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Brescia
di REDAZIONE 13 lug 2022 07:36

Dove hai preso il tuo coltan? L'arrivo a Brescia

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Domani alle 18 dai Missionari Comboniani di viale Venezia, Medicus mundi Italia e No one Out incontrano le associazioni empolesi che hanno avviato la raccolta di firme per una petizione da presentare all'Europarlamento in merito alla revisione del regolamento sui minerali provenienti da zone di conflitto, tra i quali il coltan,, estratto in Repubblica Democratica del Congo

“No one out” e “Medicus mundi Italia” incontrano domani alle 18 presso i Missionari Comboniani di viale Venezia 112, le associazioni empolesi Safari Njema e Mediterraneo siamo noi, per la quinta tappa della marcia Empoli-Bruxelles, organizzata per coinvolgere la società civile nella raccolta firme a favore della petizione indirizzata al Parlamento Europeo, in merito alla revisione del regolamento sui minerali provenienti da zone di conflitto, tra i quali il coltan, l'oro delle nuove tecnologie, estratto in Repubblica Democratica del Congo.

“Safari Njema” nasce nel 2010 da un gruppo di giovani di Empoli, trovando le proprie radici nelle loro esperienze personali di condivisione della formazione scout, oltre che come proseguimento naturale di un’esperienza di volontariato internazionale presso la missione salesiana nel villaggio di Chiùre (Cabo Delgado, Mozambico). L’associazione è impegnata sia in ambito internazionale sia in ambito locale, attraverso progetti di formazione e sostegno al volontariato e sensibilizzazione sui temi dell’interculturalità. Dal 2010 Safari Njema fa parte del VIDES Internazionale, associazione presente in più di 40 paesi del mondo.

“Mediterraneo siamo noi”, invece, nasce ufficialmente nel 2017 per rispondere al bisogno di creare una comunità che si ritrovi su valori di inclusione, aspirando ad un modello basato sulla convivenza, sulla lotta alla marginalità e la costruzione di una visione critica e condivisa della realtà, sia a livello locale che internazionale. Oggi riunisce ventisei associazioni del territorio empolese, favorendo occasioni ed eventi di riflessione e valorizzazione delle opportunità che le migrazioni possono dare alla comunità.

Le due associazioni, insieme, hanno lanciato il progetto “Dove hai preso il tuo coltan?” che consiste in una raccolta firme e in una petizione indirizzata all’Unione Europea in relazione al regolamento (UE) 2017/821 sui minerali provenienti da zone di conflitto o ad alto rischio, soprattutto in Repubblica Democratica del Congo, entrato in vigore a gennaio 2021 e soggetto a futura revisione nel gennaio 2023. La petizione in questione si focalizza su due importanti falle del regolamento, che sono la mancanza di indicazioni precise riguardo le sanzioni e la mancata trasparenza riguardo le aziende che importano regolarmente questi minerali in Europa e verso coloro che invece violano il regolamento.

Il coltan è un minerale di superficie, estratto da adulti e bambini ed il suo nome è il risultato della contrazione di columbite-tantalite. Il valore di mercato di questo minerale è molto instabile e dipende principalmente dalla percentuale di tantalite presente nel terreno: nel 1998 il costo si aggirava intorno ai 2 dollari al chilogrammo, nel 2004 – quando la domanda era estremamente elevata – è arrivato a toccare i 600 dollari, oggi vale tra i 100 e 150 dollari al chilogrammo.

L’enorme richiesta da parte delle industrie tecnologiche e dell’informatica mondiali del minerale congolese deriva dal fatto che, oltre ad essere molto raro in altri Paesi e ad alto contenuto di tantalite, l’80% delle riserve totali viene estratto proprio nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo.

Questo minerale serve ad ottimizzare il consumo di energia nei chip di nuova generazione, portando ad un notevole risparmio energetico e ad un aumento della durata delle batterie, caratteristica per cui viene ricercato e utilizzato per la fabbricazione di telecamere, telefoni cellulari e molti altri apparecchi elettronici, poi importati anche in Europa.

Per estrarlo è necessario creare profondi tunnel e numerosi schiavi si ritrovano a lavorare in condizioni di sfruttamento con una paga di pochi dollari al giorno, scavando il terreno con vanghe manuali. Donne e bambini lavano invece a mano le pietre che vengono poi trasportate per chilometri al mediatore più vicino.

L’estrazione del Coltan non è in sé una pratica molto difficoltosa e le milizie locali che controllano i giacimenti utilizzano manodopera minorile. I piccoli schiavi muoiono di fatica e di diverse patologie che l’esposizione continua e forzata a questo minerale può portare: compromissione di cuore, vasi sanguigni, cervello e cute; riduzione della produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell'apparato digerente; aumento dei fattori di rischio per lo sviluppo di tumori; difetti genetici nei feti; malattie dell'apparato linfatico.

Il Coltan non provoca danni solamente alla salute di chi lo estrae, ma all'intera regione coinvolta.

Nella Repubblica Democratica Del Congo sono riportati numerosi conflitti che si combattono soprattutto nella regione del Kivu, e servono alle varie milizie presenti sul territorio proprio per impadronirsi dei giacimenti e quindi poter esercitare il monopolio dell’estrazione, contrabbandare il minerale nei Paesi vicini, tra cui il Ruanda, che ne è diventato uno dei maggiori esportatori, pur non avendo giacimenti propri di Coltan, per poi venderlo alle industrie produttrici di componenti elettronici. Lo sfruttamento incontrollato di questa risorsa congolese ha costretto l’Onu ad accusare, in un rapporto del 2002, le compagnie impegnate nello sfruttamento delle risorse naturali del Congo – quindi anche il Coltan – di favorire indirettamente i conflitti civili nell’area.

Obiettivo quindi di questa petizione è di fare un primo passo verso la regolamentazione dei diritti umani all’interno delle imprese, tema ancora purtroppo poco trattato.

L’evento è patrocinato dall'Assessorato alle Politiche per la Famiglia, la Persona e la Sanità del Comune di Brescia e promosso dal Festival della Missione.

Alle ore 19.45, alla fine dell'incontro, partirà la biciclettata/staffetta da Brescia a Rovato, aperta a chiunque volesse partecipare, organizzata in collaborazione con le Acli Provinciali di Brescia e Per..corri la Pace, con l'obiettivo di consegnare la petizione firmata agli organizzatori della tappa successiva, che si svolgerà a Milano.

REDAZIONE 13 lug 2022 07:36