Una targa per Battista Modina
Con questa targa resterà bene impressa nella memoria una persona che ha vissuto sempre con umiltà e disposto in ogni circostanza ad aiutare gli altri. Un testimone di quanto bella e preziosa sia la vita. Significativo il riconoscimento alla memoria di un volontario attivo nella Cooperativa Accoglienza Migranti, poi incorporata nella Scalabrini Bonomelli onlus
“Una targa non solo per il ricordo, quello poi passa, ma per tenere ben impressa nella memoria una persona che, con la sua saggezza ironica, ha testimoniato quanto la vita sia bella e preziosa, qualsiasi essa sia”. Così il parroco di Pontoglio don Angelo Mosca si è espresso sabato pomeriggio durante l’emozionante cerimonia d’intestazione di un immobile per persone bisognose a Battista Modina, volontario attivo nella Cooperativa Accoglienza Migranti, poi incorporata nella Scalabrini Bonomelli onlus, presieduta da Fabrizio Spassini e che “da oltre vent’anni si occupa della prima accoglienza di persone disagiate e migranti, attraverso il dialogo e calandosi nel territorio”.
Tante ed emozionanti le parole rievocative spese sulla figura di “Battista Modina, cittadino pontogliese esempio di solidarietà e di carità” - così come si legge sulla bianca insegna posta all’ingresso del nucleo abitativo di recente ristrutturazione in via Castello – improvvisamente venuto a mancare la mattina di due Natali fa. Da poco compiuti sessantanove anni, pensionato metalmeccanico e da sempre generosamente disposto ad aiutare gli altri, dedicando tempo e fatica “nello spostare mobili e aggiustare tutto, con abilità e ingegno” – come hanno ricordato gli Amici del Gep, che lo consideravano un pezzo grosso, “con umiltà e pur senza mai trascurare il profondo legame con la famiglia – dalla moglie Carmen, all’amata figlia Veronica con il marito Riccardo e gli adorati nipoti Anna, Alessandro e Valentina - sempre al primo posto” così come raccontato dall’amico coccagliese Riccardo Imberti. Famiglia e persona ben conosciute anche dal sindaco Alessandro Seghezzi, felice dell’intestazione e auspicante che “la casa accoglienza sia per tutti, senza distinzioni e aperta veramente a chi ha più bisogno”.
“Sono molto orgogliosa di lui – ha espresso commossa Veronica -: di ciò che ha fatto e lasciato in chi incontrava… Ha 'lavorato' perché tutti potessero essere accolti con dignità e con affetto, senza mai nulla in cambio e non solo attraverso il sostegno materiale, ma con la sua forza, il suo sorriso e il suo entusiasmo e soprattutto donando il suo tempo prezioso senza riserve… È stato un papà e un nonno presente e i miei figli hanno impresso nel loro cuore il suo “marchio di fabbrica” che li accompagnerà nella crescita e mi auguro che da grandi possano sfruttare al meglio la loro vita donando agli altri un po’ di loro stessi e ricevendo in cambio di poter soggiornare nel cuore di chi li ha incontrati, proprio come il loro nonno”. A chiudere, rinfresco offerto dalla Caritas e Messa dedicata.