Mercato ortofrutticolo: Brescia a rischio?
Gli operatori della struttura di via Orzinuovi denunciano una situazione che mette pesanti ipoteche sul futuro di una realtà che negli anni è andata costantemente perdendo terreno rispetto ad altri centri di città vicine
La crisi in corso che ha fatto sentire i suoi effetti sul livello dei consumi, la forte riduzione dell’operatività dell’Ortomercato, che in sette anni ha perso qualcosa come 500mila quintali di merce commercializzata, un sistema infrastrutturale e di servizio ormai non più adeguato con i tempi e che riversa parte degli oneri sulle imprese operatrici, sono segnali che, secondo Gregorelli, palazzo Loggia non può non tenere in considerazione nell’analizzare la richiesta di riduzione del canone di concessione. Anche perché ci sono esempi che arrivano da strutture analoghe realizzate o ristrutturate in tempi recenti in città vicino a Brescia, strutture che, per le economie di scala che riescono a mettere in campo, cominciano ad attrarre fette sempre più consistenti del mercato bresciano. I numeri realizzati negli ultimi anni da Bergamo, che con una struttura che è poco più della metà di quella via Orzinuovi, ha praticamente conquistato, per volumi di merci, quello che Brescia ha perso, e soprattutto da Padova (“il più efficace esempio di mercato ortofrutticolo del Nord Italia” ha commentato Gregorelli) certificano la crisi bresciana,che è confermata anche da alti numeri. In poco meno di 30 anni, dal 1987 anno in cui il mercato ortofrutticolo si è trasferito in via Orzinuovi, le aziende concessionarie sono passate da 46 a 21. Una riduzione che ha lasciato molte delle postazioni vendita inutilizzate. E le aziende d’ingrosso che ancora resistono presentano situazioni economico-finanziarie preoccupanti, segnate da drastiche riduzioni di fatturato e da contrazioni dei margini operativi. La richiesta alla Loggia di accettare una riduzione del canone di concessione del 50% rispetto all’attuale è, però, per il sindacato dei grossisti ortofruttucoli bresciani solo il primo passo.
Per arginare la caduta costante della struttura di via Orzinuovi serve anche altro. Servono investimenti per recuperare l’evidente gap infrastrutturale che divide Brescia da altre realtà e, soprattutto, serve una governance attenta alle sfide del mercato. “Per come funziona il nostro comparto – sono ancora considerazioni di Oliviero Gregorelli – il consorzio Brescia mercati non ha più bisogno di un direttore ma di una figura esperta di marketing” e, pare di capire, visto che Gregorelli e altri operatori non lo dicono apertamente, di girare pagina rispetto al passato e di superare operazioni come quella della costruzione del mercato florovivaistico (realizzato perché l’aveva anche Montichiari) che non è mai decollato e che per le casse del consorzio è stato un vero e proprio bagno di sangue, visto che pesa sui bilanci per oltre 200mila euro annui.
M. VENTURELLI
27 gen 2015 00:00