Signorini: "Qualità inalterata"
Il ruolo della sanità non-profit dopo la riforma, i tagli del governo e la centralità della persona nell’intervista al Direttore di Poliambulanza Alessandro Signorini
Dopo la riforma quale sarà il ruolo della sanità non-profit in Lombardia?
Il testo di riforma non assegna un ruolo specifico ai soggetti privati, riprende sostanzialmente il principio fondante del precedente modello confermando la parità di diritti e doveri, la libertà di scelta del cittadino. Quindi, tutto sommato, sostanzialmente il quadro non sta cambiando in tal senso. Un’osservazione che si potrebbe fare, legata alla sensibilità di coloro che operano nel privato non-profit, è se i tempi fossero maturi per decidere di considerare il privato un vero e proprio alleato strategico dell’assistenza pubblica, invece che considerarlo semplicemente un partner, un fornitore di servizi. Questo è forse un aspetto che noi della sanità privata non-profit non abbiamo visto messo particolarmente in luce, anche se speriamo che nel tempo se ne assuma la piena consapevolezza.
Quanto e come influiranno i tagli operati dal governo centrale sul sistema dei rimborsi per le prestazioni?
Questo costituisce un problema, perché l’opinione pubblica sente parlare genericamente di tagli, ma non ha un’informazione più diretta e più precisa di cosa significhi esattamente. I tagli a volte sono definiti lineari, perché generici, su un intero monte del finanziamento riservato alle aziende pubbliche. Nei confronti del privato il taglio è più diretto, più scientifico, perché riduce il cosiddetto budget, la quantità di prestazioni che si è autorizzati a erogare. Anche l’anno scorso abbiamo subito un taglio dell’1% complessivo sui ricoveri, una quota minore sulle prestazioni ambulatoriali. Tra l’altro bisogna ricordare che la cosiddetta spending review era un programma triennale che prevedeva il taglio dell’1% dei budget per tre anni a tutti i soggetti privati. Di fatto noi privati veniamo autorizzati a produrre una quantità di prestazioni inferiore rispetto all’anno prima a carico del servizio sanitario nazionale. Questo si traduce in una minore disponibilità di prestazioni, di offerta ai cittadini, con le comprensibili conseguenze, come l’aumento dei tempi di attesa. La ricerca della cosiddetta “appropriatezza”, che è un po’ lo slogan dominante per dimostrare che i tagli in realtà non incideranno sulle dimensioni delle prestazioni, è un aspetto che non risolve completamente il problema: in un sistema virtuoso che faceva tutto in modo “appropriato”, ecco che ridurre semplicemente la quota di prestazioni che si possono erogare è un vero e proprio taglio.
Più volte viene sottolineata la centralità della persona nell’ambito della riforma. Per una realtà cattolica come la Poliambulanza questo dato quanto conta?
Le situazioni contingenti non possono e non devono cambiare quella che è l’impostazione di fondo: la centralità della persona rimane il motivo per il quale esistiamo. Il significato di una cosiddetta iniziativa non–profit, quale può essere la sanità d’ispirazione religiosa, è l’assolvimento delle proprie funzioni fondanti. La stessa amministrazione pubblica dovrebbe mantenere questo scopo. A volte però corre il rischio di un certo disallineamento, magari tendendo a seguire quello che è il consenso. Per come è organizzata la nostra società, la sanità è inevitabilmente governata dalla politica. Per noi, invece, è indispensabile rimanere coerenti con le nostre finalità che perseguiamo cercando di essere più attenti dal punto di vista dell’atteggiamento. È certo però che il numero di persone che siamo autorizzati a trattare si riduce se viene esplicitata la diminuzione dell’1% delle prestazioni rispetto all’anno prima. Questo aspetto rimane come un macigno, ma la qualità di quello che facciamo deve rimanere assolutamente inalterata.
R. GUATTA CALDINI
29 ott 2015 00:00