Stefana: solo a Nave potrebbero saltare oltre 360 posti. Oggi l'incontro con i vertici
Fra oggi, lunedì 5 gennaio, e venerdì 9 ci saranno diversi incontri fra i vertici della Stefana, i sindacati e le tre amministrazioni coinvolte nella crisi delle acciaierie: Nave, Montirone e Ospitaletto
Innanzitutto le chiedo di farci il punto della situazione. Qual è l'aria che si respira a Nave?
E’ l’unica azienda siderurgica rimasta sul territorio, con 360 addetti. La situazione è davvero preoccupante. La richiesta di concordato è una notizia che ci pone molti dubbi.
Cosa rappresenta la Stefana per il paese?
Per noi rappresenta molto. Oltre ai 360 addetti bisogna considerare i posti di lavoro dell’indotto, che sono molti di più: gli autisti, le piccole trattorie, le mense, le aziende di pulizie. Pressappoco l’80% dei dipendenti della Stefana è residente a Nave. La chiusura della Stefana per noi sarebbe un colpo durissimo dal punto di vista occupazionale. Negli anni ’70, con la dismissione delle aziende del settore siderurgico, non ci sono stati grossi problemi, chi veniva alla Stefana poteva trovare il posto. Oltretutto i lavoratori della Stefana sono tutti abbastanza vecchi, quindi difficilmente ricollocabili nel mercato del lavoro.
L’8 gennaio i lavoratori entreranno in fabbrica?
Per me no. Affinché questo avvenga ci dovrebbero essere tutte le condizioni, e non ci sono. La corrente è stata riattivata, ma ci sono ancora problemi con la fornitura del gas. Se la produzione dovesse partire, inizierà prima Ospitaletto con l’acciaieria: a cascata gli altri stabilimenti, tutti a valle del processo produttivo. Finché non si daranno precise garanzie ai fornitori d’energia questo non potrà avvenire.
La Cisl invoca l’intervento della Provincia e del Prefetto…
Sì, mercoledì 7 gennaio mi incontrerò con il sindaco di Ospitaletto, il sindaco di Montirone e i rappresentanti della Provincia e dei sindacati per fare il punto della situazione.
Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti di solidarietà cosa può dirci?
Oggi pomeriggio ci sarà un incontro fra le segreterie, i consigli di fabbrica e la proprietà per definire la questione. Ai lavoratori interessa non solo il discorso del rinnovo dei contratti di solidarietà, ma anche la prosecuzione dell’attività produttiva da parte dell’azienda. Speriamo che si giunga a un accordo per dare almeno un po’ di tranquillità ai lavoratori in questa fase che si preannuncia abbastanza fosca.
Qual è l’auspicio?
Speriamo in una risoluzione in tempi brevi. Se c’è un’ammissione al concordato, chiediamo che ci siano anche le carte in tavola chiare per un piano industriale di rilancio. Quello che si fa fatica a capire è proprio il piano industriale, una questione mai emersa. Come già annunciato, l’azienda sta cercando un nuovo socio per avere più liquidità, più risorse.Si sta dialogando anche con le banche per l'accesso ai mutui. Queste sono le cose che si sanno, per avere maggiori certezze bisognerà attendere ancora qualche giorno.
ROMANO GUATTA CALDINI
07 gen 2015 00:00