I duecento anni dalla nascita del Cav. Andrea Maj
La storia, la memoria, il sapere, rendono l’uomo più ricco e quale occasione migliore per rinnovare un ricordo quando coincidono eventi così rilevanti per i nostri luoghi?
Ricorrono i duecento anni dalla nascita del Cav. Andrea Maj di Travagliato e i 130 della fondazione del settimanale “La voce del popolo”. Una opportunità da non perdere e Giuseppe Bertozzi, per avercene data la possibilità. Nel volume da lui pubblicato, in occasione della canonizzazione di Paolo VI, riporta alla memoria come, Andrea Maj, fu tra i fondatori nonché sostenitore, amministratore e collaboratore con suoi scritti, del settimanale che da 130 anni, è voce del cattolicesimo bresciano e non solo. Aveva un carattere forte, ma schivo alla popolarità preferendo lavorare in silenzio. Andrea Maj non era un capo improvvisato. Se la naturale ritrosia del suo animo gli aveva fatto preferire il silenzio e la penombra, egli aveva voluto esercitarsi con fatiche diurne per arricchire la mente poderosa di cognizioni svariate, prima di comparire sulla scena maestro. Sperimentatore e studioso d’agricoltura e non solo. I suoi studi di agronomia avevano un doppio obbiettivo: migliorare i metodi di coltivazione per ottenere una maggiore resa dalla terra e di conseguenza migliorare le condizioni di vita dei contadini. Dal giornale “La famiglia Agricola” del 30 settembre 1897, leggiamo: “Alla sua mente sagace non era sfuggita l’importanza di questo grande problema dell’agricoltura nazionale, che ha sì stretta attinenza con gli altri problemi alla cui soluzione si agita affannosa l’odierna società. Egli era padre dei suoi coloni, alla cui sorte provvedeva con indefessa attività”. Andrea Maj fu veramente “il padre dei suoi coloni”, colui il quale inventa, investe in nuovi strumenti, in nuove tecniche, in istruzione atti a migliorare le loro condizioni. Organizza e provvede per i più indigenti “La cucina economica” distribuendo gratuitamente minestre ed altro cibo. Nel 1878 fonda a Travagliato “La società Agricola Cattolica di Mutuo Soccorso. Società di assistenza e previdenza vera e propria dove i soci, pagando una minima quota mensile, avevano il diritto a un po’ d’assistenza e a parte del salario perso in caso di malattia o di infortunio. Sempre a Travagliato – di cui fu anche sindaco - fonda una biblioteca circolante; organizza incontri per alfabetizzare i tanti adulti analfabeti nonché concede lezioni introduttive sui più moderni metodi di coltivazione; aiuta le scuole cattoliche e i piccoli proprietari costituendo la Banca San Paolo. L’elenco potrebbe continuare ma possiamo fermarci qua. Non per niente i soci della Società Agricola riconoscenti e ricordando il ventennale della società, commissionarono una lapide con il suo busto da apporre sulla facciata della sua abitazione, tutt’oggi allo stesso posto ma, pare invisibile a gran parte dei suoi concittadini non sapendo cosa e chi rappresenti. Guardando alla mole di lavoro e al nutrito elenco delle opere concrete e necessarie alla classe più numerosa di quegli anni, viene da chiedersi da dove veniva a quegli uomini tanta forza e successo malgrado fossero fuori dalla politica del governo nazionale. La risposta, a nostro modesto parere, sta nella loro unità d’azione d’intenti ispirati dal Vangelo che oggi, invece e purtroppo, essendo in tanti venuti meno o distratti da mille altri interessi, si è frammentata perdendo incisività così che “I cattolici oggi sono presenti ovunque e irrilevanti ovunque”, nelle scelte politiche, s’intende. A tal proposito: è di una attualità sconcertante il richiamo alle proprie radici pronunciato da Papa Paolo VI il 26 settembre 1970 ai pellegrini bresciani, data guarda a volte il caso, coincidente con i 73 anni della morte del Maj: “… per godere del presente per preparare il futuro, il passato ci può essere utile e, in un certo senso, indispensabile. Il distacco rivoluzionario dal passato non è sempre una liberazione, ma spesso significa taglio della propria radice. Per progredire realmente, e non decadere, occorre avere il senso storico della nostra esperienza”. “Il 23 aprile del 1899, durante la celebrazione del secondo decennio di fondazione della Società Cattolica di Travagliato – scrive la figlia Paolina – si inaugurò una lapide al papà, adorna del suo busto” dove risulta evidente il peso delle parole nel ricordo del Maj: “In memoria del Cav. Andrea Maj, M.A. LXXIII il XXV settembre MDCCCXCVII cattolico di convinzioni di sentimenti di onore ebbe cospicua parte nei recenti sodalizi intesi a svolgere la civile efficacia della fede visse nel tempio del bene pubblico governò molti anni questo comune cogli scritti, coll’esempio cooperò al progresso dell’agricoltura l’avita ricchezza nobilitò colla beneficenza” – posero questo segno di riverente affetto la società cattolica e gli amici.