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Milano
di REDAZIONE ONLINE 18 feb 2015 00:00

Referendum autonomia, le dichiarazioni in aula

Via libera consiliare in Regione alla proposta di referendum sulla richiesta di ulteriori forme di autonomia

“La concessione da parte dello Stato di maggiore autonomia alla Lombardia non è una richiesta di oggi: grazie ad un lavoro di mediazione e di confronto, in questi mesi siamo passati dalla richiesta un po’ ideologica e generica di indipendenza, alla richiesta più giustificata di un'autonomia speciale per approdare ad un lavoro di merito, utile a individuare funzioni e competenze rispetto alle quali intendiamo chiedere più autonomia nelle forme previste dalla Costituzione all’articolo 116 terzo comma”. Così Presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, commenta il via libera consiliare alla proposta di referendum sulla richiesta di ulteriori forme di autonomia.

In Aula è intervenuto anche il governatore Roberto Maroni, che ha sottolineato il peso del taglio di 938 milioni di euro e la mancata applicazione dei costi standard da parte del Governo. “Se in tutta Italia si spendesse come in Lombardia, lo Stato risparmierebbe 60 miliardi di euro – ha aggiunto – Ogni cittadino lombardo dà in solidarietà al resto del Paese 5.501 euro procapite ogni anno, neonati e ultracentenari compresi. Nel Milleproroghe è stato presentato un emendamento salva-Regione Lazio che non pagherà alcuna sanzione per aver violato il patto di stabilità. A noi conviene continuare a rispettare il patto? Noi dovremo togliere soldi agli investimenti per salvare chi ha sforato”. “La riforma in atto ci porta via quindici materie – ha concluso Maroni – Ritorniamo a prima del 1970…Non ho obiezioni a ricontattare Roma per avere più autonomia: lo ho già fatto in questi due anni, ci hanno sempre risposto no, grazie”.

“Questo referendum – ha sottolineato il vicepresidente Fabrizio Cecchetti - è la carta migliore che abbiamo per fare il bene della nostra gente e della nostra terra. Non sprechiamo anche questa occasione”. Cecchetti ha ricordato anche il residuo fiscale della Lombardia (“se ne vanno a Roma 50 miliardi all’anno, 5 mila euro per ogni lombardo”), ed evidenziato che “la crisi morde anche qui, che in cinque anni la disoccupazione è aumentata del 250%, quella giovanile è triplicata e le imprese che hanno fallito sono state oltre 16 mila. E’ arrivato il momento di trattenere qui le ricchezze che si producono, la Lombardia non può più essere presa come bancomat d’Italia”.

“Lombardia autonoma, perché no? E’ questo il dibattito che oggi emerge in questa sede. Perché no? – ha detto dai banchi di Forza Italia il vicepresidente della Giunta, Mario Mantovani – Sentire colleghi lombardi che si oppongono a un referendum consultivo preoccupa e fa male. Il costo della consultazione rappresenta lo 0,001 del Bilancio di Regione: quale imprenditore sapendo di fare un investimento concreto non lo farebbe? Oggi siamo davanti a un bivio: la politica neocentralista del Governo o l’autonomia di consenso che va bene per tutte le regioni, non solo per la Lombardia”.

“Torniamo a proporre un percorso diverso – ha detto il presidente del PD, Enrico Brambilla – nel solco dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione, convinti che sia un obiettivo utile, come quando votammo una risoluzione nel 2007 in questa Aula. Chiediamo di predisporre una risoluzione su cui aprire il confronto con il Governo e che questo Consiglio in tempi brevi la possa approvare. Se questa intesa non dovesse dare i frutti auspicati, riterremo utile chiedere con un referendum ai lombardi di pronunciarsi su questo tempo. Noi vogliamo lavorare all’intesa, non al referendum”.

“Si tratta di una forma di democrazia diretta che ci trova fortemente favorevoli, va rispettato il diritto dei cittadini di esprimersi. Troppo spesso si fa a meno del consenso popolare. Questo referendum non solo è utile, ma anche necessario per rafforzare il nostro peso nella trattativa col Governo”, ha detto il capogruppo dei Pensionati, Elisabetta Fatuzzo.

“Voto ancora più convinto dopo intervento del governatore Maroni, dobbiamo dare il voto al popolo e non servirci di letterine al Governo, noi ci rifacciamo all’articolo 1 della Costituzione. Con il consenso dei lombardi attueremo il cambiamento senza pregiudicare l'unità nazionale, come prevede il quesito referendario e come ha sottolineato anche il relatore. La maggioranza si è allargata, mentre l'opposizione si è spaccata su un argomento di grande importanza”, ha detto il capogruppo di Fratelli D’Italia, Riccardo De Corato.

“Quando il quesito riguardava la regione a statuto speciale, la nostra era una opposizione di merito. Poi la maggioranza ha preso atto che quella strada era impercorribile. Sul nuovo quesito siamo d’accordo, siamo d’accordo nell’imboccare la strada del 116 comma III e non vogliamo che la nostra posizione venga deformata. Non siamo favorevoli al referendum perché è mascherato da consultivo, perché sappiamo benissimo come la pensano i cittadini”, ha dichiarato per il Patto Civico, Roberto Bruni.

“Obiettivo finale è ottenere maggiori benefici per i lombardi. Questa proposta era già stata avanzata con il governatore Formigoni nel 2007 ma senza esito. Ora quella iniziativa verrà sostenuta dal supporto popolare per ottenere il vantaggio di aprire un dibattito serio. Una proposta che non vuole mettere a rischio l’unità nazionale, semmai rafforzarla in nome del regionalismo differenziato previsto dalla stessa Costituzione. E’ ora di cambiare rotta, sfidiamo il Governo: dia i poteri a quelle regioni che hanno dimostrato di saperli gestire”, ha dichiarato Luca Del Gobbo, capogruppo del Nuovo Centro Destra.

“La Regione è un ente da salvaguardare e sui cui investire: quindi più risorse e più competenze. Su questa scelta così importante vogliamo coinvolgere i cittadini confrontandoci con loro. Questo referendum legato alla possibilità del voto elettronico porta anche innovazione e risparmio: per questo voteremo a favore di questa nostra proposta di referendum”, ha dichiarato Andrea Fiasconaro, capogruppo del Movimento 5 Stelle.

“Se dovessimo giudicare le votazioni dai costi dovremmo abolire la democrazia – ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia, Claudio Pedrazzini – Votare contro il referendum esprime una forte contraddizione. Oggi Renzi sta portando avanti una politica contraria all’articolo 116 della Costituzione, c’è una volontà di accentramento che penalizza la Lombardia. Mentre si taglia alle Regioni, i costi della politica nazionale non vengono toccati e il peso delle manovre ricade tutto sugli enti locali. Dato che il Governo insiste in questa manovra centralista, il referendum costituirà il suggello di una rinnovata istanza di autonomia”.

“Armiamoci e partiremo tra due anni è il messaggio che si dà ai lombardi, questi sono i tempi. I nostri amministratori ci dicono di fare le cose per domani. Abbiamo proposto un percorso chiaro e responsabile sulle scelte che competono a noi. Sentiamo il popolo su una cosa che sappiamo già. Il Governo è disponibile a ragionare in questo senso e ad aprire una intesa. Il referendum lo faremo poi, se il Governo ci dirà di no”, ha dichiarato per il PD, Alessandro Alfieri.

“Strano vedere chi non ha partecipato al gruppo di lavoro venire in Aula all’ultimo momento a proporre l’alternativa. Siamo disponibili a provare l’intesa, ma questo non deve inficiare il referendum. Oggi siamo una delle poche regioni che fa un atto di coraggio, siamo davanti all’ultima speranza anche se siamo convinti che Roma non ci darà mai l’autonomia: i cittadini lombardi se la devono prendere da soli. Peccato che non ci sarà un voto unanime perché qualcuno sottostà a logiche romane. Il referendum ha un costo, ma rimanere inermi ci costerà molto di più: solo due mesi fa abbiamo perso un miliardo con i tagli”, ha dichiarato il capogruppo della Lega Nord, Massimiliano Romeo.
REDAZIONE ONLINE 18 feb 2015 00:00