Le "mamme volanti" denunciano con un video la "terra dei buchi"
Le dieci protagoniste di questa impresa sono di età compresa tra i 40 e i 50 anni, con diverse esperienze professionali o anche casalinghe, tutte mamme - tranne una - di ragazzi tra i 4 e i 18 anni. Hanno documentato, con un video caricato su YouTube, come il loro territorio sia devastato da cave, discariche, impianti impattanti, che hanno cambiato il paesaggio. L'obiettivo: stop a nuove autorizzazioni
Un volo per aprire gli occhi. “Ci hanno ribattezzato mamme volanti - chiarisce Raffaella Giubellini - dopo il volo che abbiamo effettuato il 9 giugno 2014, con l’aereo di un nostro amico, per vedere la nostra terra da un’altra angolazione e anche per promuovere una sensibilizzazione verso i temi del degrado ambientale. I giovani soprattutto, che sono nati in un ambiente già compromesso, non ci fanno neanche caso. Noi che abbiamo qualche anno in più e abbiamo trascorso l’infanzia in un ambiente meno contaminato, cogliamo la differenza legata alla cementificazione e particolarmente alle cave, alle discariche, agli impianti impattanti, che hanno cambiato il paesaggio. Oramai siamo assuefatti alle collinette ricoperte di teli verdi, sotto cui ci sono rifiuti di tutti i tipi, inerti, ma anche tossici. Noi siamo circondati da criticità ambientali molto forti e con il video realizzato durante il volo e caricato su YouTube volevamo far vedere alle persone la devastazione del nostro territorio per suscitare anche un impatto emotivo”. Raffaella parla degli “immensi crateri che oramai contraddistinguono il paesaggio di una terra che era una delle più fertili d’Europa. Inizialmente sono nate come cave di ghiaia e di materiali per l’edilizia e poi sono diventate discariche. In tutta la provincia abbiamo più di cento discariche autorizzate, a cui si aggiungono altre illegali”. Su questo “sta lavorando la magistratura. Da noi la gestione dei rifiuti è uno degli assi portanti anche a livello economico. C’è una pressione ambientale fortissima. Noi l’abbiamo ribattezzata la terra dei buchi”. “A Berzodemo ci sono dei rifiuti tossici che sono arrivati dall’Australia”, ricorda Cerotti.
Un cumulo di rifiuti. “Alcuni pensano che questo è il prezzo da pagare per avere benessere, invece noi riteniamo che ci sia stata anche tanta voracità da parte delle amministrazioni, che hanno beneficiato di compensazioni per la concentrazione di discariche che non ha eguali in Lombardia - sostiene Giubellini -. Basti pensare che noi abbiamo solo nel raggio di dieci chilometri quadrati 14 discariche. Tra l’altro, noi viviamo in una zona sismica. Questo rende ancora più esplosiva la situazione, se consideriamo che la nostra terra è piena di rifiuti”. E sul fronte delle malattie? “Stiamo avviando un dialogo con i medici di base, che hanno il polso della storia sanitaria delle comunità - risponde Raffaella -. Innanzitutto, vorremmo far comprendere che il campanello d’allarme non deve essere solo l’aumento delle patologie gravissime come quelle tumorali. Crescono, ad esempio, le malattie respiratorie e croniche. Inoltre, non ci sentiamo sicure neppure dei risultati degli studi epidemiologici perché vengono usati strumenti obsoleti. Noi come cittadine abbiamo constatato un aumento dei tumori, tanto che ci sono stati nel nostro paese di 12mila abitanti 4 bambini ammalati l’estate scorsa; tra l’altro, i dati dell’Asl di Brescia non sono nemmeno aggiornatissimi. Ci sono, d’altro canto, medici che si espongono come quelli dell’Isde, ma che sono molto soli quando denunciano correlazioni pericolose”.
Fare rete. “Per noi non è etico autorizzare tante discariche sacrificando tutto sull’altare del guadagno - prosegue Giubellini -. È necessario ritrovare il rispetto dell’ambiente, altrimenti non cambierà mai niente: la politica e le istituzioni non danno mai risposte e i cittadini sono distratti, ma tutto questo lo stiamo pagando caro”. La “mamma volante” racconta il prossimo obiettivo: “Ora stiamo cercando di arrivare a un tavolo di lavoro a livello provinciale che unisca tutte le realtà ambientaliste della provincia di Brescia. Per ora siamo 25 associazioni che hanno iniziato a camminare insieme. Vogliamo fare rete per produrre un manifesto comune per ottenere dalle istituzioni una moratoria contro le nuove autorizzazioni di cave, discariche, impianti impattanti sulla salute. Attualmente ce ne sono altre sette in via di autorizzazione, ma noi vorremmo arrivare a uno stop definitivo perché la nostra provincia è arrivata al livello di saturazione”.
GIGLIOLA ALFARO (AGENSIR)
30 giu 2015 00:00