Le persone al centro
Don Cominardi, curato a Toscolano, è il nuovo parroco di Pontoglio. Succede a don Angelo Mosca. In questa intervista si presenta
Classe 1972 e originario della parrocchia di Castelcovati, don Giovanni Cominardi è stato nominato dal vescovo Pierantonio Tremolada parroco di Pontoglio. Ordinato nel 2007, è stato curato a Maderno, Cecina di Toscolano, Gaino e Monte Maderno. Dal 2010 curato anche di Toscolano e dal 2014 anche di Fasano, che si sono aggiunte con la costituzione dell’unità pastorale. A Pontoglio succede a don Angelo Mosca che sarà presbitero collaboratore a Manerbio.
Don Giovanni qual è lo stato d’animo dopo la prima nomina da parroco a Pontoglio, è maggiore la preoccupazione o prevale l’entusiasmo di iniziare la nuova avventura?
Il giorno dell’annuncio nelle varie celebrazioni è stato un turbinio di emozioni che sono arrivate anche per le reazioni dei parrocchiani, tra lo stupito, il dispiaciuto, ma anche la gioia per questa nuova esperienza che inizia per me. Non tanto preoccupazione, perché ero un po’ preparato a questo cambio, prevale di più la gioia di inserire una tappa importante nel mio cammino sacerdotale in qualità di parroco e in una comunità che mi avvicina anche a casa, essendo di Castelcovati. Anche la mia famiglia è stata felice e contenta per questa scelta che il Vescovo ha fatto per me.
Don Giovanni è del 1972, la sua è una vocazione adulta, ordinato nel 2007 all’età di 35 anni. Ci ricostruisce la storia della sua vocazione?
Sono entrato in Seminario nel 2000 dopo la Gmg vissuta a Roma che mi ha confermato in quesa scelta. Prima la mia è stata una vita normale, ero molto impegnato nell’ambito civile, nel volontariato, nell’Avis, ero consigliere comunale a Castelcovati, ho sempre collaborato con la parrocchia e ho lavorato nove anni in uno studio nel centro di Brescia. Dopo queste esperienze ho fatto la mia scelta che è stata supportata e condivisa con l’allora direttore dell’Ufficio Vocazioni don Giovanni Palamini.
In questo cammino sacerdotale c’è una figura di un Santo al quale è particolarmente legato?
Non c’è un Santo in particolare, ma mi ha accompagnato il passo del Vangelo di Giovanni capitolo XV, versetto 13: “Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la sua vita per i propri amici”. Per me l’essere sacerdote è davvero vivere la dimensione continua dell’offerta della propria vita alle persone che incontri sulla tua strada.
In questi anni ha incontrato tanti giovani e ha proposto alcune esperienze in terra di missione, cosa ha imparato don Giovanni dall’incontro con i giovani?
I giovani mi hanno dato tantissimo, io ho cercato di restituire loro un po’ del grande entusiasmo, della grande vitalità, della grande gioia di vivere che loro hanno trasmesso a me. Ecco perché anche a loro ho cercato di far capire che è importante aprire gli orizzonti, accorgersi che il mondo non si ferma a Toscolano Maderno, ma che il mondo va oltre. Ecco allora che le esperienze di volontariato in Africa, Mozambico e Brasile hanno contribuito a formare un bel gruppo, con una mentalità e uno spirito aperto all’incontro con esperienze, culture e tradizioni diverse dalle nostre.
Ha imparato anche a lavorare a contatto e in dialogo con più realtà parrocchiali. Dalla sua esperienza da dove si parte per costruire una unità pastorale come quella di Toscolano Maderno che è una delle pastorali più longeve e riuscite anche per il cammino che è stato fatto in questi anni?
Ci siamo impegnati a costruire con don Leonardo, che era il nostro coordinatore, un gruppo sacerdotale unito, che camminava nella stessa direzione, che condivideva le scelte in modo pieno e forte. La nostra amicizia, il volersi bene, lo stare insieme sono state notate e apprezzate dalla gente e sono risultate decisive.
Per quanto riguarda i programmi pastorali, su cosa cercherà di concentrare la sua attenzione dall’inizio?
La prima idea che mi è balenata come nuovo parroco è quella di conoscere, di incontrare la gente, di toccare con mano quali sono le loro esigenze, le loro aspettative e di camminare con loro con semplicità e con la gioia e la serenità che contraddistinguono il mio carattere. Essere pastore e cristiano insieme a loro e con loro, poi vediamo quali priorità esprimerà la comunità di Pontoglio. Mi premono in particolare le fasce che soffrono, le persone sole, gli ammalati e gli anziani e naturalmente avrò uno sguardo particolare rivolto ai giovani a cui tengo sempre.