Partono i lavori all'oratorio di Manerbio con l'abbattimento del "ciambellone"
A partire dalla demolizione del palazzetto dello sport, ormai vecchio e non più a norma di legge, ha preso il via la ristrutturazione dell'oratorio della bassa bresciana. Il progetto, che sarà eseguito a scaglioni, prevede la costruzione di due edifici (uno adibito a bar - sala riunioni, l'altro a palestra) e di un porticato lungo tutto il perimetro della struttura
Ormai datato, fuori norma, inutilizzato nella maggior parte dei suoi spazi, l’edificio a forma circolare è stato eliminato in un’ottica di ripensamento generale del luogo destinato ad attività educative e ricreative. Il progetto prevede, infatti, lungo tutta l’asse perimetrale la creazione di un porticato, che a tratti diventerà un pergolato. Questo perimetro abbraccerà la zona centrale, quella fino a pochi giorni fa occupata dalla grande “torta”: in sostituzione di questa saranno realizzati due edifici, l’uno di fronte all'altro. Le funzioni saranno ben distinte: una costruzione accoglierà una sala riunioni ed un bar, l’altro una palestra. Nuovi spazi interni, dunque, nasceranno per l’attività educativa e per i momenti di incontro. Anche gli spazi esterni, tuttavia, assolveranno a questo compito: il “corridoio” aperto che separerà i due edifici diventerà una sorta di agorà, una piazza, ed ospiterà zone verdi finalizzate entrambe a favorire l’incontro e l’amicizia.
I tempi di realizzazione sono difficili da definire poiché gli interventi saranno eseguiti a scaglioni. Ma la macchina si è messa in moto. “Certo, vedere cadere un edificio e formarsi un cumulo di macerie, commenta il parroco, mons. Tino Clementi, provoca tristezza, ma è altrettanto vero che questo abbattimento deve essere visto nell'ottica della futura ricostruzione”.
La realizzazione del “ciambellone” venne avviata nel 1963 e completata nel giro di qualche anno, quando a reggere la parrocchia di Manerbio era mons. Casnici. Anno dopo anno, l’edificio ha raccolto diverse generazioni: ora, scomparso il simbolo di un’epoca storico-educativa, si guarda ad una nuova stagione.
ELENA UNGARI
03 set 2015 00:00