Oratorio di Ghedi: un'estate bresciana
Qualcosa, sempre nel rispetto delle normative, si sta già muovendo. Alcune parrocchie hanno già formulato le prime proposte, tra grest, campi estivi e gite. L’oratorio di Ghedi ha pensato a un campo estivo a chilometro zero al Maniva
Tutto esaurito o quasi nel giro di poco tempo. È evidente la voglia di ritrovarsi insieme. La pandemia ha messo a dura prova la tenuta psicologica di molte persone, ma soprattutto dei ragazzi e degli adolescenti. “Quando parliamo di età evolutiva – spiega il prof. Alberto Pellai – dobbiamo sempre tener presente che in questa fascia d’età si ha bisogno di esperienze con emozioni forti. Se queste vengono meno o vengono tolte, quel bisogno forte si sposta nella vita virtuale. Ecco perché i nostri ragazzi si spostano nel territorio virtuale perché quel territorio reale è stato desertificato, quindi dobbiamo aiutarli a ricostruire quello spazio sottratto”. Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, è autore di molti bestseller per genitori tra i quali spicca il suo ultimo lavoro: “Mentre la tempesta colpiva forte. Quello che noi genitori abbiamo imparato in tempo di emergenza”. Sul nostro canale YouTube si possono rivedere i due incontri promossi dal Pro Familia proprio con Pellai. L’oratorio di Ghedi si è preparato in anticipo per l’estate, organizzando dei campeggi al Maniva, una settimana per le medie e una per le superiori, per sostenere i giovani e riempirli di quella vitalità che ultimamente è mancata nella quotidianità di tutti. Il curato, don Alberto Boscaglia, ha illustrato il progetto che ha raccolto l’entusiasmo dei ragazzi, anche perché in questi mesi non si sono sentiti abbandonati: sono stati accompagnati, infatti, in un percorso formativo nel pieno rispetto delle normative sanitarie vigenti.
Don Alberto, dove è nata l’idea?
La proposta dei campeggi c’è da sempre, ma l’anno scorso abbiamo avuto difficoltà, perché la casa a Santa Margherita Ligure non era adatta. Quindi, all’ultimo momento, abbiamo trovato una casa idonea alle norme in vigore allo Chalet Maniva, dove ci sono 11 appartamenti separati, in cui dividere i ragazzi. Quest’anno, vista la situazione, abbiamo riconfermato la prenotazione, per evitare di uscire dalla provincia. La struttura è stata ispezionata dall’Ats e viene igienizzata da figure adeguatamente formate. Dopo aver aperto le iscrizioni a febbraio, hanno aderito 68 ragazzi delle medie per il primo turno e 74 delle superiori per il secondo. Penso che il segreto di questo successo sia il percorso che facciamo durante l’anno. Ogni sabato i ragazzi si ritrovano in oratorio, seguiti da una ventina di giovani universitari, che li accompagnano anche durante il campeggio, insieme al coordinatore, che è un maestro di scuola elementare.
Avete già deciso quali attività organizzare?
Anche queste si sono dovute adattare ai regolamenti, per cui nessuno può andare negli appartamenti degli altri, a parte le cuoche per servire il pasto. La mattina, prima della colazione, i ragazzi fanno la preghiera insieme agli animatori; poi ogni giorno presiedo la Messa all’esterno per chi vuole. Mentre durante le gite, camminando in montagna, ci fermiamo per partecipare alla Messa. Poi ci sono le solite attività, come la caccia al tesoro, rigorosamente in gruppo, in competizione con gli altri. La sera a volte guardiamo un film, a volte le stelle, ma più semplicemente ci siamo accorti che basta permettere loro di stare all’esterno a parlare, perché devono recuperare il tempo perso, chiusi in casa in questi mesi. L’anno scorso abbiamo collaborato con la Fondazione Istituto Morcelliano di Chiari, che ha proposto anche delle attività come il brainstorming.
Ci saranno percorsi tematici?
Lo scorso anno il grande tema era quello delle stelle, che si vedono ma sono lontane, un po’ come il discorso sul distanziamento sociale. Quest’anno vorremmo basarci sul linguaggio del cinema, attraverso dei cineforum con discussione. I ragazzi hanno cinque sensi, ma da un anno questi sono limitati e vorremmo risvegliarli, anche se ancora non sarà possibile farlo con tutti, ma partiremo almeno dalla vista.
Avete già pensato di estendere la proposta?
Per ora i ragazzi sono tutti, a parte quattro, della parrocchia di Ghedi. Questa casa permette un’apertura dei numeri più ampia, da 60 a 80 circa, ma è già quasi piena.