Noi valdesi, cristiani come voi
La Chiesa valdese di Brescia festeggia i primi 100 anni del tempio di via dei Mille; la comunità, in realtà, esiste da più di 150 anni, perché già dal 1860 si ritrovavano i primi membri (italiani e soprattutto immigrati dalla Germania e dalla Svizzera)
Domenica 12 aprile, per l’occasione, sarà presente anche il moderatore della Tavola Valdese (l’organo esecutivo) Eugenio Bernardini che presiederà anche il culto di festa. Verrà inaugurata una piccola mostra sulla storia valdese e verranno, poi, sviluppati alcuni momenti di approfondimento culturale e di incontro: “Ci sentiamo parte della città. Non parliamo – afferma la pastora Anne Zell – di una parrocchia di quartiere, ma di una chiesa che riunisce e raduna fedeli da ogni parte dal territorio bresciano, ecco allora che la domenica diventa l’occasione per concentrare molte delle attività”: se il sabato è il giorno della corale, la domenica per il gruppo dei giovani e per la scuola della Parola. Il momento più partecipato della vita comunitaria è senz’altro il culto domenicale, che comprende una parte liturgica (preghiere, letture bibliche e canti) e un sermone che illustra il significato di un brano evangelico e del suo messaggio per il credente. Sul pulpito si alternano il pastore e vari predicatori locali. Sono molti anche i cattolici che entrano per ascoltare la riflessione biblica. La prima domenica del mese si celebra anche la “Cena del Signore”, ovvero il ricordo dell’ultima cena di Gesù Cristo. Per chi abita in città viene portato avanti anche lo studio biblico itinerante all’interno delle famiglie. “Per noi – continua – è importante il fatto che rispecchiamo la ricchezza multiculturale di Brescia: cerchiamo di essere una Chiesa che cammina insieme”. Si sono felicemente inseriti nella comunità numerosi evangelici stranieri provenienti dalle chiese metodiste, battiste e presbiteriane di tutti i continenti. Per rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più internazionale, il culto e i vari incontri contemplano l’uso della lingua inglese accanto all’italiano. Si contano 12 nazionalità: oltre alla componente europea, c’è una forte presenza africana, soprattutto nigeriana. Se 150 anni fa ci si chiedeva come fosse possibile avere nella stessa diocesi la Chiesa valdese (“questi eretici”), oggi il contatto con la Chiesa cattolica è molto buono, segno che il cammino ecumenico ha fatto dei notevoli passi in avanti. “Quando sono arrivata sei anni fa, il primo – ricorda la Zell – a chiamarmi fu don Claudio Zanardini, che volle stabilire un contatto diocesano. Le relazioni sono molto buone. Nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani abbiamo sempre come ospite gradito il vescovo Luciano”. In un contesto come quello attuale dove sembra a rischio la libertà religiosa, il ruolo delle religioni e delle confessioni religiose diventa fondamentale per lanciare un messaggio di pace. “Nel culto di Pasqua abbiamo annunciato la speranza e la risurrezione, ma abbiamo anche ringraziato il fatto di poter credere in questo Paese in maniera libera. Più siamo uniti come cristiani, più possiamo testimoniare che al di là delle differenze, si può vivere l’amore e il rispetto. E questo dobbiamo dimostrarlo anche nella nostra vita da cittadini”.
Oggi, è inutile negarlo, ci sono ancora alcune incomprensioni sul piano teologico pensiamo solo al ruolo delle donne pastore: “Apparteniamo a Chiese ‘diverse”, ma siamo riconciliati nella diversità. Nel nostro caso partiamo dalla base con lo strumento del Sinodo che ogni anno, in modo assembleare e senza gerarchie ,traccia il percorso da seguire”. Secondo la pastora Anne Zell è stato erroneamente confuso anche il messaggio valdese di uno “Stato laico e una scuola laica” con il “laicismo” alla francese. Sul piano prettamente bresciano ha fatto discutere e non poco la lettera scritta da Anne Zell con don Fabio Corazzina nella quale si chiedevano, oggi, quale fosse la tipologia della famiglia cristiana, in riferimento anche al dibattito in corso sul riconoscimento delle unioni civili. “Devo dire che ci sono state reazioni astiose – precisa Anne Zell che torna sull’argomento anche se non è stata contenta del trattamento ricevuto –. La nostra era una lettera tranquilla che apriva al confronto in un clima di fraternità… L’ecumenismo è anche questo, non è certo far finta che sia tutto facile. Il nostro obiettivo è di dare un messaggio di accoglienza e di comunione”.
L. ZANARDINI
09 apr 2015 00:00