Tre Case di riposo in una?
Questo è quanto è stato deliberato dai Consigli di Amministrazione delle Case di riposo di Barbariga, Orzinuovi e Orzivecchi.
Tre case di riposo fuse insieme, per dare vita ad un’unica grande RSA della Bassa bresciana nel distretto socio-sanitario n.8. E’ quanto è stato deliberato, seppur non all’unanimità, dai Consigli di Amministrazione delle case di riposo di Barbariga, Orzinuovi e Orzivecchi. Manca ancora il via libero definitivo della Regione, ma la procedura è stata oramai avviata. Lo ha annunciato il sindaco di Barbariga Giacomo Uccelli. In realtà si tratta di un matrimonio quasi obbligato, tra la Fondazione Guerini-Frigerio Onlus nata dalla fusione nel 2012 tra le case di riposo di Orzinuovi ed Orzivecchi e il centro per anziani Fondazione Uccelli-Bonetti Onlus di Barbariga che verrebbe inglobato nella prima. La Fondazione Guerini–Frigerio conta 150 posti letto per non autosufficienti e 30 nel centro diurno integrato; la Fondazione Uccelli–Bonetti vanta 35 posti letto: 185 posti letto che verrebbero gestiti unitariamente.
Il problema è che si arriva all’incorporazione non tanto per una visione strategica, quanto per una pesante insofferenza finanziaria della Fondazione di Barbariga: si parla circa 900 mila euro che metterebbero a serio rischio l’equilibrio patrimoniale della Fondazione. Una insofferenza simile a quella che in passato aveva obbligato la casa di Orzivecchi a fondersi con Orzinuovi. Con un patrimonio più consistente delle altre due fondazioni Orzinuovi ha sanato il debito di Orzivecchi e ora si appresta a fare altrettanto con Barbariga. In questo modo però la Fondazione di Barbariga, oggi amministrata da un CdA composto dal Parroco don Fausto Botticini, presidente di diritto, da due membri nominati dai capifamiglia del paese, e da due rappresentanti di maggioranza e minoranza in consiglio comunale perderebbe la sua autonomia e la sua specificità. Non a caso il Parroco è contrario alla fusione.
Un tema delicato quello di Fondazioni patrimonio delle
comunità, alimentate per anni grazie a donazioni delle famiglie locali, spesso
cristianamente ispirate, che sempre più spesso devono arrendersi e passare ad
un controllo pubblico, a volte pure estraneo al comune in cui operano.