi con la dirigenza che si ritrova il Brescia… è passato “dalla padella alla brace”: è molto meglio cosi. Mi dispiace per i tifosi.
Come vedi la situazione? Ci sono motivi di speranza?
Il Brescia calcio ha avuto e ha una dirigenza non all’altezza, per questo mi viene da dire “poveri tifosi bresciani”.
UMBERTO ZILIANI
14 mag 2015 00:00