Linea Tav Brescia-Verona, riaffiora l’ipotesi del vecchio tracciato
Bocciata la proposta dello scalo di Montichiari. Al vaglio due possibilità: un tracciato più lungo e costoso che non comprenda Brescia, oppure il quadruplicamento dei binari da affiancare alla liena esistente
Bocciata la proposta dello scalo di Montichiari, i cui costi avrebbero sfondato quota 4 miliardi, con la realizzazione dello «shunt» a sud di Brescia fra Travagliato e Calcinato, riporta a galla la possibilità di utilizzare la tratta classica potenziandola da 2 a 4 binari. Lo annuncia fiducioso il presidente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Ermete Realacci, che con il deputato bresciano Luigi Lacquaniti e altri ha firmato un'interrogazione definendola un passo avanti importante anche per contribuire a valutare meglio e con più obiettività il progetto della linea ad alta velocità.
Per il completamento della linea sulla tratta Brescia-Verona ci sono due ipotesi al vaglio. La prima, quella sino ad oggi più accreditata, prevede un tracciato più lungo, più costoso, che non serve il nodo di Brescia né l'importante distretto turistico del Garda e che per giunta comprometterebbe fra i 75 e i 240 ettari di vigne nella zona di produzione del Lugana. La seconda ipotesi, preferita da Realacci e i cofirmatari dell'interrogazione, prevede il quadruplicamento dei binari in affiancamento alla linea esistente. Un tracciato più utile ai territori interessati, a partire da Brescia e dal comprensorio turistico del Garda.
Inevitabile dato il contesto, da parte del presidente della Commissione ambiente, un riferimento alle ultime vicende giudiziarie: "La Tav Milano-Venezia è una delle infrastrutture coinvolte dalle indagini sulla corruzione nelle grandi opere. Viene il sospetto che se fino ad oggi la scelta ricadeva sull'ipotesi più costosa e meno utile al Paese, le motivazioni non fossero dettate dagli interessi generali".
MAURO BRAVO
01 apr 2015 00:00