Poliambulanza: cura e cultura in corsia
E’ stato presentato martedì scorso il Bilancio sociale 2014 della Fondazione Poliambulanza, il report annuale che fotografa quanto fatto dalla realtà di via Bissolati. Fra le novità dell’anno appena trascorso si segnala l’apertura della libreria interna gestita in collaborazione con l’Università cattolica di Brescia.
Altrettanto significativi sono i numeri dei Servizi sanitari e ambulatoriali non finanziati dalla sanità regionale, segno di “un’attività privata – ha sottolineato Signorini – con una vocazione pubblica esplicita”: l’ammontare per i ricoveri è pari a 2.042.535 milioni di euro, mentre per le prestazioni ambulatoriali il valore è di 2.988.164, il 359% in più rispetto al 2013. Un altro aspetto, indice della professionalità di Poliambulanza, riguarda il Fondo accantonamento rischi, pari a 10 milioni: “Nel corso del 2014 – ha commentato Broli – è stato utilizzato per soli 300mila euro”. Nonostante la crisi Poliambulanza, anche dal punto di vista occupazionale, è in controtendenza: rispetto al 2013, infatti, il numero di contratti part-time registra un aumento del 5.4%.
Non solo Brescia. Continua infatti l’impegno di Poliambulanza a favore dell’ospedale “Mons. Monolo” di Kiremba e a Bissau nell’ospedale pediatrico Bor. In ambedue le realtà Poliambulanza contribuisce mettendo a disposizione tutte le proprie competenze cliniche e gestionali, senza contare i contributi in termini di risorse finanziarie.
Cura e cultura: all’insegna di questo connubio è stata inaugurata ufficialmente la libreria interna che, in collaborazione con l’Università cattolica del Sacro cuore, offre a tutti, dai pazienti alle migliaia di persone che per un motivo o per l’altro si trovano a transitare per l’ospedale, la possibilità di soffermarsi sulle parole di un libro, fra le pieghe delle pagine di un volume come “Il mercante di luce” (Einaudi), l’ultima fatica letteraria di Roberto Vecchioni. Il cantautore si è cimentato, dopo la presentazione del Bilancio sociale, in una performance di “parole e musica”. Un figlio diciassettenne affetto da progeria, al quale rimane poco da vivere, e un padre che lotta contro il tempo per spiegare al figlio – attraverso Omero, Saffo, Anacreonte, Sofocle ed Euripide – il senso ultimo delle cose. Da qui prende le mosse “Il mercante di luce”, perché “alla fine, quello che conta è con quanta luce vivi”. “Questo padre – ha commentato Vecchioni – cerca di lasciare al figlio la bellezza del mondo”. Scoprire quanto c’è di bello nella vita, anche nella sofferenza, anche nella malattia: è questo il messaggio lanciato dal cantautore, perché non è possibile che “gli uccelli cantino quando finisce una tempesta e un uomo non sappia essere felice per il sole che gli resta...”.
R. GUATTA CALDINI
18 giu 2015 00:00