Nuovi cittadini italiani. Ecco cosa cambia
Il giurista Riccardo Montagnoli presenta il quadro normativo che esce dal disegno di legge approvato alla Camera
Sennonché oggi il concetto stesso di cittadinanza è più articolato e complesso che in passato: per l’intensificarsi delle relazioni internazionali e per l’affermazione di diritti universali, ognuno è ormai titolare di una pluralità di cittadinanze, rispetto alle diverse comunità politiche in cui è inserito. Così esiste una cittadinanza europea attribuita dal Trattato dell’Unione ai cittadini dei Paesi membri e fonte di specifici diritti nel contesto comunitario; lo stesso concetto di “cittadinanza universale” possiede ormai indiscutibile spessore giuridico, da quando i principi della Dichiarazione universale e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sono divenuti parametri di riferimento della validità delle leggi statali. Per altro verso sfuma l’utilità pratica della cittadinanza, nella misura in cui vantaggi già riservati ai cittadini sono estesi ad altri soggetti: il permesso per soggiornanti di lungo periodo, valido a tempo indeterminato (a differenza degli ordinari titoli di soggiorno), consente agli stranieri una posizione pressoché analoga a quella dei cittadini quanto, tra l’altro, a libertà di movimento, possibilità di lavoro e godimento di prestazioni sociali e sanitarie. Ad esito simile conducono quegli indirizzi giurisprudenziali che estendono agli immigrati diritti attualmente riservati ai cittadini italiani o europei (ad esempio l’accesso ad impieghi pubblici).
Dalla rigida alternativa cittadino / straniero si passa così ad una più articolata gamma di posizioni giuridiche rispetto alle organizzazioni pubbliche, privando la cittadinanza delle sue connotazioni meramente utilitaristiche e rafforzandone il significato di appartenenza alla comunità nazionale.
RICCARDO MONTAGNOLI
22 ott 2015 00:00