Viaggio nel Vangelo
Don Roberto Sottini, dal 2014 direttore dell’Ufficio per la catechesi e la liturgia, è il nuovo parroco della comunità di Ghedi
Classe 1962 e ordinato nel 1992, don Roberto Sottini è originario della parrocchia cittadina di Santa Maria in Calchera. Dal 2014 a oggi ha guidato l’Ufficio per la catechesi e la liturgia e dal 2015 collabora con il santuario delle Grazie.
Cosa ha imparato in questi anni di ministero sacerdotale?
Ho imparato tanto, ma soprattutto che il Signore sostiene e cammina a fianco di ciascuno. Ho sempre avuto la gioia di sentire vicina questa presenza e di questo sono profondamente grato.
Ha iniziato in ambito educativo-scolastico come vicerettore dell’Istituto Cesare Arici dal 1992 al 2002. Poi ha guidato le comunità di Civine (1999-2002) e di Paitone (2002-2015) prima del servizio all’Ufficio per la catechesi e la liturgia. Ha vissuto diverse esperienze e ha incontrato molte persone...
Porto nel cuore il sorriso delle persone e la gioia di aver condiviso esperienze belle in ordine alla fede e alla vita nelle sue diverse dimensioni.
Cosa è stato determinante nella sua scelta vocazionale?
La comunità parrocchiale e la mia famiglia. I sacerdoti e le religiose con i quali sono cresciuto mi hanno sempre dato una grande testimonianza di fede e di amore alla Chiesa, di servizio alla Chiesa, di vicinanza alla gente e di autenticità.
C’è un versetto del Vangelo al quale si sente particolarmente legato?
Ogni passo del Vangelo ha una sua unicità. Mi ha sempre affascinato il versetto 37 del capitolo 7 del Vangelo di Giovanni: “Se qualcuno ha sete, venga a me. E beva chi crede in me”. Rappresenta un punto di riferimento perché ci dice continuamente quello che il Signore compie per la vita di ogni persona.
Nella vita della Chiesa recitano un ruolo importante i Santi. C’è una figura che l’ha accompagnata?
Prima di tutto Maria, la madre di Dio. Ho molto affetto per San Giuseppe e per i Santi di cui porto il nome (Michele è il secondo nome di battesimo di don Roberto, nda). Penso anche alle figure che ho imparato a conoscere nelle realtà dove sono stato. Ho, quindi, molti amici, non ultimo l’Angelo custode.
In Curia ha portato avanti il cammino di iniziazione cristiana intrapreso da mons. Sanguineti e ha avuto modo di conoscere più da vicino lo sforzo, nella catechesi, delle comunità...
Ho apprezzato il grande impegno e il grande sforzo che è stato messo sia nel preparare questo grande cambiamento sia nel metterlo in atto. Ho vissuto anche un po’ le fatiche e le difficoltà, ma mi sono reso conto che l’Icfr ha suscitato tanti motivi di riflessione, di confronto e di stimolo. Ha permesso di pensare e di ripensare ciò che la missione della Chiesa, e la catechesi nello specifico, è. Deve ancora crescere con tutti gli aspetti che possono essere perfezionati. L’Icfr non può prescindere da un’esperienza che accompagni le famiglie fin dalla nascita e dal battesimo dei figli. E questo sarà uno degli aspetti sui quali si giocherà la consistenza e la solidità di quanto è stato vissuto fino a oggi dalla diocesi. Oltre all’Icfr, non bisogna poi dimenticare che c’è tutto il percorso preadolescenziale e adolescenziale.
Quali saranno le attenzioni pastorali?
Le attenzioni saranno quelle di aiutarsi a vicenda a camminare dentro la bellezza del Vangelo, di riscoprire come la grazia del Signore ci precede, ci sostiene e ci accompagna. È importante coltivare la vita spirituale. Il Vescovo nella sua lettera pastorale si concentra sulla santità: questo è il fulcro sul quale un’azione pastorale deve edificarsi e crescere.
Nella sua esperienza ritorna la protezione di Maria: a Paitone e alle Grazie...
Il sentirsi accompagnati da Maria Santissima è un dono grande. L’ho sperimentato a Paitone, poi questa esperienza è proseguita al santuario delle Grazie valorizzando la figura di Paolo VI. E adesso vado in una parrocchia dedicata a Maria Assunta.