Le donne dell'8 marzo
La Giornata internazionale che si celebra oggi nel segno delle donne ucraine che portano sulle spalle il peso dell'aggressione russa, anche di quelle vittime di tutte le guerra dimenticate del mondo, di quelle dell'Afghanistan dei Talebani, di quelle italiane che subiscono ogni forma di violenza, ma anche delle lavoratrici che nel nostro Paese pagano ancora forme di discriminazione
Doveva essere un 8 marzo incentrato sulla rivendicazione delle pari opportunità soprattutto nel mondo del lavoro e nella speranza di nuove prospettive e risorse previste dal Pnrr. Un 8 marzo per dire basta alla violenza maschile contro le donne e per chiedere la veloce approvazione del disegno di legge, presentato da tutte le ministre del Governo, per rafforzare gli strumenti di prevenzione e di protezione delle donne. Negli anni del Covid, con lockdown, restrizioni, smart working, le donne hanno visto acuire questo gap. Ma dopo la pandemia è arrivata la guerra e il suo carico di dolore.
Quella che si celebra oggi è dunque una Giornata internazionale interamente dedicata alle donne ucraine, quelle che sono a capo del lungo esodo per sfuggire alla violenza della guerra, quelle che lasciando mariti e figli in patria si sono accollate, pur con la morte nel cuore, l’onere di mettere in salvo i figli, il loro futuro, la speranza di un domani di pace, ma anche quelle che hanno scelto di restare, per resistere al fianco dei loro uomini, all’aggressione russa. E anche di quelle che in Italia e in tutti quei Paesi in cui sono state costrette a emigrare per ragioni di lavoro, si sono attivate per sensibilizzare sulla brutalità della guerra e per mettere in moto la catena della solidarietà. Donne alle quali, come ha detto la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, deve essere garantuta un'accoglienza che "sia svolta nella piena sicurezza perché non ci sia alcuna forma di violenza nei loro confronti".
È nel nome di tutte queste donne che oggi si deve chiedere a gran voce lo stop al conflitto. Ma accanto a quello per le ucraine in questo 8 marzo deve esserci un pensiero anche per le donne vittime di tutte le guerre in corso nel mondo, per quelle dell’Afghanistan che sono le vittime più colpite del ritorno al potere del Talebani che ha azzerato ogni loro diritto, ogni conquista togliendo loro la dignità. Donne che nonostante tutto resistono. Un ultimo pensiero deve andare alle donne italiane, in primo luogo a quelle che patiscono dentro le fuori le mura di caso moltissime forme di violenza, con loro, in questo 8 marzo, vanno ricordate tutte le donne lavoratrici in generale, donne a cui la pandemia ha chiesto, in termini di sacrifici e di ricadute sul lavoro, il conto più salato, donne che continuano a essere vittime di una discriminazione salariale che le obbliga a restare, senza alcune ragione, sempre un passo indietro agli uomini.
Per tutte l’augurio è che questo 8 marzo sia veramente una giornata di svolta.